Sandro Pintus
Firenze, 27 aprile 2021
La buona notizia è che Paesi africani dove la libertà di stampa è più rispettata sono Sudafrica, Namibia, Botswana, Burkina Faso e Ghana. Fanno parte dell’area che ha una “situazione abbastanza buona” colorata di giallo. Tutti tra il 24° e il 38° posto della classifica composta da 180 Stati. L’Italia, pur essendo gialla, la troviamo al 41°, dopo la Repubblica Ceca e la Corea del Sud.
La cattiva notizia è che 21 su 48 Stati del continente africano sono classificati rossi (“situazione difficile”) o neri (“molto grave”). I colori rosso e nero della mappa sono eloquenti. È quanto appare con chiarezza nella classifica del report 2021 “Libertà della stampa nel mondo 2021” di Reporters sans frontieres (RSF). Un puntuale studio annuale che offre il termometro planetario della libertà di informazione.
I sei Paesi africani “neri” sono agli ultimi posti dei 180 esaminati a livello planetario. Figurano in fondo alla classifica e la maglia più nera è dell’Eritrea (180°). La Somalia è al 161°, seguita da Guinea equatoriale (164°); Libia (165°); Egitto (166°) e Gibuti (176°).
La zona “situazione difficile” è quella che comprende la maggior parte degli Stati del continente africano: 22 su 54. Tredici sono invece nell’area arancione, quella classificata come “situazione problematica”. Secondo RSF in Africa la situazione di chi cerca di produrre informazioni è difficile, addirittura critica. Per il futuro del giornalismo del continente il prossimo decennio sarà decisivo.
Nonostante la caduta di alcuni dittatori africani – come in Sudan, Angola, Zimbabwe e Congo-K – i giornalisti hanno vita sempre più difficile. Lo sviluppo di un giornalismo di qualità, libero e indipendente, è ancora troppo raro.
In Africa, i giornalisti continuano a morire e il più delle volte gli assassini rimangono impuniti. Nel continente africano sono stati uccisi 102 giornalisti negli ultimi 10 anni metà dei quali in Somalia, il posto più pericoloso per i professionisti dell’informazione.
In Paesi come il Benin, Mozambico e le Comore si sono moltiplicati gli attacchi alla libertà di stampa. Purtroppo, in quasi tutti i paesi africani, i media pubblici “…rimangono nella morsa del potere” – si legge nel rapporto RSF. “Generalmente sono contenti di trasmettere la comunicazione del governo senza riflettere la diversità di opinioni nella loro società”.
“La proliferazione di mezzi di comunicazione di cui un numero crescente di paesi può vantarsi offre solo una facciata di pluralismo. La maggior parte dei media rimane strettamente controllata direttamente o indirettamente da circoli vicini al potere, all’opposizione o ad alcuni gruppi di interessi economici”.
Sandro Pintus
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