Africa ExPress
29 aprile 2021
“La pena di morte è incostituzionale”. Lo ha dichiarato la Corte suprema del Malawi mercoledì mattina e ha ordinato il riesame delle sentenze di tutti condannati alla pena capitale.
Durante un processo d’appello di un prigioniero sul quale pendeva appunto la pena di morte, i giudici della più alta istituzione giurisdizionale hanno de facto abolito questa disumana condanna. Secondo Amnesty International, tali sentenze, pur comminate dai tribunali malawiani, non venivano più eseguite da una ventina d’anni.
In passato le condanne capitali venivano applicate sistematicamente ai prigionieri ritenuti colpevoli di omicidio, tradimento, a volte anche per stupro con violenza, furto con scasso e altro. Bakili Muluzi, primo presidente eletto democraticamente nel 1994, era contrario all’esecuzione di tali sentenze.
Nel continente africano la pena di morte è ancora in vigore in una trentina di Paesi; poco meno della metà ha messo in atto esecuzioni capitali negli ultimi anni.
In base all’ultimo rapporto di Amnesty International, l’Egitto ha eseguito ben 107 esecuzioni nel 2020, il triplo rispetto all’anno precedente, malgrado la pandemia in atto. Mentre nel continente africano il primato per condanne capitali pronunciate dai tribunali spetta allo Zambia: 119 contro 101 del 2019; tuttavia non vengono messe in atto da anni. L’ultima esecuzione risale al 1997. Nel gennaio di quest’anno il presidente Edgar Lungu ha tolto 246 prigionieri (221 uomini e 25 donne) dal braccio della morte, commutando la loro pena in ergastolo.
L’unico Paese dell’Africa australe che continua a applicare la pena di morte è il Botswana. Con l’ascesa al potere del presidente Mokgweetsi Masisi nel novembre 2019, in un anno sono state eseguite 4 esecuzioni capitali, mentre l’8 febbraio 2021 sono stati giustiziati altri due uomini nella prigione centrale di Gaborone, la capitale del Paese.
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Malawi: topi al posto della carne per contrastare povertà e fame