Cornelia I. Toelgyes
28 maggio 2021
L’uomo forte del Mali, il colonnello Assimi Goïta, si è autoproclamato presidente del governo di transizione fino a nuovo avviso. Il suo consulente legale, Youssouf Coulibaly, ha però sottolineato che sono in corso trattative per la formazione di un nuovo governo.
Ma oggi la Corte Costituzionale del Mali ha ritenuto legittimo il ruolo di presidente di transizione di Goïta, in conseguenza delle dimissioni di Bah N’Daw. Da oggi dunque il colonnello porterà il titolo di “presidente di transizione e capo dello Stato”.
Mercoledì il presidente Bah N’Daw e il primo ministro Moctar Ouane hanno rassegnato le dimissioni e sono stati liberati nella notte tra mercoledì e giovedì. La notizia è stata condivisa sull’account twitter di Serge Daniel, giornalista ben informato e sempre in prima linea su quanto accade in Mali e nel Sahel.
I due uomini erano stati arrestati il 24 maggio scorso in seguito al nuovo golpe perpetrato dalla giunta militare, che nell’agosto scorso aveva deposto anche Ibrahim Boubakar Keïta.
Secondo un’indiscrezione anonima filtrata attraverso un membro della delegazione composta da esponenti della CEDEAO (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale), Unione Africana (UA) e della Missione dell’ONU in Mali (MINUSMA), le dimissioni sarebbero state siglate ben prima del loro arrivo a Keta, la base militare che dista una quindicina di chilometri dalla capitale Bamako.
Finora la situazione è poco chiara, non si conoscono nemmeno le condizioni sulle dimissioni “imposte”, dopo aver formato un nuovo governo martedì scorso senza essersi consultati con Goïta, allora vice-presidente del governo di transizione. Una riforma che causato il golpe, l’arresto del presidente, del premier e di altre personalità di spicco, tra questi ci sarebbe anche il ministro della Difesa da loro appena nominato, il generale Souleymane Doucouré.
Per il momento Goïta tiene in mano le redini del Paese e lo ha dimostrato anche ieri, “decapitando” il gabinetto del presidente dimissionario, Bah N’Daw. Il segretario generale del Palazzo, il consigliere diplomatico della presidenza sarebbero tra coloro che sono stati silurati.
Oggi il colonnello ha convocato esponenti dei partiti politici e della società civile maliana per spiegare la nuova situazione. Ma è molto probabile che Goïta, fautore di ben due golpe in 9 mesi, sia alla ricerca di nuovi sostenitori e appoggi.
Il 26 maggio si è riunito a porte chiuse il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, chiedendo l’immediata liberazione del presidente e del primo ministro del Mali e ha sottolineato il proprio sostegno alla transizione guidata da civili. Ha invitato inoltre la giunta militare di ripristinare quanto prima un governo provvisorio in grado di traghettare il Paese alle elezioni nel giro di 18 mesi, come stabilito nella “Carta di transizione”, siglata nel settembre scorso.
Finora non sono state varate sanzioni. Ma il Consiglio di Sicurezza ha esortato tutte le parti coinvolte a mettere in atto quanto prima l’Accordo di pace e riconciliazione per il Mali, siglato nel lontano 2015. I diplomatici sono inoltre molto preoccupati per l’impatto che il golpe potrebbe avere nella lotta contro il terrorismo.
Il Consiglio ha pertanto espresso il suo pieno appoggio alla CEDEAO, mediatore della crisi in Mali. I 15 Stati membri dell’organizzazione regionale si riuniranno domenica prossima a Accra, Ghana, in una riunione straordinaria sul golpe.
Cornelia I. Toelgyes
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