Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
26 luglio 2021
L’Organizzazione Medici senza frontiere getta la spugna e interrompe temporaneamente gran parte delle proprie attività nella Repubblica Centrafricana, per il susseguirsi, dallo scorso dicembre, di attacchi e violenze in gran parte del Paese.
Lo ha annunciato pochi giorni fa il capo missione di MSF nella ex colonia francese, Rhian Gastineau. “Siamo molto preoccupati per i ripetuti attacchi a pazienti, operatori sanitari e strutture mediche. La popolazione sta pagando un tributo altissimo a causa delle recrudescenza del conflitto”.
Chi è ammalato molto spesso rinuncia a consultare un medico; la gente è terrorizzata, ha paura di uscire di casa, specie nelle zone rurali. Anche molti operatori sanitari, presi dal panico a cause delle aggressioni, hanno preferito lasciare il proprio posto di lavoro; ospedali, centri sanitari, malati e il personale medico e paramedico sono sovente oggetto di aggressioni da parte di gruppi armati.
Tutto il Paese, persino zone che in passato erano considerate sicure, sono ormai in preda ai vari gruppi armati e non solo. Anche i mercenari russi, già accusati di gravi violazioni dei diritti umani, sono ora nuovamente al centro di un’indagine da parte di MINUSCA (la Missione ONU in Centrafrica) per l’uccisione di 13 civili nella sotto-prefettura di Bossangoa.
I giovani brutalmente ammazzati stavano estraendo oro in un sito minerario a Bongboto, a pochi chilometri da Bossangoa. Secondo Bangui, l’attacco sarebbe stato perpetrato da miliziani della coalizione Coalition des patriotes pour le changement. Fonti locali, invece, puntano il dito sui mercenari russi al servizio del Cremlino.
Pochi giorni prima dei fatti di Bossangoa, gli irregolari avevano lanciato un ultimatum ai giovani minatori di un’altra città al centro del Paese, Bria, ricca di miniere di diamanti. Il leader del contingente Wagner della zona, noto con il nome di Alex, aveva vietato a chiunque di avvicinarsi ai giacimenti controllati dai russi e minacciato di aprire il fuoco contro chiunque fosse avvistato nelle vicinanze delle zone di estrazione.
Durante una riunione del 17 luglio, organizzata con i giovani della città di Bria, Alex avrebbe detto: “In quest’area solo noi possiamo garantire la sicurezza alla popolazione, non i caschi blu dell’ONU”.
Il Paese in ginocchio da anni di guerra civile, è molto ricco di giacimenti minerari, che fanno gola a molti governi stranieri, in particolare alla Russia, che da tempo ha rafforzato la sua presenza nella ex colonia francese.
Alla fine del 2017 il presidente centrafricano Faustin Archange Touadéra si era recato in Russia, dove aveva incontrato il ministro degli esteri di Putin, Sergueï Lavrov. Da allora i due governi hanno iniziato una stretta collaborazione: Mosca gode di licenze per lo sfruttamento minerario, in cambio mette a disposizione equipaggiamento industriale, materiale per l’agricoltura e altro.
Insieme alle armi, da Mosca sono arrivati militari, ma soprattutto mercenari del gruppo Wagner, contractor al servizio del governo di Putin, sono uomini pronti a tutto, addestrati alla guerra, quasi sempre ex militari delle forze armate russe e ex sovietiche.
La collaborazione fra Cremlino e Centrafrica va oltre: il consigliere per la sicurezza del presidente Touadéra è il russo Valery Zakharov, responsabile anche della protezione personale del capo di Stato, inoltre una quarantina di uomini delle forze speciali di Mosca fanno parte della sua guardia personale.
Il governo russo ha sempre negato e continua a smentire qualsiasi collegamento con i contractor. Eppure è risaputo che il gruppo Wagner è molto vicino allo zar indiscusso di Mosca. In pratica i contractor forniscono addestramento sulle armi, aiutano i servizi di polizia e di intelligence civile, oltre a essere direttamente coinvolti in combattimenti.
L’ex primo ministro Firmin Ngrebada è stato per anni l’uomo di fiducia di Mosca a Bangui. Il rapporto tra Ngrebada e la Russia risale a marzo del 2013, agli inizi del conflitto interno centrafricano, quando l’ex premier (a quel tempo era membro del gabinetto presidenziale di François Bozizé), si era rifugiato per diversi giorni nell’ambasciata russa. Probabilmente in segno di riconoscenza o per altro, era riuscito a organizzare gli incontri tra il suo presidente e i massimi esponenti di Mosca.
Ma ora l’ex premier è caduto in disgrazia dietro forti pressioni della Francia, che a giugno ha anche sospeso i fondi destinati alla sua ex colonia. Il presidente Faustin-Archange Touadéra ha ceduto alle richieste di Parigi, costringendo Ngrebada a rassegnare le dimissioni e stavolta nemmeno Mosca ha potuto “salvare la pelle” al suo uomo di fiducia in Centrafrica.
Il nuovo premier è Henri-Marie Dondra, che, secondo quanto riportato dal giornale online The Africa Report, sarebbe considerato più vicino a Touadéra, in quanto Ngrebada avrebbe avanzato ambizioni politiche personali.
La nomina di Dondra non sarebbe stata casuale, precisa The African Report. Come ex ministro delle Finanze ha stretti contatti con istituzioni finanziarie internazionali, in particolare con il Fondo Monetario Internazionale. Dietro le quinte si mormora che il nuovo premier sia stato appoggiato molto discretamente da Christine Lagarde, ex presidente di FMI, oggi a capo della Banca Centrale Europea. Il nuovo premier gode anche del sostegno di Parigi, dove vive la sua famiglia.
Cornelia I. Toelgyes
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