Cornelia I. Toelgyes
21 giugno 2021
Le poche notizie che giungono dalla due regioni anglofone (Nord-Ovest e Sud-Ovest) del Camerun sembrano dei veri e proprio bollettini da guerra.
In meno di una settimana sono stati uccisi almeno 10 militari dell’esercito di Yaoundé nelle due regioni. Secondo il governo, i soldati sarebbero morti in diversi attacchi perpetrati dai separatisti anglofoni dell’AMF, Ambazonian Military Force.
E venerdì scorso, 6 funzionari del governo sono stati fermati nel villaggio di Massolè, nella regione del Sud-Ovest. Uno di loro è stato ucciso, come è stato confermato da Lawrence Nwafua, prefetto di Ndian, mentre altri 5 sono stati presi in ostaggio dai secessionisti.
Il conflitto nelle due zone anglofone del Camerun inizia alla fine del 2016, dopo la decisione del presidente-dittatore Paul Biya di voler spostare gli insegnanti francofoni nelle scuole anglofone. Da allora ci sono continui scontri tra ribelli indipendentisti e l’esercito regolare. I separatisti, che vorrebbero trasformare le due regioni in uno Stato autonomo chiamato “Ambazonia”, denunciano da anni la loro marginalizzazione da parte del governo centrale e della maggioranza francofona.
Solamente in 2 delle 10 province del Camerun si parla inglese. All’inizio del ‘900 il Paese era una colonia tedesca. Dopo la prima guerra mondiale nel 1919, è stata divisa tra Francia e Gran Bretagna, secondo il mandato della Lega delle Nazioni. La parte francese, molto più ampia, aveva come capitale Yaoundé, mentre quella inglese era stata annessa alla Nigeria, si estendeva fino al Lago Ciad e aveva per capitale Lagos. Gli inglesi erano poco presenti in questa regione, la loro attenzione era concentrata sui territori dell’attuale Nigeria.
Il conflitto ha causato 3.500 vittime, oltre 775.000 hanno lasciato le loro case (712.000 sono sfollati, altri 66.000 hanno chiesto asilo nella vicina Nigeria). Secondo OCHA (acronimo inglese per Office for the Coordination of Humanitarian Affairs), attualmente 1,6 milioni di persone necessitano assistenza umanitaria urgente.
Le autorità di Washington sono seriamente preoccupate per il prolungarsi del conflitto interno in Camerun e per questo motivo il segretario di Stato, Antony Blinken, all’inizio del mese ha annunciato restrizioni di visto per le persone direttamente coinvolte, senza specificare nomi e cognomi.
Blinken ha chiesto a entrambe le parti – governo e secessionisti – di continuare i negoziati per una risoluzione pacifica e il rispetto per i diritti umani. Sia i separatisti che i militari sono accusati di gravi reati e violenze nelle due province.
I dialoghi di pace, lanciati nel 2019 da Paul Biya, 88enne presidente, al potere dal 1986, non hanno portato i risultati previsti e la ricostruzione delle regioni, promessa dal capo di Stato a fine 2019 avanzano lentamente, non solo a causa della pandemia.
A fine maggio il primo ministro, Joseph Dion Ngute, ha incontrato il direttore generale dell’ African Development Bank (AfDB), Serge N’Guessan, che ha promesso di aiutare il Paese nell’attuare riforme e progetti di sviluppo nelle aree toccate dal conflitto.
Cornelia I. Toelgyes
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