Africa ExPress
19 luglio 2021
Paul Biya, l’88enne presidente del Camerun, al potere dal 1982, è stato nuovamente contestato davanti al lussuosissimo hotel Intercontinental, nel Quartier des Nations, nella periferia nord di Ginevra, in Svizzera.
“Biya assassino, la Svizzera è sua complice” e ancora “Biya uccide il proprio popolo, ma viene qui a farsi curare”, hanno gridato a gran voce un centinaio di manifestanti camerunensi della diaspora davanti all’albergo a cinque stelle che ospita Biya da quasi una settimana.
All’inizio della settimana scorsa le autorità ginevrine avevano autorizzato la manifestazione. Qualche giorno dopo è stata invece interdetta da quelle cantonali, per paura che sfociasse in violenze, come era successo due anni fa. Allora, durante una protesta simile, le guardie del corpo del presidente avevano ferito un giornalista svizzero mentre stava riprendendo la scena. Sabato mattina la polizia ha raccomandato ai residenti del quartiere di non uscire di casa e di tenere le finestre chiuse.
Una volta ricevuto il divieto a manifestare, i dissidenti hanno depositato ricorso al tribunale amministrativo senza successo. E, anche senza autorizzazione, simpatizzanti e membri di una coalizione di 10 organizzazioni dell’opposizione, chiamata Diaspora résistante camerounaise, sabato pomeriggio non hanno esitato a presentarsi davanti al lussuoso albergo ginevrino.
I manifestanti hanno tentato a più riprese di forzare il cordone della polizia. Verso le 17.30 gli agenti hanno risposto con cannoni d’acqua e gas lacrimogeni. Alcuni camerunensi sono stati fermati dalla polizia elvetica già prima della manifestazione di sabato. Undici sono stati sanzionati con pene pecuniarie, mentre a uno tra questi è stata inflitta una condanna detentiva di 180 giorni, ma tutti hanno potuto godere della sospensione condizionale della pena.
Già giorni prima dell’arrivo di Biya, la diaspora aveva chiesto alle autorità di Berna di negare l’autorizzazione al capo di Stato camerunense di entrare nel Paese e di congelare i suoi beni. La petizione presentata dalla coalizione è stata bocciata dal Gran Consiglio del canton Ginevra.
L’opposizione accusa il presidente anche di brogli elettorali, di sottrazione indebita di fondi pubblici e di violazioni dei diritti umani.
Biya considera la Svizzera come la sua seconda casa, la cifra giornaliera per ospitare lui e il suo staff all’Intercontinental si aggira sui 40.000 dollari. Ovviamente a spese delle casse dello Stato, mentre la maggior parte della popolazione camerunense vive in miseria.
I dimostranti accusano il governo elvetico di proteggere un dittatore che si è macchiato del sangue nei confronti della minoranza anglofona nelle due province del Nord-Ovest e Sud-Ovest del Camerun, dove si consuma un sanguinoso conflitto dalla fine del 2016. Allora il presidente Biya aveva proclamato di voler spostare gli insegnanti francofoni nelle scuole anglofone. Ma, secondo un accordo sull’educazione scolastica del 1998, i due sotto-sistemi, quello anglofono e quello francofono, sarebbero dovuti restare indipendenti e autonomi.
Le iniziali proteste del 2016 sono poi sfociate in scontri continui tra ribelli indipendentisti e l’esercito regolare. I separatisti, che vorrebbero trasformare le due regioni in uno Stato autonomo chiamato “Ambazonia”, denunciano da anni la loro marginalizzazione da parte del governo centrale e della maggioranza francofona.
La pace è ancora lontana, finora Il conflitto ha causato 3.500 vittime, oltre 775.000 hanno lasciato le loro case (712.000 sono sfollati, altri 66.000 hanno chiesto asilo nella vicina Nigeria). Secondo OCHA (acronimo inglese per Office for the Coordination of Humanitarian Affairs), attualmente 1,6 milioni di persone necessitano assistenza umanitaria urgente.
Solo ieri sono stati ammazzati cinque poliziotti, caduti in un’imboscata sulla strada che porta da Bameda a Bali Nyonga, nella regione del Nord-Ovest. Pochi giorni prima, altri due agenti sono stati uccisi e poi decapitati a Babadjou, località nella stessa regione.
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