Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
30 giugno 2021
Manifestazioni violente stanno scuotendo il piccolo regno eSwatini, fino a pochi anni fa conosciuto con il nome di Swaziland. Ieri il potere ha imposto il coprifuoco dalle 18.00 alle 05.00 in risposta alle proteste.
In un comunicato ai propri concittadini, l’ambasciata USA di Mbabane ha fatto sapere che oggi, 30 giugno, gli uffici della rappresentanza diplomatica resteranno chiusi in seguito al protrarsi delle dimostrazioni e delle misure messe in atto dal governo del regno.
Secondo Amnesty International, i manifestanti chiedono riforme profonde, libertà di espressione, poter formare associazioni politiche e quant’altro: diritti fondamentali negati per oltre 35 anni, cioè dalla salita al trono dell’attuale re, Mswati III, ultimo monarca assoluto del continente africano.
La mobilitazione pro-democrazia ha riscosso successo in tutto il regno, la partecipazione della popolazione è stata massiccia. La risposta alle proteste è stata brutale, repressiva, le autorità hanno mobilitato l’esercito contro i manifestanti. I media locali e l’opposizione hanno riportato che lunedì sera militari e poliziotti hanno usato pallottole vere per disperdere i dimostranti.
Wandile Dludlu, segretario generale del Movimento Democratico Unito del Popolo (PUDEMO) stima che un manifestante è stato ucciso e oltre 200 persone siano state ferite, almeno 15 in modo grave. Alcuni media riportano che il re sia scappato nel vicino Sudafrica, altri affermano che sia rinchiuso nel suo palazzo per occuparsi degli affari correnti.
Le voci di una possibile fuga del monarca circolano da lunedì sera quando è stato riportato che il suo jet privato sia decollato dall’aeroporto di eSwatini. Themba Masuku,vice-primo ministro, con il ruolo di primo ministro facente funzione dal dicembre 2020, dopo la morte per covid-19 di Ambrose Dlamini, nega con fermezza la partenza del re, precisando: “Sua maestà è nel Paese e continua a lavorare con il governo, alla realizzazione degli obiettivi prefissati”.
Piccole proteste sono iniziate a maggio, dopo la morte Thabani Nkomonye, studente di diritto, trovato morto nella periferia di Manzini, la principale città dopo la capitale Mbabane.
Secondo il rapporto della polizia, il giovane avrebbe perso la vita in un incidente automobilistico. Gli studenti, non convinti della versione delle forze dell’ordine, invece sono certi di un loro coinvolgimento, hanno iniziato le dimostrazioni con lo slogan #JusticeforThabani, chiedendo la fine della repressione e della forza esagerata di agenti e soldati. Con il passare delle settimane le richieste si sono fatte più insistenti. Infine, lo scorso fine settimana la folla è uscita nelle strade e nelle piazze in tutto il regno con cartelloni e striscioni “Spazio per riforme democratiche”.
Mlungisi Makhanya, leader di PUDEMO, ha detto ai reporter della BBC che i giovani vogliono e chiedono con fermezza libertà politica, lavoro, e, soprattutto un primo ministro con poteri esecutivi, eletto democraticamente. Dunque chiedono la fine della monarchia assoluta. Ora il potere è in mano a una sola persona che governa esclusivamente con decreti legge. Non di rado, poi, il re viene criticato per il suo stile di vita sfarzoso, pur sapendo che gran parte della popolazione vive in miseria.
eSwatini conta solamente un milione e centotrenta mila abitanti. Il reddito annuo pro capite supera di poco i tremila dollari. Un Paese povero, che vanta il triste primato di avere la più alta incidenza di infezione HIV al mondo. L’aspettativa di vita è inferiore ai quarantanove anni.
Cornelia I. Toelgyes
@cotoelgyes
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