Francesca Canino
28 luglio 2021
“Siamo un gruppo di cittadini iraniani e chiediamo aiuto per ciò che sta avvenendo nel nostro Paese, dove è difficile protestare e far giungere le notizie nel mondo. Gravissimi danni ambientali sono stati commessi in Iran, specialmente nel settore idrico. Molte zone ricche di corsi d’acqua risalenti a diverse migliaia di anni fa, che hanno determinato lo sviluppo della regione e creato l’habitat per tutti i tipi di animali locali e migratori, sono state completamente prosciugate negli ultimi quarant’anni a causa di progetti non rispettosi dell’ambiente. Un esempio della cattiva gestione delle acque si trova nel sud dell’Iran, nella provincia del Khuzestan. La popolazione di questa regione ha dovuto affrontare la perdita di tanti animali acquatici, uccelli e altre specie e ha iniziato manifestazioni pacifiche. Immediatamente interrotte”.
Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto questo appello da un gruppo di cittadini iraniani. Il documento continua: “Il regime di Teheran ha imposto una dura repressione, uccidendo otto giovani, ferendone altri e imprigionando molte persone, giovani e anziani. Per questi motivi è stato lanciato l’hashtag ‘#Khuzestan’ per informare e sensibilizzare gli amanti della natura e i sostenitori dei diritti civili. Il Khuzestan è una provincia ricchissima di storia e risorse: nella città di Shush, che sorge sulle rovine dell’antica città di Susa, capitale del regno di Elam, si trovano i resti di un villaggio residenziale risalente al 7000 a.C. inoltre, più della metà del petrolio iraniano si trova solo in questa provincia. È una terra fertilissima perché un terzo dei fiumi iraniani scorre in questa provincia. È il centro di produzione di riso, datteri e colture estive. Ha una posizione geografica particolare che porta al mare da un lato e alle montagne dall’altro. Condivide un confine con due Paesi e presenta molti vantaggi nel transito delle merci. Ci chiediamo come sia possibile che un terzo dell’acqua dell’Iran si trova in questa provincia e i residenti non possono usarla, mentre le temperature si assestano sui 50 C°. Siamo tutti cittadini della terra che le acque tengono insieme, aiutateci, grazie”.
I firmatari di questo appello parlano di popolazione ormai allo stremo per la mancanza di acqua da diverse settimane nella zona meridionale del Paese. Sono scoppiate, così, delle proteste, specialmente nel Khuzestan, che hanno scatenato le violente reazioni del regime, secondo il quale la causa della carenza idrica deve essere attribuita alla grave siccità e alle elevate temperature dell’ultimo periodo. I manifestanti sostengono, invece, che il problema idrico è stato determinato dalle autorità governative, che hanno deviato i corsi d’acqua verso le zone desertiche, hanno realizzato dighe sui fiumi più importanti e quindi provocato la grave siccità nel sud.
In seguito alle manifestazioni pacifiche che si sono susseguite nel mese di luglio, la polizia ha usato violenza nei confronti dei partecipanti, i quali hanno urlato slogan contro l’ayatollah Ali Khamenei e inneggiato alla fine della Repubblica Islamica. Molti attivisti sono stati arrestati, altri feriti e pare che vi siano stati anche dei morti. Come sempre accade a queste latitudini, è stata interrotta tante volte la connessione Internet per evitare la divulgazione delle notizie.
Senza acqua non si vive, interesserà ciò alla guida suprema dell’Iran o lascerà morire di sete gli Iraniani del sud?
Francesca Canino
francescacanino7@gmail.com
@CaninoFrancesca
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