Antonio Mazzeo
Maggio 2021
In Mali dove si susseguono i golpe dell’esercito, Germania e Nazioni Unite scelgono di potenziare i dispositivi di guerra affidandosi alle aziende leader del complesso militare-industriale israeliano.
Alla vigilia del putsch che ha condotto alle dimissioni forzate del presidente Bak N’Daw e del primo ministro Moctar Ouane, la commissione bilancio del Bundestag ha approvato un fondo per dotare i reparti tedeschi in missione in Mali di un quarto drone d’intelligence “Heron 1”, prodotto dall’holding missilistica e aerospaziale israeliana IAI (Israel Aerospace Industries). Il Bundestag ha autorizzato contestualmente anche la proroga e l’espansione del contratto per l’impiego dei droni nell’ambito della missione ONU “MINUSMA” (Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali).
Le forze armate tedesche schiereranno in Mali altri due sistemi di controllo terrestre dei velivoli a pilotaggio remoto affinché gli “Heron 1” possano operare continuamente senza riduzioni delle attività in caso di riparazioni o interventi di manutenzione. La Germania utilizza i droni nel Paese sub-sahariano dall’estate del 2016, cioè da quando i reparti dell’esercito hanno assunto la responsabilità delle unità d’intelligence di MINUSMA sostituendo i Paesi Bassi. Gli “Heron 1” decollano dalla base di Gao, nel nord del Mali, la stessa in cui opera il distaccamento dei militari italiani assegnato alla missione “anti-terrorismo” Takuba sotto comando francese.
Lo scorso anno, a seguito del deterioramento del conflitto nel Paese africano, le Nazioni Unite avevano richiesto alla Germania di potenziare e “flessibilizzare” le operazioni d’intelligence e ricognizione aerea a favore dei contingenti di MINUSMA. Nel luglio 2020 il ministero della Difesa aveva sottoscritto un nuovo contratto con la società Defense & Space Airborne Solutions, rappresentante in Europa del gruppo IAI, per estendere l’uso degli “Heron 1” sino al luglio 2021 ed eventualmente anche sino al luglio 2022.
“Dal loro schieramento in Mali, il programma di utilizzo dei velivoli a controllo remoto ha registrato oltre 11.500 ore di volo in oltre 1200 voli operativi”, ha dichiarato il comando dello squadrone tedesco che opera con la missione delle Nazioni Unite. “Grazie alle efficienti tecnologie dei sensori, gli Heron trasmettono immagini precise e video in tempo reale alla stazione di controllo terrestre da migliaia di metri d’altezza. Ciò ci consente di identificare immediatamente le anormalità nel terreno e di trasmetterle via radio. Il riconoscimento del materiale è effettuato in Germania e i risultati vengono poi ritrasmessi al Paese africano”.
Con i nuovi finanziamenti, il ministero della Difesa tedesco affiderà alla società Airbus Defense & Space Airborne Solutions tutte le attività di manutenzione e riparazione degli “Heron 1” e delle stazioni di controllo terrestre sino all’aprile 2024. I droni di produzione israeliana hanno un’ampia autonomia a media altitudine e sono in grado di sorvolare i teatri operativi per lunghi periodi di tempo e in tutte le condizioni atmosferiche. Secondo quanto riportato nella scheda tecnica di Airbus Defence, i compiti degli “Heron 1” includono “il rilevamento in volo di trappole esplosive, l’accompagnamento di convogli e pattuglie, l’assistenza alle truppe in situazioni di combattimento, la ricognizione e la sorveglianza delle rotte, la definizione dei profili di movimento e il monitoraggio a lungo termine, il supporto alla valutazione delle situazioni e la protezione dei mezzi e degli accampamenti militari”.
Gli “Heron 1” a disposizione delle forze armate tedesche dovrebbero essere sostituiti entro il 2025 da un nuovo e più potente modello a pilotaggio remoto, anch’esso prodotto da IAI – Israel Aerospace Industries, l’“Heron TP”. Il Bundestag ha già approvato un fondo di 650 milioni di dollari per prendere in leasing cinque velivoli di questa tipologia e dal gennaio 2019 i piloti tedeschi si addestrano alla loro guida nella base aerea israeliana di Tel Nof, nei pressi di Tel Aviv. Secondo quanto rivelato da Defence News, gli “Heron TP” destinati all’esercito tedesco potranno essere armati con missili aria-superficie “Brimstone” prodotti dal consorzio missilistico europeo MBDA (controllato al 25% dall’holding Leonardo-Finmeccanica).
Gli “Heron 1” impiegati per MINUSMA non sono gli unici sistemi d’arma di origine israeliana presenti nello scenario di guerra in Mali. Nel novembre 2020 il sito specializzato Africa Intelligence ha reso noto che il gruppo aerospaziale IAI (attraverso la controllata Advanced Technology Systems con sede in Belgio) ha firmato un contratto con l’ONU per assicurare per cinque anni la protezione esterna delle basi utilizzate dalle forze di polizia e dai reparti militari assegnati alla Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali.
Sempre secondo Africa Intelligence, il contratto per la protezione delle installazioni militari è stato preceduto nel mese di giugno da un accordo delle Nazioni Unite con altre due importanti aziende militari israeliane, Elbit Systems e MER Group, per la fornitura di sofisticati sistemi di individuazione ed identificazione delle “minacce”, video-camere, apparecchiature di telerilevamento e droni, più relativi servizi di manutenzione e formazione del personale MINUSMA.
La missione internazionale in Mali ha preso il via a seguito della Risoluzione n. 2100 del 25 aprile 2013 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Alla forza MINUSMA contribuiscono con proprie unità militari e di polizia 57 Paesi, schierati in particolare a Kidal, Gao, Tomboctu, Mopti e Bamako. Alla data del 20 ottobre 2020 erano presenti in Mali 1.421 civili, 25 “esperti”, 1.695 poliziotti, 443 ufficiali, 12.956 membri di forze armate e 176 “volontari UN”, più 7 velivoli aerei (con e senza pilota) e 24 elicotteri. A MINUSMA l’Italia, assegna annualmente sette ufficiali dell’Esercito, impiegati quale personale di staff nel Quartier generale di Bamako.
Antonio Mazzeo
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