Costantino Muscau
7 ottobre 2021
Grande abbuffata di calcio africano in Marocco. Nove sfide internazionali in meno di sette giorni all’ombra dell’Atlante. Il regno magrebino apre le sue porte, e le porte dei suoi stadi, alle nazionali calcistiche di 6 Paesi “fratelli”, impossibilitati a giocare in casa propria per le qualificazioni ai mondiali del 2022 in Qatar. Come mai? Impraticabilità di campo.
Lo “Stadio 26 marzo” di Bamako (Mali), costruito dai cinesi 20 anni fa, non rientra nei parametri di sicurezza fissati dalla Fifa, l’organismo che controlla il calcio mondiale.
Lo Stadio “El Hadji Hassan Gouled Aptidon” di Djibouti? Inadeguato.
L’”Estadio nacional 24 de setembro” di Bissau (Guinea Bissau)? Non a norma.
Lo Stadio “do Zimpeto” di Maputo (Mozambico)? Non in regola.
Lo stadio “4 agosto 1983” di Ouagadougou (Burkina Faso)? Chiuso per lavori in corso.
E lo stadio “28 settembre” di Conakry (Repubblica di Guinea), dove, in quella data, 12 anni fa avvenne un massacro? Chiuso per colpo di Stato!
Allora che fare con gli incontri di qualificazione in vista della Coppa del Mondo 2022?
Niente di grave: venite da noi, ha dichiarato il Marocco. E allora via con la scorpacciata di pallone.
Esordio allo “Stade de Marrakech” (mercoledì 6 ottobre): Sudan contro Guinea (finita 1-1) e, a Rabat, al “Prince Moulay Abdellah”, Marocco contro Guinea Bissau (conclusasi 5-0).
Si prosegue al “Grand Stade Adrar” di Agadir (giovedì 7 ottobre) con Mali-Kenya (5-0 per il Mali). Si torna a Marrakech (venerdì 8 ottobre): Djibouti contro Burkina Faso. Di nuovo ad Agadir con Guinea – Sudan (sabato 9 ottobre. Lo stesso giorno Guinea Bissau-Marocco al “Mohammed V” di Casablanca. Poi è la volta di Tangeri, stadio “Ibn Battuta” (lunedì 11 ottobre): Mozambico – Camerun. E poche ore dopo del medesimo giorno, ma (per la terza volta) a Marrakecht, Burkina Faso – Djibouti. Infine a Rabat, al “Prince Moulay Abdellah”, martedì 12 ottobre, con Guinea-Marocco!
“E’ la diplomazia del pallone. Lo sport può servire a sviluppare certe relazioni diplomatiche con i Paesi subsahariani, specialmente con anglofoni, tradizionalmente più vicini all’Africa del Sud”, ha chiarito, con Le Monde, Moncef El Yazghi, specialista della politica nello sport.
El Yazghi ha pubblicato, appunto, un libro, “Politiche sportive del Marocco 1912-2012”, che è una tesi di dottorato in scienze politiche e diritto costituzionale dell’università di Casablanca. Il volume analizza proprio lo sviluppo dello sport nel regno attraverso le misure politiche del governo e i discorsi di Muhammad VI in materia. L’impegno “regale” non si è limitato a manifestarsi nelle mura domestiche (con costruzioni di infrastrutture), ma anche fuori casa edificando impianti sportivi e preparando tecnici.
Soprattutto dopo che il Marocco, ponendo fine a un isolamento durato 32 anni, nel gennaio 2017, è rientrato nell’Unione Africana. E dopo che Fouzi Lekjaa, presidente della “Federazione reale marocchina di football”(FRMF), è diventato membro del comitato esecutivo del Caf (la Champions ligue africana) e del consiglio della Fifa.
Attraverso la FRMF, infatti, sono stati siglati accordi di partenariato con ben 44 federazioni calcistiche subsahariane. E nel momento del bisogno il Marocco ha messo a disposizione i suoi impianti e la sua organizzazione. Anche perché i maghrebini non nascondono un ambizioso progetto: ospitare i Campionati del mondo di calcio, candidandosi per il 2030. Sarebbe il secondo Paese continentale a farlo dopo il Sud Africa (2010) E le alleanze si costruiscono con l’operazione “stadi aperti”. Non a caso già 35 nazioni hanno manifestato il loro sostegno.
Nel percorso alla ricerca di proseliti e supporter, però, possono capitare incidenti. Ad esempio, un colpo di stato. O un avvelenamento da cibo. Come avvenne circa un mese fa. Il Marocco si trovava a Conakry per affrontare la nazionale della Guinea. La sfida era prevista per il 6 settembre. Il giorno prima però ci fu l’assalto al palazzo presidenziale, con quel che ne è seguito. Il match venne annullato. I <Leoni dell’Atlante>, come si chiamano i giocatori della nazionale marocchina, tremanti, si asserragliarono in albergo. Riuscirono però a decollare. Allo sbarco a Rabat intonarono, sollevati, l’inno nazionale.
Sfidare la Guinea, qualunque essa sia, però, non sembra semplice.
Mercoledì 6 ottobre, infatti, tutti e 25 i giocatori della Nazionale della Guinea Bissau sono stati ricoverati in ospedale a Rabat a causa di una intossicazione alimentare. Un quarto d’ora circa dopo la cena in albergo, atleti e staff hanno iniziato ad avere mal di stomaco sfociato in diarrea e vomito. Secondo i responsabili della Guinea Bissau si sarebbe trattato di un “attentato alimentare” a opera di ignoti. Insomma, un sabotaggio. La partita si è disputata ed è finita, si è visto, con un sonante 5-0 per il Marocco.
Come si dice? Non finisce qui!
Costantino Muscau
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