Cornelia I. Toelgyes
16 settembre 2021
“Adnan Abou Walid al-Sahraoui, il leader dello Stato Islamico nel Grande Shara (EIGS) è stato ucciso qualche settimana fa, durante un intervento delle forze francesi dell’Operazione Barkhane”. Lo ha annunciato il presidente Emmanuel Macron sulla suo account Twitter.
Voci sull’eliminazione del terrorista, indicato come l’uomo che ha organizzato il rapimento della cooperante italiana Rossella Urru nel sud dell’Algeria nell’ottobre 2011, circolavano da qualche settimana, ma quando si tratta della morte di un leader della sua portata è meglio essere cauti prima di dare l’annuncio ufficiale. Altre volte è stata riportata troppo frettolosamente l’uccisione di un importante miliziano, riapparso poco tempo dopo vivo e vegeto e più aggressivo di prima.
Anche Florence Parly, ministro della Difesa francese, durante un’intervista a Radio France Internationale (RFI) ha confermato che Adnan Abou Walid al-Sahraoui è stato ucciso dalle truppe francesi nel mese di agosto, senza però indicare la data precisa. “Solo oggi siamo certi che si tratta del capo di EIGS, raggruppamento terrorista fondato nel 2015. Adnan Abou è ex membro del Fronte Polisario (il movimento indipendentista del Sahara Occidemtalesahrawi n.d.r.) nonché di al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI)”.
Nel vertice di Pau, Francia, tenutesi nel gennaio 2020 e al quale hanno partecipato i leader del G5 Sahel (Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger e Macron) il capo di EIGS è indicato come il nemico numero uno da combattere nella galassia jihadista del Sahel.
Già a giugno era stato arrestato, Rhissa al-Sahraoui, il braccio destro del capo di EIGS, molto abile nel maneggiare i droni utilizzati per pianificare gli attacchi. La sua cattura era stata possibile grazie a un’operazione congiunta delle forze armate nigerine e Barkhane vicino a Menaka, nella regione di Gao, nel nord del Mali. Insieme a Rhissa al-Sahraoui erano stati acciuffati altri tre pezzi da quaranta della formazione terrorista EIGS: Abou Darda, Djouleybib al-Sahraoui e Moussa Ineylou.
Mentre in luglio, durante un’altra operazione, sono cadute nelle reti di Barkhane altri due pilastri dell’organizzazione jihadista: Issa Al-Sahraoui, coordiantore logistico e finanziario, nonchè responsabile del reclutamento e formazione delle nuove leve e Abou Abderahmane Al-Sahraoui. Quest’ultimo era il giudice di EIGS, conosciuto e temuto per le sue condanne a morte. Basti pensare che a maggio aveva ordinato l’amputazione pubblica del braccio destro e della gamba sinistra di tre presunti ladri a Ouatagouna, nei pressi di Gao.
EIGS è responsabile di numerosi sanguinari attacchi soprattutto nella zona delle “Tre Froniere” (Burkina Faso, Mali,Niger) sia contro obbiettivi civili i civili sia contro postazioni militari. Nel 2017 il raggruppamento EIGS ha rivendicato l’uccisione di 4 soldati USA e altrettanti militari nigerini a Tongo Tongo, nel nord-ovest del Niger e di tutta una serie di attacchi a basi militari in Niger e Mali verso la fine del 2019.
In un assalto dell’agosto 2020 hanno assassinato 6 operatori umanitari francesi e 2 nigerini nella riserva delle giraffe.
Le ultime operazioni sono state un successo per Barkhane, che, ha annunciato il presidente francese Macron a margine del G5 Sahel del luglio scorso, saranno almeno parzialmente ritirate. Tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 dovrebbero chiudere le basi di Kidal, Tessalit e Timbuktu, nel nord del Mali. Il contingente francese, che ora conta 5.100 uomini in tutto il Sahel, dovrebbe essere ridotto del 40 per cento. Dunque la Francia sarà presente solo con 2.500, al massimo 3.000, unità nella regione.
La comunicazione dell’uccisione del leader di EIGS giunge poche ore dopo l’annuncio del governo di transizione del Mali di aver preso contatto con i mercenari russi Wagner per la lotta contro i terroristi nel Sahel.
Il gruppo Wagner è già presente in diverse nazioni africane, soprattutto in Centrafrica, dopo accordi presi alla fine del 2017 tra il ministro degli Esteri russo, Sergueï Lavrov e il capo di Stato centrafricano, Faustin Archange Touadéra.
Gli irregolari di Mosca sono presenti anche in Mozambico, Sudan e in Libia. Ora li reclama anche Bamako.
Del Gruppo Wagner si sa poco. Il loro impiego come mercenari viene sfrontatamente negato (in Russia è un’attività illegale) e ufficialmente i suoi paramilitari vengono utilizzati per la protezione di impianti petroliferi e pipeline. Nel caso della Repubblica Centrafricana “proteggono” le miniere d’oro, di diamanti e le foreste di legno pregiato.
Il gruppo Wagner “anche se sembra un azienda privata è invece il braccio non ufficiale del Ministero della Difesa russo”.
La presenza dei mercenari russi in Africa è cominciata in Sudan quando – secondo l’agenzia di “informazioni strategiche” (cioè di spionaggio) Stratfor – nel gennaio 2018, sono sbarcati a Khartoum i primi paramilitari con il compito di sostenere il dittatore Omar Al Bashir, defenestrato a inizio aprile quest’anno. Al Bashir dal 4 marzo 2009 è ricercato dalla Corte penale Internazionale, per I crimini commessi in Darfur.
Un ruolo significativo i russi lo stanno giocando anche in Libia dove appoggiano i miliziani del generale della Cirenaica Khalifa Haftar in guerra contro il presidente Mohamed Younis Ahmed al-Manfi. Insomma dalla guerra fredda di un tempo siamo passati alla guerra per il controllo e l’accaparramento delle risorse dove e popolazioni africane hanno il solo ruolo di impotenti spettatori.
Sia Berlino che Parigi sono estremamente preoccupati che Bamako possa stringere alleanze con i contractor di Mosca. Il governo maliano non ha ancora rivelato dettagli sulle trattative in corso. Ma Berlino fa sapere che se una cooperazione con Wagner dovesse essere confermata, metterebbe in discussione il mandato della Bundeswehr in seno alla missione dell’ONU MINUSMA e di EUTM (acronimo per ‘European Union Training Mission).
Anche Parigi ha espresso serie perplessità. La Parly ha detto che un accordo con il Mali e gruppo Wagner sarebbe “estremamente preoccupante e contradditorio”, mentre il minstro degli Esteri, Jean-Yves le Drian, ritiene che un’eventuale intesa tra Bamako e i contractor russi sarebbe assolutamente inconciliabile con la presenza dei militari francesi nella ex colonia.
Cornelia I. Toelgyes
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