Cornelia I. Toelgyes
7 settembre 2021
Carlos Vila Nova, candidato dell’unico partito all’opposizione, ha vinto il secondo turno della tornata elettorale e è il nuovo presidente del piccolo Stato dell’Africa centro-occidentale, São Tomé e Principe. I risultati provvisori sono stati resi noti dalla Commissione elettorale 24 ore dopo la chiusura dei seggi. Ora l’ultima parola spetta alla Corte Costituzionale, che dovrà convalidare l’esito delle urne.
Vila Nova, candidato del partito di centro-destra, Azione Democratica Indipendente (ADI), ha portato a casa il 57,54 per cento delle preferenze, mentre il suo avversario, Guilherme Posser da Costa del raggruppamento politico, Movimento per la Liberazione di São Tomé e Príncipe (MLSTP, socialdemocratico), il 42,46 per cento. MLSTP è uno dei pilastri dell’attuale coalizione di governo. L’affluenza al ballottaggio è stata piuttosto debole. Infatti il 34,68 per cento dei circa 123.000 aventi diritto al voto si è astenuto.
Il primo turno della tornata elettorale si è svolto il 18 luglio 2021. Il ballottaggio è stato rinviato due volte per presunte frodi elettorali sollevate da Delfim Neves, arrivato solo terzo, mentre Carlos Vila Nova era risultato primo con il 43 per cento delle preferenze e Guilherme Posser da Costa secondo con il 21 per cento dei voti. La Corte Costituzionale ha poi rigettato l’appello di Neves.
Alle elezioni di luglio erano in lizza ben 19 candidati per la poltrona più ambita del Paese, eppure Il capo dello Stato dell’arcipelago gode solo di un ruolo di rappresentanza e di promulgazione delle leggi, la maggior parte del potere esecutivo spetta al presidente del consiglio e al governo.
L’organo di garanzia costituzionale aveva preso tempo per decidere se rifare il conteggio dei voti, dopo il ricorso presentato da Neves. Per settimane la popolazione è rimasta con il fiato sospeso. Una contestazione inedita in questo piccolo Stato, spesso considerato un modello di democrazia nel così travagliato continente africano. E proprio a causa del posticipo del ballottaggio, il mandato del presidente uscente, Evaristo Carvalho, scaduto il 3 settembre, è stato esteso dal parlamento martedì scorso.
Il 79enne presidente uscente Carvalho, eletto nel 2016, dello stesso partito di Vila Nova, non si è ricandidato per motivi di salute.
Il neo-eletto 65enne presidente è un ex ministro, laureato in ingegneria per le telecomunicazioni, è preoccupato per l’attuale situazione socio-economica del Paese. “Dobbiamo lottare contro l’esclusione e divisione sociale, una piaga che purtroppo ha preso piede anche qui”.
La campagna elettorale si è svolta in un clima sereno. Per lo svolgimento delle elezioni le autorità hanno dovuto chiedere aiuti finanziari alla comunità internazionale. La corruzione, presente a tutti livelli, è la principale causa dell’attuale crisi. Lo stesso presidente uscente, nonché la società civile hanno denunciato il fenomeno più volte, aumentato durante la pandemia con il calo del turismo e delle esportazioni, per lo più di cacao e caffè.
Lo Stato insulare conta poco più di 210.000 abitanti, la maggior parte vive a São Tomé. La ex-colonia portoghese si trova nell’Oceano Atlantico, a largo dell’Africa centro-occidentale, nel Golfo di Guinea. E’ composta da una ventina di isole, le due maggiori sono São Tomé e Príncipe, che distano centoquaranta chilometri tra loro. Un terzo della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.
São Tomé prende il nome dall’apostolo Tommaso, perché fu proprio il giorno della sua festa che i navigatori portoghesi, João de Santarém e Pedro Escobar, scoprirono l’isola nel lontano 1470. Allora era completamente disabitata. Per avviare una produzione agricola su larga scala della canna da zucchero, i portoghesi importarono personale dall’Angola, in un primo tempo uomini liberi, poi schiavi.
Ma i portoghesi affiancarono all’attività agricola un mercato ben più redditizio, quello del commercio di esseri umani sulle rotte atlantiche. L’arcipelago diventò così uno dei più importanti porti di smistamento degli schiavi, catturati sulle coste e nell’entroterra dell’Angola e del Congo e destinati poi alla colonia portoghese in Brasile.
Cornelia I. Toelgyes
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