Cornelia I. Toelgyes
25 giugno 2021
Dieci cittadini russi, tra cui due donne, e una lituana, sono stati fermati il 13 giugno nell’area di Faya-Largeau, nella regione di Bourkou, nel nord del Ciad, considerata una delle zone off limits, dove è vietato l’accesso, vista la sua vicinanza con la Libia e con una base militare strategica costruita dei francesi per respingere gruppi armati terroristi che spesso sconfinano nel Paese.
I componenti della comitiva, che hanno detto di essere “semplici turisti”, sarebbero arrivati nella ex colonia francese via Camerun attorno il 25 maggio, avrebbero poi percorso con dei fuoristrada tutto il territorio ciadiano fino a raggiungere il Sahara in direzione Libia.
“I turisti per caso” sono poi stati portati nella capitale N’Djamena in una residenza protetta. E’ stata aperta un’inchiesta e computer portatili, smartphone e altri apparecchi elettronici sono stati confiscati, malgrado le ripetute affermazioni della comitiva di di essere arrivati in Ciad perché è una tappa importante del loro giro del mondo via terra.
Alexeï Karmerzanov, organizzatore del tour e che vive a Mosca, sostiene si tratti di un malinteso. “In Ciad ci sono molti siti straordinari che vale la pena di visitare, come le montagne del Tibesti, l’altopiano dell’Ennedi, i laghi di Ounianga (una serie di 18 laghi situati nel deserto del Sahara, nel nord-est del Ciad, che occupano un bacino situato tra il Tibesti ad ovest e l’Ennedi ad est. Dal 2012 sono iscritti nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO n.d.r.) E non siamo assolutamente briganti come ci ha descritto la stampa. Abbiamo le carte in regola e come è necessario e dovuto ci siamo registrati sempre in ogni villaggio e in ogni città attraversata. Sembra un problema di comunicazione e di coordinamento dei servizi ciadiani. Non abbiamo materiale vietato, hanno esaminato tutto”.
Ora i “turisti” sono liberi di lasciare il Paese. Dovrebbero partire oggi, dopo essersi sottoposti al test anti-covid. All’inizio della settimana il ministro degli Esteri di N’Djamena si è scusato per i disagi creati. Ma i servizi del Ciad non sono proprio convinti della versione fornita dalla comitiva e del loro operatore turistico. Secondo alcune indiscrezioni raccolte da Radio France International sarebbero stati inviati in missione di ricognizione, in una zona altamente militarizzata.
Qualcun altro, invece, ritiene che il fermo dei turisti russi faccia parte del contesto di rivalità franco-russo, vista la massiccia presenza dei mercenari di Mosca in Libia e Centrafrica.
Proprio pochi giorni fa, alla quasi unanimità, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ha ampiamente criticato la presenza dei contractor di Mosca nella Repubblica Centrafricana, in particolare il loro ruolo nel conflitto interno e quello nella gestione del Paese.
Questa volta i diplomatici russi hanno risposto con qualche difficoltà e imbarazzo alle domande e accuse, in particolare a quelle degli ambasciatori di Parigi e Washington.
Il rappresentante diplomatico francese ha chiesto senza mezzi termini: “A chi devono rispondere del loro operato i mercenari del Gruppo Wagner”? Mentre il suo omologo statunitense ha affermato che l’organizzazione sarebbe direttamente riconducibile al ministero della Difesa russo.
Pochi mesi fa un gruppo di lavoro di esperti indipendenti dell’ONU aveva lanciato gravi accuse contro i contractor presenti in Centrafrica, accusandoli di violazioni dei diritti umani.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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