AFRICA

Rapimento per riscatto? L’ambasciatore in Congo ammazzato deliberatamente

Reuters
GOMA, 26 maggio 2021

Intorno alle 10 del mattino del 22 febbraio, sette uomini, alcuni armati, hanno bloccato una strada del Congo orientale e costretto due auto del Programma Alimentare Mondiale (PAM o in inglese WFP) delle Nazioni Unite a fermarsi. Diversi minuti di pesanti spari hanno allertato un gruppo di ranger che sorvegliavano i lavoratori sul pendio boscoso sovrastante.

Gli aggressori si sono allontanati con i loro prigionieri e hanno camminato su per il pendio dirigendosi verso i ranger, ben noti come i combattenti meglio addestrati del Paese.

Congo-K, Parco nazionale Virunga. A sinistra l’ambasciatore italiano, Luca Attanasio, a sinistra, la sua guardia del corpo, Vittorio Iacovacci
Vettura sulla quale viaggiava l’ambasciatore italiano ucciso in Congo-K

Quando il gruppo era a circa 100 metri di distanza, i ranger hanno sparato dei colpi di avvertimento, scatenando una schermaglia di tre minuti. Gli aggressori sono fuggiti, lasciando l’ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, ferito a morte e la sua guardia del corpo senza vita.

Questo racconto del rapimento, corroborato da tre funzionari delle Nazioni Unite e da una fonte giudiziaria italiana – tutti a conoscenza delle indagini sull’attacco – appare in un rapporto sull’incidente dei Ranger del Parco Nazionale di Virunga, di cui Reuters ha preso visione.

Il rapporto, per la prima volta, dipinge un quadro di un atto mal pianificato e maldestramente eseguito, e smentisce l’assunto di alcuni funzionari e media perché Attanasio sembra essere stato l’obiettivo di un’operazione accuratamente orchestrata.

Secondo due delle fonti delle Nazioni Unite vicine alle indagini, gli aggressori non hanno mai mostrato di essere consapevoli dell’identità o dello status diplomatico dell’ambasciatore Attanasio. Il Congo orientale è in preda alla violenza almeno da ultimi decenni. Le varie milizie rivali combattono le truppe governative e si combattono tra loro per il controllo della terra e delle risorse. Tuttavia gli attacchi ai convogli di aiuti sono stati relativamente rari.

Il PAM ha spiegato che l’attività criminale combinata con l’instabilità politica ha avuto un impatto sulla sua capacità di fornire assistenza nel Congo orientale negli ultimi dieci anni.

Si aspetta che tutte le parti rispettino i principi umanitari “che sono centrali per stabilire e mantenere l’accesso degli aiuti alle persone colpite”, ha commentato il WFP in una dichiarazione inviata per e-mail a Reuters.

L’anno scorso nel Congo Orientale sono stati rapiti 42 operatori umanitari un aumento del 35 per cento rispetto al 2019. Ora il Paese è il secondo più pericoloso al mondo per gli operatori umanitari, secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per la sicurezza delle ONG. “I rapimenti si possono risolvere con un riscatto che va da un minimo di 100 dollari, fino a diverse migliaia. Penso che questo sia il motivo per cui ora c’è una recrudescenza dei sequestri”, ha detto Pierre Boisselet di KST, un’organizzazione che monitoria i disordini nella regione.

In un’area inondata di armi, la morte di Attanasio sembra essere un’immagine perfetta che mostra come gli operatori umanitari stiano diventando merce di scambio per profitti notevoli, insieme a oro, carbone e stagno. “Data la dimensione del gruppo e il modo in cui è stato effettuato l’attacco, è probabile che il rapimento fosse vero movente e non un attacco deliberato contro l’ambasciatore italiano”, c’è scritto in un rapporto sull’incidente stilato dalla società di valutazione del rischio Intelligence Fusion.

L’aiuto può essere la chiave

Il procuratore militare del Nord Kivu, la provincia dove è avvenuto l’attacco, ha rifiutato di commentare i dettagli di un’indagine in corso. Il governo non ha risposto a una richiesta di commento. I ranger hanno detto che non erano autorizzati a commentare un’indagine in corso. Anche  il ministero degli Esteri italiano ha rifiutato di fornire un aggiornamento sull’omicidio.

L’attacco al  convoglio di aiuti si è verificato in un Paese dove la gente dipende fortemente dal supporto umanitario. Secondo le Nazioni Unite, i conflitti, le malattie, il sottosviluppo e i disastri naturali fanno sì che 5,2 milioni di persone siano sfollate in Congo e che 19,6 milioni abbiano bisogno di assistenza e protezione umanitaria nel 2021.

Intorno alle 09:00 di quella mattina di febbraio, due 4×4 bianche con il marchio del WFP hanno lasciato la capitale regionale Goma sulla strada N2 a nord-est verso Rutshuru, a circa due ore di distanza, trasportando l’ambasciatore, la sua guardia del corpo e cinque membri dello staff del WFP, ha raccontato un dipendente del  WFP.

Secondo una mappatura del Dipartimento per la Sicurezza dell’ONU, il convoglio viaggiava su un’importante arteria e su quella strada non è richiesto alle agenzie dell’ONU l’uso di scorte armate. I veicoli si sono arrampicati sulla collina fuori dalla città, costeggiando le pendici orientali del Monte Nyiragongo e il confine del Parco Nazionale Virunga, dove si sono stabilite diverse milizie rivali.

Dall’invasione del Congo orientale (regione ricca di minerali) da parte dei ribelli sostenuti dal Ruanda nel 1996, la lotta per la terra per le comunità è diventata uno stile di vita. Sono nati almeno 120 gruppi armati che si dividono, si alleano, si riseparano in un mosaico in un mosaico continuo.  L’anno scorso la violenza è aumentata, e i morti ammazzati  da parte di gruppi armati sono aumentati del 142 per cento.

Nel frattempo nel settore di Nyiragongo, l’area dove il convoglio del PAM è stato fermato, secondo i dati raccolti dal Kivu Security Tracker, il numero di persone rapite per riscatto è più che raddoppiato salendo a 28 sequestri nell’ultimo anno.

Secondo Onesphore Sematumba, un ricercatore dell’International Crisis Group, l‘impennata di rapimenti è stata provocata anche dall’aumento del mobile banking utilizzato per pagare rapidamente e facilmente i riscatti: “Prima era molto rischioso – ha spiegato – La gente doveva consegnare i soldi come in un film. Ora mandano semplicemente il denaro all’istante per telefono”.

Nell’erba lunga

Secondo una mappa della zona inclusa nel rapporto dei ranger e secondo due persone che hanno visitato il luogo, gli aggressori hanno organizzato la loro trappola vicino al villaggio di Kibumba, in un avvallamento della strada a circa un chilometro dalla fitta foresta che avrebbe offerto loro un buon rifugio e copertura. Un chilometro più avanti, il fitto sottobosco raggiunge la strada. Il convoglio è stato bloccato a soli 250 metri da un posto di blocco presidiato da un battaglione dell’esercito congolese.

Tre diverse fonti delle Nazioni Unite hanno spiegato che gli assalitori, armati con quattro kalashnikov e due machete, hanno ordinato ai sette uomini di uscire dalle auto .”Datemi i soldi!”, hanno gridato in francese, mentre strappavano i telefoni cellulari del gruppo e disarmavano la guardia del corpo italiana di Attanasio, il trentenne Vittorio Iacovacci, ha detto un analista della sicurezza delle Nazioni Unite che ha intervistato i sopravvissuti, ma ha voluto restare anonimo.

Ha poi continuato spiegando che uno degli aggressori ha sparato una raffica di colpi di avvertimento, ha perso il controllo dell’arma e ha colpito l’autista del PAM Mustapha Milambo al collo, uccidendolo. I rapitori hanno continuato a sparare in aria mentre portavano gli altri prigionieri lontano dalla strada. Reuters non ha potuto confermare il resoconto in modo indipendente.

Mustapha Milambo, autista del PAM

A questo punto il gruppo ha tagliato attraverso il campo di lava verso la foresta, ma è passato in un terreno relativamente aperto, restando esposti. Sulla collina, otto ranger hanno sentito i colpo e si sono avvicinanti. Secondo il rapporto dei ranger la sparatoria che ne è seguita con il gruppo di assalitori è durata circa tre minuti. Poi silenzio.

Nella mischia, Iacovacci ha cercato di portare l’ambasciatore fuori dalla linea di fuoco, ha raccontato una fonte giudiziaria italiana del ministero degli Esteri. E l’analista dell’Onu, assieme a una seconda fonte sempre delle Nazioni Unite, ha spiegato che a corto di munizioni e con almeno un compagno ferito, gli attaccanti alla fine sono fuggiti. Prima di allontanarsi Iacovacci e l’ambasciatore sono stati uccisi deliberatamente, ha detto un sopravvissuto ai ranger. Iacovacci è morto sul posto. Alcuni minuti dopo sono arrivati tre ranger che hanno ordinato a tutti di alzare le mani.

Fotografie condivise sui social media hanno mostrato un Attanasio dal volto cinereo che, poco più tardi,  veniva portato via dalla scena tra le braccia dell’ufficiale della sicurezza del PAM Mansour Rwagaza.

È stato trasferito in una base delle Nazioni Unite alla periferia di Goma, e da lì in un ospedale delle Nazioni Unite in città, dove è stato dichiarato morto, diventando il primo ambasciatore italiano ad essere ucciso in missione.

Poco dopo l’attacco, la presidenza del Congo ha dichiarato che “inconfutabili elementi preliminari confermano la tesi di un attacco terroristico delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda”, un gruppo ribelle attivo nella zona.

Dal canto loro i dirigenti dell’ FDLR hanno smentito di non essere coinvolti in quello che hanno definito un “vile assassinio”.

Servizio di Hereward Holland e Djaffar Al Katanty; ulteriori rapporti di Aaron Ross a Dakar, Giulia Paravicini ad Addis Abeba e Crispian Balmer a Roma. Edito da  Mike Collett-White e per la versione italiana da Africa Express.

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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