Antonio Mazzeo
14 giugno 2021
“La più grande esercitazione militare mai condotta dagli Stati Uniti d’America nel continente africano”. Sono le parole del generale Andrew Rohling, comandante delle forze armate USA per il Sud Europa e l’Africa e descrivono African Lion 2021, la maxi-attività interforze che ha preso il via in Marocco lunedì 7 giugno e che si concluderà venerdì 18.
Con oltre 7.800 militari, 21 cacciabombardieri, 46 aerei da trasporto, 100 mezzi pesanti terrestri e diverse unità navali di nove paesi (oltre a Stati Uniti e Marocco, Senegal, Tunisia, Italia, Regno Unito, Paesi Bassi, Brasile e Canada), il contributo diretto della NATO e 21 “osservatori internazionali” (Unione africana, Burkina Faso, Ciad, Danimarca, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Gabon, Gibuti, Giordania, Kenia, Libia, Malta, Mauritania, Norvegia, Polonia, Portogallo e Qatar), African Lion è stata lanciata nel corso di una cerimonia ufficiale nella base aerea di Agadir.
“African Lion 2021 è un’esercitazione annuale congiunta e multinazionale diretta dal Comando di US Africom ed è un esempio eccellente dell’impegno a lungo termine degli Stati Uniti d’America in Africa, un continente che è ritenuto d’importanza strategica”, ha commentato il generale Stephen Townsend, alla guida del Comando delle forze armate USA per le operazioni nel continente. “Essa è strettamente legata alla serie di esercitazioni denominate Defender del Comando statunitense in Europa per contrastare i pericoli alla sicurezza in Nord Africa e Sud Europa e per accrescere l’interoperabilità tra le forze armate USA, quelle africane e i partner internazionali per difendere l’area dall’aggressione militare nemica”.
“Questa esercitazione si basa tutta sulla prontezza operativa, nostra e dei nostri partner”, ha aggiunto il generale Townsend. “Essa fornisce l’opportunità per un apprendimento condiviso degli Stati Uniti e degli alleati africani, rafforzando gli sforzi collettivi in vista di una maggiore sicurezza e stabilità in tutta la regione”. Sempre secondo il Comando generale di US Africom, African Lion 21 prevede una serie di esercitazioni aeree con azioni di bombardamento di obiettivi, intercettazioni e rifornimento aereo in volo, più alcune attività navali tra Usa e Marocco a largo delle coste dell’Atlantico.
“Sono in corso anche delle esercitazioni minori con i velivoli a disposizione dell’Air Force Global Strike Command (caccia F-16 Fighting Falcon, gli aerei da trasporto C-130J Super Hercules e quelli per il rifornimento KC-135 Stratotanker), più diverse attività di lancio di paracadutisti”, riporta US Africom. Più dettagliato il programma dei war games fornito dalle forze armate del Marocco all’agenzia di stampa nazionale MAP. “Gli obiettivi di African Lion 2021 sono numerosi: il potenziamento delle capacità di manovra delle unità partecipanti e di pianificazione e conduzione di operazioni congiunte nell’ambito di una coalizione; il perfezionamento di tattiche, tecniche e procedure; lo sviluppo di strategie di cyber difesa; l’addestramento della componente aerea nella conduzione dell’attacco, del supporto e del rifornimento; il consolidamento nell’area della sicurezza marittima; la conduzione di esercitazioni in mare nel campo delle tattiche navali e della guerra convenzionale”, riporta l’agenzia MAP. “Essa include, in aggiunta all’addestramento e alle simulazioni delle attività di comando nella lotta alle organizzazioni terroristiche, attività terrestri, aeree, marittime e di decontaminazione nucleare, radiologica, biologica e chimica”. Prevista infine un intervento cimic (civile-militare) con la realizzazione di un presidio ospedaliero ad Amlen (Tafraout) a favore delle popolazioni locali con medici e infermieri delle forze armate marocchine e di US Army.
Vastissima l’area geografica interessata dall’esercitazione multinazionale: essa interessa quasi tutto il Marocco, dalla base aerea di Kenitra nel nord del paese, alla regione centrale di Agadir e Ben Guérir e in quella desertica di Tafraout, sino alle province meridionali di Tiznit e Tan Tan e nel grande poligono militare di Grier Labouihi. Attività tattico-militari sono state pianificate anche in Senegal e in Tunisia.
Una parte rilevante di Africa Lion si sta svolgendo anche nell’ex Sahara Spagnolo, la vasta aerea occupata nel 1976 dalle forze armate del Marocco, in spregio al diritto internazionale. Nello specifico si tratta dell’area di Mahbès, molto vicina al “muro” ipermilitarizzato realizzato al confine con l’Algeria, a una quarantina di chilometri in linea aerea dalla regione desertica di Tindouf dove sono presenti i campi profughi amministrati dal Fronte Polisario in lotta per l’indipendenza del popolo sahrawi. A Mahbes, in particolare, le forze armate statunitensi stanno testando nelle esercitazioni a fuoco il sistema di lancio missilistico multiplo HIMRAS che ha un raggio operativo di 300 chilometri. Mahbes è anche il teatro dei lanci dei parà e delle truppe d’assalto statunitensi e marocchine.
Il primo ministro del regno nordafricano Saad Eddine Othmani ha dichiarato che l’inclusione della regione sahariana in African Lion 2021 “sancisce il riconoscimento statunitense della sovranità del Marocco nel Sahara occidentale”. Per la cronaca era stato il presidente repubblicano Donald Trump a dichiararsi favorevole all’annessione marocchina della ex colonia spagnola, qualche settimana prima di lasciare la Casa Bianca.
In un’intervista a The Arab Weekly l’analista Mohamed el-Tayyar ha spiegato che la scelta di svolgere l’esercitazione a Mahbas al confine con l’Algeria e anche nella città costiera di Dakhla, anch’essa nel Sahara occidentale, “è una chiara indicazione che gli Stati Uniti continueranno a sostenere il Marocco nella sua lotta contro coloro che si oppongono all’integrità territoriale”. Sempre secondo Mohamed el-Tayyar, African Lion “invia un messaggio chiaro ai suoi vicini, specialmente Algeria e Spagna, enfatizzando la forza e la resilienza della cooperazione strategica tra Marocco e Stati Uniti”.
War games dunque che contribuiscono ad accrescere notevolmente e irresponsabilmente la conflittualità in nord Africa. Non è un caso, infatti, che per la prima volta nella storia di African Lion, le forze armate spagnole abbiano deciso di non parteciparvi neanche come osservatori. Oltre alla crisi diplomatica a seguito dei respingimenti armati dei migranti africani che tentano di attraversare i confini con l’enclave spagnola di Ceuta, Rabat è ai ferri corti con Madrid per la decisione di quest’ultima di accogliere il leader del Fronte Polisario, Brahim Ghali, ricoverato d’urgenza per Covid-19 in un ospedale iberico.
In direzione del tutto opposta il governo di Mario Draghi e del ministro della difesa Lorenzo Guerini. L’Italia partecipa infatti ad Africa Lion con un proprio contingente di truppe terrestri e ha avuto un ruolo logistico strategico nella preparazione dell’esercitazione e del trasferimento delle truppe e dei mezzi da guerra statunitensi in Marocco. Il 26 maggio è salpata infatti dal porto di Livorno in direzione Agadir un’unità cargo con a bordo carri armati e attrezzature militari provenienti dall’hub di US Army di Camp Darby, alle porte di Pisa. Cinque giorni prima era stato invece un aereo militare C130 dell’aeronautica marocchina a decollare dalla base di Aviano (Pordenone) per trasportare altre attrezzature USA per le esercitazioni. Sempre da Aviano sono decollati anche i cacciabombardieri F-16 di US Air Force impegnati nelle azioni di fuoco aereo in Marocco.
La prima esercitazione annuale African Lion risale al 2002 e vide la partecipazione di un contingente dei Marines statunitensi e delle forze armate marocchine; l’anno successivo è stata estesa ad altri partner del continente africano. Lo scorso anno era stata programmata dal 23 marzo al 3 aprile, ma a seguito della pandemia da coronavirus era stata annullata una ventina di giorni prima del suo inizio. Era prevista allora la partecipazione di 5.000 militari di Stati Uniti, Marocco, Tunisia, Senegal e Spagna. Quest’anno l’inattesa escalation ma soprattutto la definitiva rottura con le forze armate iberiche.
Antonio Mazzeo
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Siamo a tre km dal confine cosiddetto algerino, e non a 40, zona tampone, per non allargare il conflitto, e chi ci mette piedi i droni di sua maestà non dormono mai, e comunque i mercenari sostenuti da putin in territorio algerino, non godono dello status di rifugiati, perché chi gli usa per il terrorismo, l accattonagio, ed i trafici illeciti, non ha mai permesso un censimento, né consegnare loro la tessera di rifugiati. Smettetela di vendere pelle, il sahara è nel suo marocco, e lo sarà sempre, siamo sostenuti dal mondo civile, USA e Israele sono con noi e dio anche, in ogni caso, anche le forze armate della repubblica italiana sono presente con noi per diffondere la legalità internazionale, e combattere la feccia del terrorismo