Massimo A. Alberizzi
10 giugno 2021
Il vice responsabile del Programma Alimentare Mondiale, agenzia dell’ONU, nel Congo orientale, Rocco Leone, ha ricevuto un avviso di garanzia assieme al suo security officer congolese, di cui si conosce solo il nome, Mansour. I due sono indagati in relazione all’omicidio dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio e della sua guardia del corpo, il carabiniere Vittorio Iacovacci. L’iscrizione nel registro degli indagati è avvenuta nelle scorse settimane dopo che gli inquirenti hanno interrogato il funzionario italiano. Coordinano le indagini il procuratore di Roma, Michele Prestipino, e il pubblico ministero, Sergio Colaiocco.
I due italiani, assieme all’autista del PAM, Mustapha Milambo, sono stato uccisi il 22 febbraio scorso in un agguato a pochi chilometri da Goma, importante centro del Paese africano, dove c’è la più importante base militare della Monusco, la missione dell’Onu incaricata di stabilizzare la vecchia colonia belga. Stavano percorrendo una strada che da Goma porta a Rutshuru, lambendo i margini del Parco del Virunga, un’oasi naturale dove imperversano bande armate di tagliagole e formazioni di guerriglieri congolesi e ruandesi.
Il gruppo partito in convoglio da Goma, verso le 10, era stato bloccato da sette uomini che avevano sparato in aria. I colpi avevano allertato un gruppo di ranger incaricati di proteggere alcuni contadini. Gli aggressori, catturati i viaggiatori, si sono allontanati nel bosco ma fatti pochi metri sono stati intercettati dalle guardie del parco.
Alla vista dei ranger, conosciuti per essere ben addestrati, gli aggressori sono fuggiti, ma prima hanno sparato deliberatamente all’ambasciatore Attanasio, ferendolo (sarebbe morto poche ore dopo all’ospedale della Monusco a Goma) e alla sua guardia del corpo, ammazzandolo sul colpo.
Questa è la ricostruzione dell’agguato contenuta in un rapporto dei ranger di cui il Africa ExPress e Il Fatto Quotidiano hanno potuto leggere le parti più rilevanti.
Il documento inoltre racconta come l’agguato sia stato pianificato in modo approssimativo e eseguito in maniera abborracciata e smentisce la teoria secondo cui Attanasio sarebbe stato l’obiettivo di un’operazione accuratamente studiata.
Inoltre, secondo un’indagine di due giornalisti della Reuters, Hereward Holland e Djaffar Al Katanty, gli aggressori non hanno mai mostrato di essere consapevoli dell’identità dell’ambasciatore Attanasio. Il Congo orientale è in preda alla violenza almeno da ultimi decenni.
Le varie milizie rivali combattono le truppe governative e si combattono tra loro per il controllo della terra e delle risorse. Tuttavia, gli attacchi ai convogli di aiuti sono stati relativamente rari.
Secondo altre informazioni riservate, l’ambasciatore italiano e la sua guardia del corpo sono arrivati da Kinshasa a Goma con un aereo delle Nazioni Unite intorno alle 11 del mattino. Lì hanno trovato Rocco Leone e poi tutti assieme sono partiti su due fuoristrada del PAM verso Bukavu, all’estremità meridionale del lago Kivu.
Hanno passato la notte a Minova e la mattina successiva hanno ripreso il viaggio per Bukavu dove sono arrivati la sera. La strada con un asfalto approssimativo è pessima piena di buche e avvallamenti e la velocità che si può tenere è molto bassa. Il viaggio è un incubo.
Il gruppo a Bukavu è stato ospitato dal missionario Giovanni Magnaguagno, che è anche rappresentante consolare italiano nel sud Kivu.
Domenica mattina sono rientrati a Goma, questa volta però con il motoscafo messo a disposizione dell’ambasciatore Attanasio dal console belga a Goma, Robert Levy. Poche ore di navigazione e poi tutti sono andati prima al ristorante italiano Mediterraneo e poi a dormire al Kivu Lodge, hotel sulle rive del lago che prima aveva un nome italiano: Stella Mattutina.
La mattina di lunedì 22 febbraio i due italiani, accompagnati dal viceresponsabile del PAM, Rocco Leone, e dai loro autisti, tra cui Mustapha Milango, hanno trovato la morte sulla strada per Rutshuru.
Massimo A. Alberizzi
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