Rapporto dell’ONU denuncia: oltre 20 mila bambini hanno subito violenze nel 2020

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Speciale per Africa ExPress
Luciano Bertozzi
2 Luglio 2021

Quasi ventimila ragazzi hanno subito gravi violazioni dei diritti umani nel 2020. Lo afferma il rapporto del Segretario Generale ONU, Antonio Guterres, Children and armed conflict, nel quale viene dettagliatamente documentato che almeno settemila piccoli sono stati rapiti per combattere le guerre degli adulti (quasi duemila in Somalia soprattutto ad opera di Al Shabab ma anche da parte di esercito e polizia; circa ottocento in Myanmar, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) ed in Siria; duecento in Afghanistan ad opera dei talebani, ma anche da polizia e milizie pro-governative. Stupri e altre forme di violenza sessuale sono cresciuti del 70 per cento rispetto al 2019. Neanche la pandemia è riuscita, quindi, a fermare le violazioni sull’infanzia, la parte più debole e indifesa della società.

Oltre ottomila bambini sono stati uccisi o mutilati nel corso dei conflitti, in particolare in Afghanistan, Siria, Yemen e Somalia. Nel dossier dell’ONU vengono elencati anche gli attacchi a scuole, ospedali e al personale che vi opera. Aggressioni in costante crescita: quasi duecento nella RCD e oltre 150 in Afghanistan, causati anche dalle truppe regolari di Kabul.

Scuole chiuse a causa della pandemia, ma spesso riconvertite a scopo bellico, sia dalle guerriglie che da militari. Inoltre è stato verificato anche il diniego di accesso all’assistenza sanitaria. La violazione dei diritti fondamentali, non di rado ha portato a un aumento della mortalità, analfabetismo e migrazioni. In Africa i Paesi maggiormente colpiti sono stati: Mali, Sudan, Sud Sudan, Nigeria, RDC e Somalia, ma il fenomeno ha interessato anche Afghanistan, Yemen e Siria.

Cifre molto più elevate

Lo scorso anno il 60 per cento di tutte le violazioni nei confronti dei minori si sono consumate in Somalia, Congo-K, Afghanistan e Siria. Ma in tutto tali crimini sono stati commessi in 21 Paesi. Il prezioso lavoro di monitoraggio delle Nazioni Unite, tuttavia, rischia di evidenziare soltanto la punta dell’iceberg, in quanto le cifre reali sono presumibilmente molto più elevate. E’ evidente, infatti,  che è quasi impossibile accedere alle aree interessate da conflitti. Del resto, le intimidazione e le uccisioni di difensori dei diritti umani rendono problematico ogni verifica sul terreno.

Chi sono i responsabili di tanti crimini? I guerriglieri, secondo le Nazioni Unite, nel 64 per cento dei casi, mentre gli eserciti regolari nella misura del 20 per cento.

Bambini soldato

Va sottolineato che in questa lista nera dell”ONU si evidenziano anche responsabilità di forze armate e di sicurezza supportate dall’Italia, ad esempio in Somalia, dove le truppe di Mogadiscio hanno arruolato 62 bambini soldato e la polizia addirittura 101. Le violenze sessuali nell’ex colonia sono state commesse in 21 casi da militari e in 19 dai poliziotti.

Guterres ha detto di essere preoccupato per i crescenti casi di violenze sessuali commesse contro minori, in particolare per i casi attribuiti a Somali Federal Defence ed alla polizia.”. Anche in Afghanistan le forze dell’ordine hanno arruolato bambini. E anche in Mali l’esercito ha reclutato una ventina di minori. Sarebbe importante che nell’esaminare l’imminente provvedimento sulle missioni militari all’estero, governo e Parlamento, condizionino gli aiuti militari nel rispetto delle libertà fondamentali. Fino a oggi le continue denunce dell’ONU sono state, invece, completamente ignorate.

Ragazzini trattati come criminali

Molti Stati non tutelano affatto i minori, visto il crescente numero di ragazzini detenuti in quanto ritenuti appartenenti a gruppi armati: oltre tremila minorenni (più di millecento in Iraq, quasi quattrocento in Israele, oltre duecento in Somalia), sono vittime della violenza degli adulti e trattati come criminali, in violazione del diritto internazionale.

Per fortuna, grazie all’intervento dell”ONU, oltre tredicimila giovanissimi sono stati rilasciati da guerriglieri e eserciti. Questo è solo il primo passo, tuttavia, per il pieno reinserimento nella società in Paesi poveri e sconvolti da guerre endemiche, il percorso è difficilissimo, soprattutto per le ragazze.

Dal fascicolo si evince che il 98 per cento delle vittime di violenza sessuale e stupro sono ragazze e tale situazione potrebbe rappresentare solo una parte della realtà visto che, secondo gli analisti “le informazioni non rappresentano l’intera scala delle violazioni contro i minori, poiché la verifica dipende da molti fattori, incluso l’accesso”.

Le guerre degli adulti hanno defraudato dell’infanzia milioni di ragazzi e ragazze, un fattore devastante non solo per loro, ma anche per le comunità in cui vivono. “Non possiamo cancellare il passato, ma possiamo lavorare tutti insieme per ricostruire un futuro per questi bambini, il nostro futuro», così ha commentato Virginia Gamba, rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i bambini e il conflitto armato.

Luciano Bertozzi
luciano.bertozzi@tiscali.it
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