I genitori di Giulio Regeni indignati:” Il giornalismo morboso non giova alla verità”

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Il team di Africa ExPress
22 aprile 2021

“Proviamo tanta amarezza e sconvolgimento per quel giornalismo morboso, irrispettoso e lesivo del lavoro svolto: lo svelamento di atti di indagine è gravissimo e rischia di mettere a repentaglio incolumità di testimoni, consulenti e avvocati e intralciare il percorso verso la verità e la giustizia”. Non possiamo che condividere integralmente il commento dei genitori di Giulio Regeni, il giovane ricercatore brutalmente assassinato dalle forze di polizia egiziane. Alla vigilia dell’inizio del processo (29 aprile) i signori Claudio e Paola Deffendi, congiuntamente alla propria legale, l’avvocata Alessandra Ballerini, sono stati costretti a richiamare all’ordine i giornalisti italiani chiedendo il rispetto innanzitutto del loro dolore per tutto il male inverto a Giulio dagli aguzzini protetti dalle massime autorità di governo e dagli inquirenti del Cairo.

Non è certo raccontando in modo macabro le torture subite dal giovane ricercatore che i media italiani possono aiutare la famiglia e i magistrati italiani a ricomporre tutte le tessere dell’infame delitto, così come non saranno gli “scoop” e la pubblicazione di verbali e documenti processuali ancora al vaglio degli inquirenti a consentire di dare un volto ai mandanti e ai depistatori del sequestro e della morte di Giulio.

Noi di Africa Express non lo abbiamo fatto né lo faremo mai. E non solo per rispettare la memoria e la dignità di Giulio e la legittima volontà dei genitori, ma perché crediamo che il dovere di una stampa davvero libera e democratica sia quello di continuare a documentare e denunciare i crimini e le gravissime violazioni dei diritti umani e d’espressione che il regime di Al-Sisi perpetua a danno di migliaia di oppositori.

E crediamo altresì che sia altrettanto doveroso continuare a svelare i torbidi intrecci politico-affaristici-energetici e militari tra il regime egiziano e il nostro Paese. Non possiamo consentire infatti che mentre continuano a morire nelle carceri egiziane studenti, giornalisti e innocenti e inconsapevoli cittadini, il complesso militare-industriale italiano, in prima fila Leonardo-Finmeccanica e Fincantieri, prosegua nell’esportazione di sistemi di morte a favore delle forze armate egiziane o, peggio ancora, che il ministero della Difesa e la Polizia di Stato si alternino nel fornire addestramento e supporto tecnico all’esercito e alle forze di polizia di Al Sisi.

Stare accanto alla famiglia Regeni e alla legale di parte civile impone ai giornalisti di ricordare all’opinione pubblica che le maggiori industrie belliche italiane sponsorizzeranno la Fiera degli strumenti di guerra e di morte che il generale Al-Sisi organizzerà a novembre 2021 al Cairo (IDEX 2021), così come negli ultimi due anni si sono moltiplicati i contratti dell’holding del petrolio e del gas a capitale statale (ENI) in Egitto.

Una stampa davvero libera e indipendente, che invoca sinceramente verità e giustizia per Giulio e Regeni e tutte le altre vittime innocenti del regime egiziano, ha il dovere di chiedere che il ministero dell’Interno revochi immediatamente il memorandum di cooperazione con le forze di polizia del paese nordafricano e la sua decisione di rifinanziare il progetto ITEPA che attribuisce alla famigerata Accademia di Polizia del Cairo il compito di formare le unità di frontiera dell’Egitto e di altri paesi africani alla lotta, “contenimento” e repressione dei flussi migratori verso il Mediterraneo.

Noi proveremo a farlo. Per poter continuare a testimoniare tutta la nostra solidarietà alla famiglia Regeni nella sua coraggiosa e ostinata ricerca di giustizia.

Il team di Africa ExPress
@africexp

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