Sara Mauri
8 settembre 2021
Ieri mattina le donne afghane sono di nuovo scese per strada. Ma le proteste, oltre a sottolineare volontà di chiarire la posizione femminile all’interno del nuovo assetto politico afghano, denunciavano anche la situazione nella valle del Panjshir. Molti slogan, nelle strade e tra la gente, erano anche contro il Pakistan.
In questa giornata abbastanza densa di notizie, caratterizzata anche da una lunga e interessante discussione al Senato italiano, i talebani hanno anche rivelato la composizione del nuovo governo di un risorto “emirato islamico talebano”.
Ieri è stato un giorno infinito per chi segue le vicende afghane. Sono successe molte cose, proviamo ad elencarle tutte.
Il 5 settembre è morto Moahmmad Fahim Dashty, portavoce è alto comandante del National Resistance Front (NRF), il fronte di resistenza afghano che ora sta cercando di lottare contro i talebani nella Valle del Panjshir. Dashty era molto amato dalla gente, moltissimi sono stati i messaggi di cordoglio sui social media.
Giornalista e politico afghano è stato la voce della resistenza durante i conflitti nella regione del Panjshir, ultima roccaforte anti talebana. Nato nel 1973, era sopravvissuto a un attacco di Al Qaeda del 9 settembre 2001. Di recente aveva concesso delle interviste. In un video di NDTV (media indiano) – solo 5 giorni fa – diceva: “Se moriamo nella resistenza, é una vittoria per noi, la storia scriverà di noi, come di persone che combattono per il loro Paese fino alla fine”.
Ci sono stati molti rumors sulle battaglie in corso nella valle del Panjshir. Alcuni pensano che gli attacchi dei talebani siano stati aiutati in qualche modo da uno stato vicino: il Pakistan. E anche se non ci sono conferme ufficiali, il sentimento popolare anti pachistano é molto forte. Questo é il motivo per cui, nelle proteste appaiono sempre più slogan contro il Paese confinante.
Centinaia di persone hanno protestato ieri a Kabul, per la situazione in Panjshir. I manifestanti afgani, guidati da donne, hanno marciato per le vie della capitale. I talebani all’inizio non hanno interferito, ma poi hanno disperso con violenza la protesta, sparando in aria. Il Pakistan, come abbiamo scritto, è visto da diversi afghani come lo stato che ha aiutato i talebani a combattere nella valle. Uomini e donne erano nelle strade per diverse ragioni. Il Panjshir, dicono, non ha medicine, non c’è cibo, le strade sono tutte bloccate.
”Libertà” e “Non vogliamo un governo appoggiato dal Pakistan”. Questi alcuni degli slogan urlati durante le manifestazioni, dopo che Ahmad Massoud, alla guida del Fronte di Resistenza nazionale, ha incitato la gente a lottare.
Anche le proteste delle donne sono andate avanti, soprattutto a Kabul. Le donne non si sono fermate. Sono uscite nelle strade, nonostante tutto e nonostante la violenza.
Riporta Zahra Rahimi di Tolo News: “Anche le donne di Herat protestano, chiedendo i loro diritti fondamentali; la libertà”. Tutte si chiedono come sarà la loro vita ora. I talebani impongono classi universitarie separate da tende. Nonostante dicano che la società sarà inclusiva, dicono alle donne di non uscire.
In un video, diffuso su Twitter, si sente un talebano paragonare le donne senza hijab addirittura a dei meloni da comprare.
In un altro video, diffuso sui social media, una donna si rivolge a un uomo, dicendo: “il Panjshir sta bruciando e voi state a guardare. I bambini nel Panjshir sono stati bombardati, le donne sono state uccise, i tuoi fratelli stanno per essere uccisi, perché stai a guardare? Perché non ti unisci? Perché non prendi posizione? Perché non ti difendi? Perché non alzi la voce?”.
Intanto, i talebani, per disperdere la folla, hanno iniziato a sparare in aria.
E mentre le donne lottavano per i loro diritti, anche alcuni giornalisti che seguivano le proteste, sono stati presi di mira. Ad un certo punto, i talebani hanno impedito anche ad alcuni di loro di riprendere le manifestazioni. Un cameraman di Tolo News è stato portato via dai talebani insieme alla sua macchina fotografica.
In un tweet la reporter Zahra Rahimi ha scritto: “Il mio collega, Waheed Ahmadi, che stava seguendo la protesta di oggi a Kabul è stato preso dai combattenti talebani. Lui insieme ad altri giornalisti e cameraman sono stati portati in un luogo sconosciuto”.
E anche Lotfullah Najafizada, direttore di Tolo News, ha denunciato su Twitter: “Il nostro collega Waheed Ahmady, che ha coperto molte linee di fronte nel corso degli anni, è stato arrestato dai talebani a Kabul per aver filmato la protesta delle donne afghane. Invito i talebani a rilasciare il nostro collega immediatamente”.
Dopo qualche ora, il direttore di Tolo News ha comunicato su Twitter che il collega era stato fortunatamente rilasciato insieme a una dozzina di altri giornalisti.
Ma il problema resta. Infatti, Lotfullah Najafizada scrive: “Le telecamere dei media vengono sequestrate, ai giornalisti viene chiesto di non filmare e alcuni vengono respinti. I manifestanti continuano a marciare a Kabul sotto la minaccia delle armi. Dov’è la libertà di protestare e la libertà di denunciare?”
Sara Mauri
saramauri@ymail.com
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