24 settembre 2021
Nel reparto pediatrico dell’Ayder Referral Hospital di Makallé, il capoluogo del Tigray, nell’ultimo mese sono stati ricoverati sessanta bambini con malnutrizione grave. Sei piccoli sono morti nel frattempo. “Sono venuta a piedi dal nostro villaggio. Il mio bambino peggiorava di giorno in giorno. Non aveva nemmeno più la forza di piangere. Io non avevo più latte”, ha raccontato una mamma ai reporter di al-Jazeera.
Testimonianze di disperazione, dolore, sofferenza di questa guerra, che si sta consumando dal 4 novembre 2020 nel Tigray, e che ora ha colpito anche le regioni vicine (Afar e Amhara).
Oggi come oggi l’ospedale di Makallè non può nemmeno garantire i pasti ai pazienti adulti e fra tre settimane termineranno anche le scorte di latte terapeutico per i piccoli affetti da malnutrizione. Le medicine sono merce rara, anche la corrente elettrica è un optional, le ambulanze sono ferme nei parcheggi del nosocomio per mancanza di carburante.
Le linee telefoniche sono interrotto quasi ovunque da giugno, da quando i “ribelli” hanno riconquistato il capoluogo e gli istituti di credito sono state tagliate fuori dal sistema bancario nazionale.
Dall’inizio del conflitto molti residenti delle aree rurali si sono riversati nel capoluogo in cerca di sicurezza. Ora sono costretti a dormire nelle scuole, dipendono in tutto e per tutto dagli aiuti umanitari che non arrivano. E la gente comincia a morire di fame anche nella stessa Makallè.
Finora sono rimasti inascoltati gli appelli rivolti a tutti le parti coinvolte nel conflitto di deporre immediatamente le armi. Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU ha sottolineato più volte che nel nord dell’Etiopia si sta consumando una crisi umanitaria di livelli catastrofici.
Nell’ultimo rapporto di OCHA (Ufficio dell’ONU per gli Affari Umanitari) c’è anche una nota positiva: in questi giorni sono arrivati nel Tigray via Afar, grazie all’unico corridoio rimasto percorribile attualmente (Semera-Abala-Makallè), 61 convogli umanitari. Non se ne vedevano da settimane. Per soddisfare le necessità basilari della popolazione ne dovrebbero arrivare 100 ogni giorno.
E gran parte dei camion inviati nel Tigray non sono mai ritornati. Secondo PAM (Programma Alimentare Mondiale) sarebbero centinaia gli automezzi mancanti all’appello. Lo ha affermato Gemma Snowdon, portavoce dell’agenzia, specificando che da luglio 2021 sono stati inviati 445 camion carichi di aiuti umanitari. Di questi solamente 38 si sono ripresentati per poter essere ricaricati.
L’insicurezza alimentare ha colpito 5,5 milioni di persone nel Tigray e nelle regioni vicine (Afar e Amhara), tra questi 400 mila si trovano in situazione catastrofica che corrisponde alla fase 5 in base IPC (Integrated Food Security Phase Classification), il numero più elevato dalla carestia del 2011 in Somalia.
Michelle Bachelet, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, durante il suo intervento al Consiglio per i diritti umani a Ginevra ha detto di essere molto preoccupata per quanto sta accadendo nel nord dell’Etiopia. Il conflitto, ha detto, potrebbe espandersi in tutto il Corno d’Africa.
Senza mezzi termini la Bachelet ha reso noto che nella regione si sono consumati gravissimi abusi da tutti gli attori coinvolti nel conflitto: come violenze sessuali di estrema brutalità, attacchi ai civili, omicidi extra giudiziali, torture, sparizioni forzate e altro.
Un rapporto dettagliato sulle atrocità commesse, stilato dall’Ufficio della Bachelet insieme a Ethiopian Human Rights Commission, sarà pubblicato il 1° novembre prossimo.
Durante il suo intervento l’Alto commissario ha poi puntato il dito anche sulle forze del Tigray. Nei recenti scontri nelle regioni Amhara e Afar sarebbero state uccise oltre 200 civili, altri 88, tra questi anche donne e bambini, sarebbero stati feriti, oltre 275 mila gli sfollati nelle dure regioni. Inoltre le truppe del Tigray avrebbero reclutato anche bambini soldato.
Intanto il presidente USA, Joe Biden, ha annunciato nuove sanzioni – per ora non esecutive – a leader di gruppi, compreso membri del governo dell’Etiopia, dell’Eritrea, quello regionale dell’Amhara e e del Tigray People’s Liberation Front, qualora dovessero essere ritenuti responsabili di crimini nel Tigray o ostacolare l’arrivo di aiuti umanitari.
Africa ExPress
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