Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
2 maggio 2021
Le ricchezze del sottosuolo della travagliata Repubblica Centrafricana fanno gola a molti, in particolare ai russi, che in cambio di armi, militari e mercenari, godono di licenze per lo sfruttamento minerario.
E se Bangui non rilascia concessioni a Mosca, Wagner se le prende ugualmente con la forza. Per gli investitori cinesi è inammissibile ciò che è successo il mese scorso nel sito minerario di Ndassima, nei pressi di Bambari, nel centro della ex colonia francese.
Secondo quanto riporta un operatore minerario cinese, la sua società, che opera nel sito da diversi anni, a dicembre ha dovuto interrompere le attività nel giacimento per la dilagante insicurezza nella regione, evacuando gli operai di Pechino nella capitale Bangui.
Una volta cessate le offensive della coalizione composta da truppe centrafricane, russe e ruandesi, nei confronti dei ribelli dell’UPC (acronimo francese per Unité pour la Paix en Centrafrique), i minatori sono ritornati per riprendere l’estrazione aurifera.
Ruanda aveva confermato di aver inviato altri soldati in Centrafrica alla fine dell’anno, poco prima delle elezioni, in base a un accordo bilaterale di difesa. Non è dato sapere il numero esatto dei militari di Kigali e scopo della missione. Il portavoce di Bangui, Ange Maxime Kazagui, aveva specificato che anche Mosca avrebbe inviato nuove truppe in base allo stesso accordo. Secondo quanto riportato da fonti governative ruandesi, il loro intervento era stato autorizzato in difesa delle proprie truppe appartenenti alla forza di mantenimento della pace delle Nazioni Unite (MINUSCA).
Mentre l’ambasciatore della Federazione Russa accreditato a Bangui, Vladimir Tirorenko, aveva sostenuto che i rinforzi inviati da Mosca per contrastare la nuova ribellione scoppiata nel Paese poco prima delle elezioni presidenziali di fine dicembre, erano formati solamente da istruttori, per lo più ufficiali dell’armata russa in pensione e che non avrebbero mai preso parte ai combattimenti, a meno che se minacciati o presi di mira direttamente. Ma tale versione è stata contestata da più fonti.
L’attività della società cinese è stata però nuovamente interrotta dopo pochi giorni con l’arrivo di cinquanta camion russi provenienti dal Sudan, scortati dagli uomini del gruppo Wagner, che hanno occupato il giacimento e cacciato i minatori.
Dopo aver chiesto spiegazioni, i responsabili cinesi della miniera sono stati liquidati frettolosamente dai mercenari: “Ora la miniera di Ndassima appartiene ai russi”. Ai dirigenti non è rimasto altro da fare che riportare i propri minatori nella capitale Bangui, giacchè gli uomini di Wagner, armati fino ai denti, avevano anche minacciato i lavoratori cinesi.
L’ambasciata di Pechino non ha rilasciato alcun commento. E’ ben risaputo che i cinesi vengono in Africa solo per affari, non per combattere o altro.
L’anno scorso il governo di Bangui ha ritirato la licenza della miniera aurifera di Ndassima a AXMIN, società canadese quotata in borsa, attiva nel Paese dal 2006. Sembra che il giacimento sia poi stato dato in concessione a altre compagnie.
Secondo una notizia riportata dal quotidiano online Corbeaunews Centrafrique, ma che Africa ExPress non è riuscita a verificare, poco più di un mese fa la direzione del gruppo Wagner avrebbe chiesto una cifra iperbolica al governo di Faustin Archange Touadera – rieletto presidente per un secondo mandato il 27 dicembre 2020 – per i servizi prestati nella lotta contro i ribelli nel Paese. Il conto presentato dai mercenari ammonta a oltre 232 milioni di dollari (127 miliardi di Franchi CFA) somma che Bangui non è in grado di pagare.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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