Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
25 maggio 2021
Assimi Goïta, vice-presidente del governo di transizione in Mali, nonchè a capo della giunta militare che aveva deposto Ibrahim Boubakar Keïta lo scorso agosto, ha ammesso senza battere ciglio di aver rimosso il presidente, Bah N’Daw e il primo ministro Moctar Ouane dai loro incarichi istituzionali.
Il vice-presidente ha mosso accuse severe nei confronti di Bah N’Daw e Moctar Ouane, incolpandoli di aver formato un nuovo governo senza essersi consultati con lui. Attualmente il presidente e il primo ministro sono in stato di arresto al campo di Kati, base militare a una quindicina di chilometri da Bamako, la capitale del Paese, la stessa dove fu condotto anche Keïta dopo il putch della scorsa estate.
Bah N’Daw – un ex generale in pensione, che aveva occupato lo scranno di ministro della Difesa nell’esecutivo di Keïta – era stato imposto dalla CEDEAO (Comunità Economica dell’Africa Occidentale) come presidente del governo di transizione.
Da giorni in tutto il Paese sono in atto scioperi che hanno paralizzato i settori economici e amministrativi. L’appello di incrociare le braccia è stato indetto da Union Nationale des Travailleurs du Mali (UNTM), sindacato dei funzionari e dipendenti del settore privato, dopo il fallimento dei negoziati con il governo sugli stipendi, premi e indennità. E Goïta punta il dito sul premier per non aver saputo risolvere nemmeno questa crisi.
Ciò che ha certamente fatto precipitare la situazione dopo la formazione del nuovo esecutivo è l’estromissione dalla compagine del governo di due importanti figure, i colonnelli Sadio Camara, ministro della Difesa, e Modibo Koné, capo del dicastero della Sicurezza, uomini di fiducia del vice-presidente.
Durante un comunicato alle emittenti di Stato, letto da un collaboratore in uniforme, Goïta ha specificato che la transizione proseguirà il suo iter e le elezioni si terranno, come previsto, nel 2022, data richiesta dalla comunità internazionale dopo il golpe dello scorso anno. I militari, invece, avrebbero voluto restare al potere per almeno tre anni.
Nella giornata di oggi non sono mancate le reazioni di Parigi. Emmanul Macron ritiene inaccettabile “un colpo di Stato” in mezzo a “un colpo di Stato” e il suo ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, ha chiesto l’immediata liberazione del presidente e del primo ministro, La Francia ritiene che sia necessario convocare quanto prima una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Anche l’Unione Europea ha fermamente condannato i fatti di ieri: “E’ un colpo di Stato inaccettabile”. E anche Felix Tshisekedi Tshilombo, capo di Stato della Repubblica Democratica del Congo e presidente di turno dell’Unione Africana, già ieri sera ha richiesto che venissero liberati subito i due leader del governo di transizione del Mali.
Cornelia I. Toelgyes
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