30 settembre 2021
Sette diplomatici dell’Organizzazione delle Nazione Unite sono state dichiarate persona non grata dal governo di Addis Ababa e dovranno lasciare il Paese entro tre giorni.
Il rappresentante dell’UNICEF in Etiopia, cinque diplomatici dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari (OCHA) e un responsabile dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’ONU sono stati accusati di interferenze negli affari interni dell’Etiopia.
Le pressioni dell’ONU sul governo etiopico sono stati insistenti in questi mesi proprio per favorire i corridoi umanitari; i funzionari si sono spesso lamentati di lungaggini amministrative e dei blocchi dei TIR, carichi di generi alimentari e beni di prima necessità per la popolazione, Ovviamente Abiy Ahmed, primo ministro etiopico e Premio Nobel per la Pace non ha gradito.
E proprio il britannico Martin Griffiths, a capo di OCHA, ha paragonato la catastrofe che si sta consumando nel Tigray alla carestia degli anni Ottanta in Etiopia.
Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU, appena appreso la notizia, ha detto di essere letteralmente scioccato dall’espulsione dei diplomatici dell’Organizzazione e ha sottolineato che tutte le operazioni umanitarie delle Nazioni Unite si basano su principi fondamentali di umanità, imparzialità, neutralità e indipendenza. Guterress ha altresì espresso la sua piena fiducia a tutto il personale del Palazzo di Vetro che opera in Etiopia.
In precedenza Addis Ababa aveva già sanzionato altre organizzazioni umanitarie, come Medici senza Frontiere e Consiglio Norvegese per i Rifugiati (NRC). Le attività di entrambe le organizzazioni sono ancora sospese.
Gli Stati Uniti hanno condannato l’espulsione dei diplomatici dell’ONU e il portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, in un comunicato ha specificato che Washinton non esiterà a mettere in atto sanzioni finanziarie nei confronti degli attori principali, responsabili del conflitto nel nord dell’Etiopia.
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