Cornelia I. Toelgyes
28 settembre 2021
Colpevoli di aver commesso il fatto, è il verdetto emesso dalla commissione d’inchiesta esterna che ha svolto le indagini per l’Organizzazione Mondiale della Sanità sugli abusi sessuali commessi da operatori dell’agenzia ONU e di alcune ONG durante l’epidemia di ebola 2018-2020 nella Repubblica Democratica del Congo.
La commissione ha presentato oggi il proprio rapporto di 35 pagine a Ginevra. Nell’ inchiesta vengono accusati ben 83 operatori, tutti coinvolti in orribili crimini di natura sessuale: tra loro 21 lavoravano per l’agenzia dell’ONU. Quattro ancora sotto contratto, sono stati silurati immediatamente; tutti gli altri avevano già terminato il rapporto di lavoro, sono però stati banditi a vita dall’organizzazione.
Intanto anche due alti funzionari dell’OMS sono stati messi in congedo amministrativo, avrebbero dovuto esercitare maggiore attività di controllo; si sta cercando di individuare ancora altri personaggi, che eventualmente potrebbero essere coinvolti in questa incredibile vicenda.
Oltre 50 donne avevano affermato di essere state sfruttate o di avere subito abusi sessuali da uomini, per lo più stranieri, che si erano qualificati come operatori umanitari/sanitari a Beni nel Nord-Kivu, provincia fortemente colpita dalla decima epidemia di ebola tra il 2018 e giugno 2020.
L’agenzia di stampa New Humanitarian e la Fondazione Reuters avevano condotto indagini per oltre un anno. E, secondo Reuters, che aveva reso pubblico il rapporto nell’autunno 2020, le signore avrebbero lavorato come cuoche o donne per le pulizie con contratti a termine per stipendi che variavano tra $ 50 e $ 100 mensili, corrispondenti oltre al doppio della paga normale.
Il tanto atteso fascicolo d’inchiesta presentato oggi, evidenzia ben 9 stupri, commessi sia da stranieri che congolesi e conferma l’assunzione delle donne in cambio di prestazioni sessuali. “I colpevoli di questi reati avrebbero rifiutato di usare preservativi durante i rapporti e ben 29 donne sono rimaste incinte e alcune sono poi state costrette a abortire”, ha specificato Malick Coulibaly, un membro della commissione d’inchiesta.
Una ragazzina di soli 14 anni ha raccontato agli inquirenti di essere stata fermata da un autista di OMS mentre vendeva schede ricaricabili per cellulari. L’uomo le aveva offerto un passaggio fino alla sua abitazione. Ma a casa non è arrivata subito. L’energumeno l’ha portata in un albergo, dove l’ha violentata. Nove mesi dopo ha dato alla luce a un maschietto, figlio del suo aguzzino.
Altre signore hanno confermato di essere state continuamente molestate e costrette a avere rapporti sessuali con uomini – tutti con mansioni di supervisori – per mantenere il proprio lavoro, per essere pagate o per avere uno stipendio migliore. Alcune altre, che si sono rifiutate di sottomettersi, sono state licenziate in tronco.
Il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus (che tra l’altro è candidato per un secondo mandato), ha chiesto scusa alle donne, ai loro familiari, per il comportamento dei suoi (ex) impiegati. “Sono davvero dispiaciuto, terribilmente dispiaciuto. Leggere il rapporto di 35 pagine è stato straziante. Ciò che è successo non deve accadere mai più a nessuno. Non ci sono scuse per quanto è accaduto. I vostri aguzzini dovranno rispondere dei reati commessi. Tolleranza zero per crimini sessuali”.
Il governo del Congo-K e altre organizzazioni umanitarie hanno promesso di investigare sugli abusi sessuali che hanno coinvolto anche loro dipendenti.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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