Sandro Pintus
12 luglio 2021
I primi militari ruandesi sono arrivati a Cabo Delgado, estremo nord del Mozambico il 9 luglio. Raggiungeranno le 1.000 unità “boots on the ground”, cioè sul campo, e saranno dispiegati a Mueda e nella penisola di Afungi. La loro missione è neutralizzare i gruppi jihadisti di Alhu Sunna wa-Jamma e ripristinare la sicurezza e il controllo dello Stato mozambicano a Cabo Delgado.
Mueda è sede del Comando operazionale del Nord con alcune posizioni delle Forza di Difesa e Sicurezza (FDS). Afungi è l’area dove il colosso petrolifero francese Total vorrebbe estrarre gas naturale (LNG). Gli impianti hanno comportato un investimento di 20 miliardi di dollari, il più corposo di una compagnia straniera in Africa. Durante l’attacco jihadista a Palma dello scorso 23 marzo, per la seconda volta la Total ha fermato i lavori dei cantieri, questa volta a tempo indeterminato.
Il contingente ruandese sarà composto da 700 uomini e donne delle Forze di Difesa del Ruanda (RDF) e 300 della Polizia Nazionale del Ruanda (RNP). Secondo un comunicato del governo di Kigali, le truppe ruandesi lavoreranno a stretto contatto con le Forze Armate del Mozambico (FADM). E con i militari della Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale (SADC) in settori di responsabilità designati.
“Il dispiegamento si basa sulle buone relazioni bilaterali tra la Repubblica del Ruanda e la Repubblica del Mozambico secondo accordi del 2018 – c’è scritto nel comunicato – . Si fonda sull’impegno del Ruanda a implementare la dottrina della Responsabilità di Progetto (R2P) e sui Principi di Kigali sulla protezione dei civili”.
Il portavoce militare della Difesa, colonnello Ronald Rwivanga, ha affermato che non c’è una data di ritorno del contingente in Ruanda. “Abbiamo una missione da svolgere e quando sarà compiuta torneremo a casa”. ha dichiarato l’ufficiale. L’arrivo in Mozambico delle truppe della SADC, invece, è previsto dal 15 luglio. Secondo un documento riservato si tratta 2.916 uomini con elicotteri, droni, pattugliatori marittimi e un sommergibile.
I media mozambicani sono molto critici riguardo alla militarizzazione straniera di Cabo Delgado e all’opacità dell’intervento militare del Ruanda e della SADC. Non si conosce il costo dell’operazione né la durata dell’intervento e le mansioni delle truppe straniere. Probabilmente non convince troppo nemmeno le FDS. Il presidente mozambicano, Filipe Nyusi, il 9 luglio a Mueda, quando ha annunciato l’arrivo dei militari ruandesi ha specificato: “Lavoreranno con noi. Non sono loro che comanderanno”.
C’è poi la questione degli oppositori politici ruandesi rifugiati in Mozambico. Il 23 maggio il giornalista ruandese Cassien Ntamuhanga è stato arrestato senza motivo dalla polizia mozambicana a Maputo e consegnato all’ambasciata del Ruanda. Atto che viola la normativa internazionale sulla protezione dei rifugiati politici. Nella comunità ruandese c’è fermento e paura che tocchi loro la stessa sorte. Molti si chiedono se ciò è parte del prezzo che Maputo deve pagare a Kigali.
Di fatto la situazione di Cabo Delgado è diventata drammatica e Maputo, non si è dimostrata in grado di gestirla. Nemmeno con l’aiuto dei mercenari russi del Wagner Group e i sudafricani di Dyck Advisory Group. Dall’ottobre 2017, inizio del terrorismo jihadista nella provincia dell’estremo nord, ci sono stati tra 2.500 e 3.000 morti e tra 730 mila e 1 milione di sfollati. Nei mesi scorsi, sia Stati Uniti che Portogallo hanno mandato personale per l’addestramento delle truppe mozambicane. Ora anche l’Unione Europea ha deciso di partecipare al training dei militari dell’ex colonia portoghese.
Sandro Pintus
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