Tahmina Arian*
20 settembre 2021
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Venticinque anni fa, nel 1996, quando i talebani presero Kabul per la prima volta, un giornalista dei media occidentali fece ufficialmente domande su questioni femminili, sull’educazione delle ragazze, sul lavoro delle donne, sulla situazione di donne vedove capofamiglia.
All’epoca, Sher Mohammad Abbas Stanikzai, che allora era il ministro degli esteri dei talebani nell’Emirato islamico dell’Afghanistan, aveva accusato i media occidentali di diffondere propaganda contro i talebani e aveva detto che dire che i talebani fossero contro l’educazione delle donne non era cosa corretta, che loro avevano solo comunicato alle ragazze e alle donne che per il momento non sarebbero dovute andare a scuola o al lavoro fino a quando i talebani non sarebbero riusciti a fornire loro dei posti separati nell’istruzione e negli uffici.
Per quanto riguarda le donne vedove e capofamiglia, i talebani avevano assicurato che avrebbero contribuito economicamente affinché stessero a casa, che le vedove non avrebbero dovuto lavorare.
Venticinque anni dopo, nel 2021, i talebani in Afghanistan hanno di nuovo escluso le ragazze dalla scuola secondaria e hanno ordinato ai ragazzi e agli insegnanti maschi di tornare alle loro classi e al lavoro.
I talebani sembrano fare le stesse false promesse sulla futura riapertura della scuola secondaria femminile e oggi le ragazze afgane hanno paura di tornare indietro nel tempo, esattamente come quando le loro madri si sono ritrovate a far parte di una generazione di donne analfabete e non istruite.
Quando il ministero per gli affari femminili è stato ufficialmente sostituito da quello della “Promozione della virtù e prevenzione del vizio”, il governo talebano ha ufficialmente agito per limitare i diritti fondamentali delle donne. Le dipendenti di sesso femminile non possono più lavorare nei ministeri del governo insieme agli uomini.
Il 16 settembre 2021, un gruppo di donne afgane, rimaste unico capofamiglia della propria famiglia, si è riunito per una protesta a Kabul in Afghanistan, chiedendo: “Non essendoci più il ministero, cosa dovrebbe fare una donna afgana? Come potranno le donne dar da mangiare alle loro famiglie?”
Bannare le donne, che rappresentano il 50% della popolazione afghana, da scuola e lavoro è notoriamente una discriminazione diretta e una restrizione dei diritti delle donne.
Le donne afghane hanno bisogno del sostegno di donne leader, di comunità, organizzazioni e fondazioni di tutto il mondo che combattano insieme a loro per i loro diritti e le loro identità.
Tahmina Arian
ariantahmina@gmail.com
*Autrice dellibro “Burka: Not My Identity”
twitter @africexp
traduzione di Sara Mauri
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