Cornelia I. Toelgyes
9 luglio 2021
Continua la mattanza dei jihadisti nel Sahel. Domenica sono state barbaramente ammazzate oltre cinquanta civili in quattro località nel nord del Mali, al confine con il Niger. Il bilancio è provvisorio perché secondo fonti locali sentite da Africa Express il numero dei morti dovrebbe essere, purtroppo, almeno doppio.
Karou, Ouatagouna, Dirga e Déoutéguef sono stati teatro di una terribile carneficina. Anche se finora l’attacco non è stato ancora rivendicato, si suppone sia opera dei miliziani del gruppo Stato Islamico nel Grande Sahara, branca dell’ISIS particolarmente attiva e il forte espansione in questa zona del Sahel.
Come al solito, i terroristi sono arrivati in sella alle loro moto, qualcuno anche a piedi, e sono andati di villaggio in villaggio, sparando all’impazzata contro i residenti, non risparmiando nemmeno donne e bambini.
Molte case sono state saccheggiate, altre bruciate e il bestiame è stato portato via. In uno dei villaggi è stato ammazzato l’insegnante del luogo insieme a tutta la sua famiglia. Secondo quanto riporta Radio France International, il massacro sarebbe stata un’azione punitiva, i terroristi accusano la popolazione di aver rivelato informazioni preziose alle forze di difesa maliane.
Un gruppo di soldati è stato inviato nella zona per prestare soccorso ai residenti sopravvissuti. Una ONG locale ha inoltre fatto sapere che da diversi giorno le comunicazioni funzionano molto male. In questa regione come in altre aree del nord del Mali sono praticamente bloccate a causa di un attacco contro le infrastrutture telefoniche. Sembra che anche in questo caso ci sia lo zampino dei terroristi.
Alioune Tine, un esperto indipendente dei diritti umani dell’ONU, ha visitato recentemente il Mali per una decina di giorni. Alla fine della sua visita ha denunciato un deterioramento grave e continuativo della sicurezza, che, secondo l’esperto, ha raggiunto una soglia davvero critica. Ha persino parlato di un totale fallimento delle istituzioni dello Stato.
Solo nei primi sei mesi del 2021 sono state commesse 258 violazioni dei diritti umani da parte di gruppi armati e di milizie freelance. Tali barbarie rappresentano l’88 per cento di quelle effettuate in tutto il 2020.
In un altro comunicato l’ONU ha aggiunto che dal 1° aprile al 30 giugno MINUSMA (Mission multidimensionnelle intégrée des Nations unies pour la stabilisation au Mali) ha individuato almeno 43 esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, perpetrate dalle forze di sicurezza maliane, il cui compito sarebbe quello di proteggere la popolazione.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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