Cornelia I. Toelgyes
30 luglio 2021
La Guinea Equatoriale ha sequestrato un elicottero leggero delle forze armate francesi, atterrato all’aeroporto di Bata, la seconda città del Paese, con a bordo sei militari d’Oltralpe. Un atterraggio d’emergenza, perchè l’aeromobile era a corto di carburante mentre era in volo da Duala (Camerun) verso Libreville (Gabon).
Le autorità equatoguineane hanno immediatamente accusato Parigi di aver tentato di compromettere la personalità dello Stato. Pascal Ianni, portavoce del capo di Stato maggiore di Parigi, ha chiarito subito la questione: “Accuse totalmente infondate. L’elicottero era in missione logistica. Non è armato e tanto meno gli occupanti. Dovevano semplicemente fare rifornimento. D’altronde non è la prima volta che accade e sempre abbiamo problemi con le autorità di Malabo. Sono certo che la questione si risolverà presto”.
Ieri però “l’incidente di percorso” ha preso una svolta diversa. L’accanimento e le accuse rivolte alla Francia sono certamente da collegarsi alla sentenza della Corte di Cassazione di Parigi, che proprio mercoledì scorso ha respinto il ricorso di Teodorin Nguema Obiang Mangue , vice presidente della Guinea Equatoriale, nonchè figlio del capo di Stato, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, sanguinario dittatore al potere dal 1979.
Nell’ottobre del 2017 la 34esima camera del Tribunale Penale di Parigi aveva condannato il rampollo della famiglia Obiang a 3 anni di carcere con la condizionale, ad un’ammenda di 30 milioni di euro e al sequestro di ogni sua proprietà su territorio francese, perchè ritenuto colpevole di “Bien Mal Acquis” e di riciclaggio di beni, appropriazione indebita, abuso di fiducia e corruzione.
Ora la Guinea Equatoriale potrebbe essere il primo Paese beneficiario del nuovo meccanismo di restituzione di appropriazione indebita di beni. Una nuova legge, approvata dal parlamento francese recentemente, permette di riconsegnare alle popolazioni defraudate i beni confiscati. Il patrimonio di Teodorin, stimato a 150 milioni di euro, potrebbe essere venduto all’asta e il ricavato essere utilizzato per progetti di sviluppo nella ex colonia spagnola.
Il vicepresidente equatoguineano ha ancora un’ultima chance: potrebbe incaricare i suoi avvocati di ricorrere alla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo.
Le ultime settimane non sono state le migliori per il rampollo di casa Obiang. Anche Londra si è accanita contro il vice-presidente, ha congelato tutti i suoi beni nel Regno Unito e gli ha vietato di mettere piede nel Paese.
Per tutta risposta la Guinea Equatoriale ha deciso di chiudere quanto prima la sua rappresentanza diplomatica di Londra. Lo ha confermato il ministro degli Esteri di Malabo, Simeon Oyono Esono, in un suo intervento alla TV di Stato. “Il mio Paese non accetta interferenze che violano i principi del diritto internazionale”, ha precisato Esono.
Amante di macchine di lusso e case da mille e una notte, il “principe” è conosciuto in mezzo mondo per il suo sfarzoso stile di vita; è in grado di spendere mille volte il suo stipendio ufficiale, mentre la maggior parte della popolazione vive sotto la soglia della povertà. E nell’indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite, la Guinea Equatoriale occupa il 136esimo posto, pur essendo il Paese un importante produttore di petrolio.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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