20 agosto 2021
In solo sei mesi sono morti almeno 150 detenuti nella più grande prigione della Repubblica Democratica del Congo.
Il penitenziario “Makala” si trova a Kinshasa, la capitale della ex colonia belga, costruito per una capacità massima di 1.500 detenuti, attualmente ne ospita oltre 9.000. Una prigione sovraffollata, la cui costruzione risale agli anni ’50.
Se la situazione è invivibile per la popolazione carceraria maschile, figuriamoci per quella fermminile. La gravissima condizione dei detenuti è stata denunciata in un rapporto da Association congolaise pour l’accès à la justice (ACAJ), nel quale evidenzia la totale mancanza di rispetto per le persone vulnerabili e fragili, in particolare la condizione delle prigioniere e dei loro figlioletti che si trovano in carcere con le mamme. Secondo l’associazione, attualmente ci sono 186 donne nel carcere e 4 neonati, costretti a vivere in celle fatiscenti, vecchie, dove i servizi igienici-sanitari sono praticamente inesistenti.
Il dispensario del carcere non è in grado di far fronte ai bisogni dei detenuti che necessitano di cure mediche, anche se, rispetto a un anno fa, secondo ACAJ, la situazione è leggermente migliorata, altrettanto l’approvvigionamento di viveri, fino a poco fa quasi inesistente per mancati stanziamenti di fondi da parte del governo centrale.
Malgrado le migliorie apportate, sono morti almeno 150 carcerati nei primi sei mesi del 2021. Un numero ben più alto rispetto allo scorso anno e dovuto, secondo la ONG, all’inadeguatezza del servizio medico-sanitario della prigione, alla promiscuità e alle celle obsolete. Urge, dunque, costruire quanto prima nuovi penitenziari che corrispondano agli standard internazionali.
Intanto la sicurezza continua essere precaria in molte zone del Paese e per questo motivo pochi giorni fa Felix Tshisekedi, presidente del Congo-K, ha dato il via alle forze speciali USA di combattere accanto ai militari congolesi (FARDC) contro il gruppo terrorista Allied Democratic Forces (ADF), organizzazione islamista ugandese, presente anche nel Congo-K dal 1995.
Secondo fonti della Chiesa cattolica congolese, ADF (che gli USA hanno classificato come gruppo terrorista) avrebbe ammazzato oltre 6.000 civili dal 2013 a oggi, mentre Kivu Security Tracker (KST) ha aggiunto che nella sola area di Beni (Nord-Kivu) avrebbero perso la vita 1.200 persone dal 2017 in poi.
I militari americani saranno soprattutto presenti nei parchi nazionali Garamba e Virunga, dove i miliziani di ADF sono particolarmente attivi. Il Virunga, area nella quale ha perso la vita anche il nostro ambasciatore Luca Attanasio, la sua guardia del corpo, Vittorio Iacovacci e l’autista congolese di PAM (Programma Alimentare Mondiale), Mustapha Milambo, è una zona a altissimo rischio.
Africa-ExPress
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