Sandro Pintus
Firenze, 22 settembre 2021
È stato un vero e proprio agguato pianificato nei dettagli quello che ha ucciso Revocat Karemangingo. L’uomo, oppositore del regime ruandese di Paul Kagame, tornava a casa in auto. Era seguito da un’auto e, arrivato davanti alla sua abitazione, c’era un’altra macchina parcheggiata che aspettava con uomini a bordo. È sopraggiunto un’altro veicolo dalla quale sono usciti due uomini che gli hanno sparato 9 colpi di pistola alla testa uccidendolo. L’omicidio è successo la settimana scorsa a Matola, una quindicina di chilometri a ovest della capitale, Maputo.
Un’operazione da professionisti che ha eliminato un altro membro di spicco della comunità dei rifugiati politici ruandesi che aveva trovato protezione in Mozambico. Karemangingo era un ex militare con grado di tenente nell’esercito ruandese rovesciato nel 1994 dall’attuale presidente Paul Kagame. Rifugiatosi in Mozambico era diventato un uomo d’affari e, secondo la sua comunità, non era coinvolto nella politica.
Cléophas Habiyaremye, presidente dell’associazione dei rifugiati ruandesi in Mozambico, ha detto alla BBC che la vittima era in pericolo di vita. Aveva avvertito le autorità mozambicane che c’erano persone con legami con il Ruanda che volevano ucciderlo. La comunità ruandese è molto spaventata e, come nel rapimento del giornalista Cassien Ntamuhanga, accusa dell’assassinio il presidente Kagame. Il governo di Kigali smentisce come aveva fatto per il rapimento di Ntamuhanga trasferito in Ruanda e condannato a 25 anni di galera.
L’intensificazione degli attacchi alla comunità ruandese anti regime è aumentata da quando l’esercito di Kigali è a Cabo Delgado dal 9 luglio scorso. Il presidente mozambicano, Filipe Nyusi, ne ha chiesto il supporto al suo omologo ruandese Paul Kagame contro i jihadisti nel nord del Paese. Attualmente in Mozambico ci sono 700 militari e 300 poliziotti del Ruanda.
Per i rifugiati politici ruandesi la cooperazione tra Ruanda e Mozambico è pericolosa. “Non pensavo che queste truppe ruandesi avrebbero creato un clima di terrore – ha affermato Habiyaremye a DW Africa -. “Vedo che non hanno paura di nulla e (per noi rifugiati ndr) comincia ad essere un problema”.
Le organizzazioni per i diritti umani accusano il Ruanda di prendere di mira o uccidere gli oppositori del regime che vivono all’estero. Per il momento non si conosce nulla riguardo agli assassini ma una dichiarazione delle giornalista e scrittrice Michaela Wrong pone delle domande. “Sembra che sia stato stretto un tacito accordo – ha affermato Wrong al giornale sudafricano Daily Maverick -. Il Mozambico beneficia della potenza militare del Ruanda in cambio di agenti dell’intelligence ruandese per rintracciare gli uomini che considera nemici dello Stato”.
Sandro Pintus
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