Mistero sul leader dei Boko Haram in Nigeria: ucciso o ferito da un gruppo rivale

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Abubakar Shekau, leader di Boko Haram

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
20 maggio 2021

Abubakar Shekau, l’uomo più pericoloso e più ricercato in tutta la Nigeria, secondo alcune agenzie di stampa sarebbe morto. Secondo altre, invece, sarebbe gravemente ferito.

Al momento attuale il condizionale è ancora d’obbligo. Un déjà vu.  Il leader dello storico gruppo terrorista-jihadista Boko Haram è stato dato per morto già diverse volte negli ultimi anni, ma poi è sempre riapparso più vivo che mai in qualche video.

Abubakar Shekau, leader di Boko Haram

Fonti dell’intelligence nigeriana hanno fatto sapere a diverse testate che il terrorista avrebbe tentato il suicidio per evitare di essere catturato dall’ISWAP, (acronimo per Islamic State West Africa Province), una fazione rivale che si è staccata dallo storico raggruppamento nel 2016. Lo scontro sarebbe avvenuto nel Borno State, nel nord-est del Paese, dove ISWAP è attualmente molto attivo.

Shekau e il suo gruppo sono i maggiori responsabile dell’insicurezza che ha travolto la Nigeria dall’inizio dell’insurrezione jihadista nel 2009. Il capo indiscusso di Boko Haram aveva conquistato i titoli dei maggiori quotidiani del mondo 2014, quando i suoi miliziani sequestrarono oltre 300 studentesse di Chibok, molte delle quali non sono mai tornate a casa. Allora fu lanciato l’hashtag #Bring BackOurGirls,

Ieri, dopo una serie di combattimenti con miliziani di ISWAP nelle foresta di Sambisa, roccaforte di Boco Haram, lo storico gruppo è stato circondato dai “cugini” che avrebbero chiesto a Shekau di arrendersi. Per evitare di essere catturato, in base a quanto riportato ai reporter da un agente dei servizi, Shekau si sarebbe sparato nel torace, ferendosi gravemente a una spalla. Alcuni dei suoi uomini sarebbero riusciti a scappare insieme al loro leader verso una destinazione sconosciuta.

Un’altra fonte dell’intelligence, invece, sostiene che Shekau avrebbe fatto esplodere la casa nella quale era trattenuto con alcuni suoi uomini e avrebbe riportato ferite davvero serie.

L’esercito nigeriano a caccia di terroristi

Finora le autorità nigeriane non hanno rilasciato alcun commento. HumAngle, un giornale online molto ben informato – Ahmad Salkida, considerato il giornalista meglio preparato sulle questioni dei terroristi nigeriani, ha ritwittato l’articolo – sostiene che il leader storico sia morto. In base alle informazioni ricevute, le guardie del corpo di Shekau sarebbero state sopraffatte dai “cugini”. Il leader sarebbe stato poi costretto a partecipare a una lunghissima riunione con gli esponenti di ISWAP, che avrebbero preteso una dichiarazione ufficiale da lui.

Le fonti di HumAngle hanno contatti diretti con il gruppo terrorista e hanno rivelato che Shekau per motivi di sicurezza sotto gli abiti portava sempre un giubbotto esplosivo per un eventuale suicidio. Lo avrebbe fatto detonare durante la riunione di ieri. Tutte le persone che si trovavano con lui nella stanza in quel momento sarebbero morte, compresi due comandanti dell’ISWAP di cui non si conoscono i nomi.

Abubakar Shekau nasce a Shekau, un villaggio dello Yobe State. Negli anni Novanta si trasferisce a Maiduguri, capoluogo del Borno State per studiare teologia e religioni locali; in questa città incontra Ustaz Mohammed Yusuf, una guida spirituale e fondatore nel 2002 di Boko Haram che tradotto dalla lingua hausa significa: “l’educazione occidentale è peccato”. Ben presto il giovane diventa il braccio destro di Yusuf, nonchè il suo più stretto e fedele collaboratore; iniziano i primi attentati a basi militari e posti di polizia. Nel 2009 le forze dell’ordine nigeriane attaccano una delle basi della setta: catturano e uccidono il fondatore e altri 700 adepti. In un primo momento anche il braccio destro viene dato per morto, ma qualche mese dopo appare in un video e fa sapere al mondo di essere il nuovo capo di Boko Haram.

Dalla salita al potere di Shekau nel 2009 a oggi si stima che siano state uccise oltre 36mila persone e, secondo l’ultimo rapporto dell’UNHCR, più di 3.2 milioni di persone hanno dovuto lasciare le loro case, 2,9 milioni tra questi sono sfollati.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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