Speciale per Africa ExPress
Marcello Ricoveri*
Windhoek, giugno 2021
Prima di tutto un breve excursus storico. Gli Ovaherero, come si definiscono nella loro lingua, appaiono in Namibia intorno al 1600, probabilmente provenienti dalle zone miste Bantu-Nilotiche dell’Africa centro-orientale, forse imparentati con i Kikuyu del Kenia e forse con altri gruppi dell’Africa Centrale. Si stabiliscono nella Namibia Settentrionale ove vivono principalmente di pastorizia.
La struttura sociale Herero è clanica e patrilineare, la proprietà della terra è comune al clan. Gli Herero, come molti altre etnie dedite all’allevamento, sono guerrieri e all’inizio della colonizzazione germanica molti clan Herero si alleano con alcuni gruppi Nama, anche per evitare le continue razzie di quest’ultimi, e questo li mette in urto con l’esercito Tedesco di occupazione che, risalendo dalla costa, sta invadendo le più fertili terre del Centro-Nord del paese.
Da questo momento i rapporti Herero-Germanici non possono che deteriorarsi: la crescente presenza di missionari ed agricoltori tedeschi rende la pastorizia estensiva sempre più complicata. Si moltiplicano gli incidenti, si deteriorano le relazioni fra capiclan ed autorità coloniali, fino a quando si arriva nella regione Otjozondjupa, rinominata Waterberg, allo scontro aperto culminato nella famosa battaglia di Hamakari (11 agosto 1904) che vede la definitiva sconfitta degli Herero e l’inizio di quello che viene definito il genocidio degli Herero. Gli storici documentano che tra i caduti in battaglia e coloro che, fuggendo nel deserto del Kalahari, morirono di stenti, nonché i prigionieri nei campi di concentramento, circa l’80 per cento dell’etnia fu sterminato. La persecuzione continuò anche successivamente in virtù dell’ordine del generale Von Trotha dell’ottobre del 1904 che dichiarava “all’interno del territorio Tedesco ogni herero, armato o non, con o senza bestiame sarà ucciso. Nè donne o bambini saranno autorizzati ad entrare nel nostro territorio, saranno respinti o fucilati….Ritengo che il popolo Herero debba essere sterminato…”
Con queste premesse si comprende come la sensibilità namibiana sull’argomento sia ancor oggi al calor bianco e che il negoziato namibiano-tedesco sul riconoscimento del genocidio da parte tedesca prima, e sul discorso delle riparazioni poi, si sia protratto per lunghi anni. Oggi finalmente pare che si sia raggiunto un risultato che il governo Geingob giudica il migliore possibile, ma che le minoranze Herero e Nama considerano un insulto alla memoria dei caduti ed uno “schiaffo” agli attuali eredi.
In pratica, a fronte di una richiesta del Governo namibiano di 1.100 miliardi di $nam ed un’offerta tedesca di 4 miliardi di $nam si è giunti al compromesso di 18 miliardi di $nam spalmati su trent’anni. Una caratteristica fondamentale dello stanziamento previsto è che si strutturerà in specifici progetti mirati a favore delle comunità Herero, ovviamente realizzati dai tedeschi.
I settori interessati sono: l’acquisto di terre, impianti di energie rinnovabili, l’addestramento professionale, l’infrastruttura e viabilità rurale e progetti mirati alla riconciliazione tra le due comunità. Nel commentare l’accordo raggiunto il Vice Presidente Nangolo Mbumba ha rilevato che, nonostante l’ammontare definitivo non sia pienamente soddisfacente, il riconoscimento del genocidio da parte delle autorità tedesche, e l’impegno di rivedere negli anni l’impatto dei progetti per garantirne gli scopi primari di riconciliazione e ricostruzione, nonché dell’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle comunità Herero interessate, sono risultati da non sottovalutare. Di diverso parere sono sia i membri dell’opposizione, Herero e non, che altri membri di spicco delle comunità Herero e Nama, che considerano l’accordo un fallimento del governo e paventano un futuro negativo per i negoziati namibiani in campo internazionale, dato questo precedente.
In realtà è pensabile che le comunità di cui sopra si attendessero un diluvio di risorse sparso a pioggia, che avrebbe gratificato soprattutto le classi dirigenti di questo Paese. Cosa che la Germania si è ben guardata dal fare, anche considerando il livello preoccupante e crescente di corruzione che oggi si rileva in Namibia. D’altronde è anche vero che – come rileva il leader del PDP (opposizione) Veenani, discendente di Herero uccisi durante il genocidio, l’ammontare globale concordato non è neppure pari allo stanziamento tedesco di Aiuto allo Sviluppo concesso dall’indipendenza della Namibia fino ad oggi, esattamente trentun’anni .
Sarà interessante seguire in futuro sia l’attuazione dei vari progetti da parte tedesca sia le reazioni da parte Herero sulla politica interna del Paese. Il governo a stragrande maggioranza Ovambo, non potrà non tenerne conto e questo potrebbe preludere ad interessanti sviluppi nella politica interna di questo paese.
Marcello Ricoveri
sheba_98@fastmail.fm
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*Marcello Ricoveri ha rappresentato l’Italia come ambasciatore in Uganda (accreditato anche in Ruanda, anche durante il genocidio, e Burundi), Etiopia, Nigeria (con competenze sul Benin) e prima ancora come primo consigliere della nostra legazione a Pretoria con competenze anche sulla Namibia. Vive a Windhoek. A Roma, per 7 anni circa, si è occupato di Cooperazione allo sviluppo, di Unione Africana, di ECOWAS e di G8 per l’Africa. Grazie alla sua esperienza conosce molto bene l’intero continente e continua ad essere un attento e un acuto osservatore delle dinamiche socio-politiche del sud del mondo.
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