Inghiottito nel nulla da settimane, ieri “finalmente” la notizia che Olivier Dubois, giornalista francese freelance, residente in Mali dal 2015, è vivo. E’ stato sequestrato da un banda di terroristi, costituita nel 2017, “Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani” (GSIM), il cui leader è Iyad Ag-Ghali. Ghali è una vecchia figura indipendentista touareg, diventato capo jihadista e fondatore di Ansar Dine, già responsabili di parecchi altri rapimenti.
Dubois è apparso in un video di 21 secondi, che da ieri circola su diversi social network, nel quale il giornalista – scriveva soprattutto per le testate francesi Libération e Le Point – chiede alla famiglia, agli amici e alle autorità francesi di fare di tutto affinché possa essere liberato quanto prima.
Serge Daniel, autorevole e apprezzato giornalista beninois che vive in Mali, collaboratore di importanti testate francesi e anche di Africa ExPress, ha confermato l’appuntamento del suo collega a Gao, nel nord del Mali, dove l’8 aprile doveva realizzare un reportage con un leader jihadista di GSIM. Una volta terminata l’intervista della durata di 45 minuti, non si hanno più avuto sue notizie. Poi, nel video la conferma del suo rapimento, avvenuto subito dopo l’incontro con i suoi aguzzini.
Dubois è un giornalista esperto, conosce bene il Sahel, si è occupato del Mali già ben prima di trasferirsi nel Paese con tutta la famiglia sei anni fa. Aveva organizzato il reportage meticolosamente anche grazie a intermediari locali.
Dall’8 aprile in poi non ci sono più stati contatti con Dubois. Sia la famiglia che le autorità francesi erano al corrente del suo progetto. Visto il silenzio prolungato, Parigi non ha escluso il sequestro, d’altronde si poteva anche prendere in considerazione che l’interruzione di contatti fosse una misura precauzionale dettata dai jihadisti che doveva incontrare. La comunità internazionale in Mali è sotto shock. Il video ha confermato ciò che tutti temevano. Prima di lavorare come freelance, il giornalista rapito ha lavorato anche come caporedattore del Journal du Mali a Bamako, la capitale del Mali.
Il francese non è l’unico occidentale nelle mani dei terroristi del Sahel. Gli altro sono: Jeffery Woodke, un operatore umanitario statunitense, sequestrato nello stesso Paese, Jörg Lange, un cooperante tedesco, anche lui catturato in Niger nell’aprile 2018, un medico australiano, Arthur Kenneth Elliott, rapito con la moglie – poi rilasciata dopo un mese – nel Burkina Faso. La lista continua con Gloria Cecilia Narvaez Argoti, una suora colombiana, portata via con la forza nel febbraio 2017 nel Mali e un indiano e un sudafricano, scomparsa nel settembre 2018. Mentre Béatrice Stockly, una missionaria della Chiesa Metodista di nazionalità svizzera, è stata barbaramente assassinata tra agosto e settembre dello scorso anno.
Africa ExPress
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