Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
7 ottobre 2021
Una cinquantina di persone, tra loro anche donne e bambini, sono stati intercettati a largo dell’isola di Anjouan (Unione delle Comore, Stato insulare che comprende tre isole: Grande Comore, Moheli e Anjouan) mentre si dirigevano verso Mayotte, un dipartimento d’oltremare francese e regione della Francia.
Le Comore hanno ottenuto l’indipendenza dalla Francia il 6 luglio 1975, mentre la popolazione di Mayotte, che dista solo sessanta chilometri dall’isola di Anjouan, in due referendum ha votato contro l’indipendenza dalla Francia.
Ora i 52 migranti, per lo più provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo, due dal Burundi, uno dal Ruanda e un altro dal Mozambico, sono rinchiusi in un edificio della scuola di polizia, che dispone di dormitori e servizi sanitari. E, come ha precisato il direttore generale della polizia nazionale dell’Unione delle Comore, maschi e femmine sono stati separati, mentre una decina di fuggiaschi sono stati ricoverati all’ospedale. Le autorità locali hanno chiesto aiuto all’Organizzazione delle Nazioni Unite per assistenza umanitaria e sanitaria.
Una fonte governativa ha fatto sapere che i migranti sono partiti dalle coste africane grazie all’aiuto di trafficanti di uomini. Una volta giunti alle Comore, si sarebbero poi imbarcati verso Mayotte. Una storia che si ripete da anni. Migliaia di persone, per lo più comoriani, ma anche persone provenienti da altri Stati africani, sono attratti come da una calamita da Mayotte, da quel fazzoletto di terra francese, in mezzo all’Oceano Indiano, diventato il 101º dipartimento francese nel 2011. Come tale, la valuta ufficiale dell’isola è l’euro.
Ogni anno sono in molti a perdere la vita in quel tratto di mare, con la differenza che nell’Oceano Indiano i massacri si consumano in silenzio. Pochi ne parlano. Per la breve traversata (come detto qui sopra Anjouan dista solo 60 chilometri da Mayotte) si utilizzano i kwassa-kwassa, tradizionali imbarcazioni da pesca, il cui nome probabilmente è stato mediato da quello di una danza congolese (kwassa, appunto) a sua volta proveniente dal francese quoi ça? (Che cos’è questo?). Come il ballo, le barche “oscillano” pericolosamente.
A fine agosto di quest’anno sono annegate almeno tre persone a largo di Mayotte. Forse erano anche di più, c’è chi dice che sull’imbarcazione fossero in 25. Tre sono stati salvati e trasferiti immediatamente all’ospedale dell’isola, perchè in stato di grave ipotermia.
Gran parte degli abitanti di Mayotte, che comprende due isole principali, Grande-Terre et Petite-Terre, vivono in condizioni precarie, non hanno avuto dalla Francia i benefici e il tanto sperato progresso dopo che l’isola ha ottenuto lo statuto come 101esimo dipartimento francese il 31 marzo 2011.
La povertà è endemica, le disuguaglianze sociali sono abissali. Le infrastrutture sono assolutamente insufficienti, specie durante la pandemia che non ha nemmeno risparmiato questo territorio francese. La popolazione residente legalmente è passata da 40 mila nel 1978 a quasi 290.000 mila. Cifra sicuramente sottostimata. Il 50 per cento della popolazione è straniera, il 95 per cento proviene dalle vicine Comore, il 30 per cento sono migranti “illegali”.
Sull’isola nascono giornalmente da 25 a 30 bébé e metà della popolazione ha meno di 18 anni. Le scuole non bastano. Nel 2018 è stato stanziato mezzo miliardo di euro per la costruzione e la ristrutturazione di edifici scolastici, collegi e licei, ma sono insufficienti. Mancano oltre mille aule per le scuole primarie. E, secondo uno studio del 2020, se il flusso migratorio si mantiene a questi livelli, si stima che nel 2050 gli abitanti potrebbero arrivare a 750 mila.
Da ottobre dello scorso anno la prefettura di Mayotte continua abbattere piccole abitazioni precarie che sorgono come funghi in quartieri informali, dove vivono per lo più migranti non registrati. Anche le espulsioni procedono senza sosta, denuncia la ONG Lacimade, compresa quella di minori.
Da qualche anno le leggi francesi sull’immigrazione sono cambiate. Ora si procede alla deportazione immediata, senza dover ricorrere alla sentenza di un giudice. La giurisdizione francese non permetteva di rimpatriare forzatamente i minori, a meno che non viaggiassero con almeno uno dei genitori o un tutore. Ora, invece, basta che sullo stesso barcone nel quale sono imbarcati ci siano degli adulti, anche non legati da parentela, e le autorità di Mayotte respingono tutti senza alcuna distinzione.
Cornelia I. Toelgyes
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