Speciale per Africa ExPress
Luciano Bertozzi
Marzo 2021
L’ Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) ha bocciato la richiesta di India e Sudafrica, appoggiata da decine di altri Paesi e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), di sospendere i brevetti su vaccini e trattamenti anticovid per l’opposizione di USA, Regno Unito, Unione Europea, Giappone, Brasile, Canada, Svizzera, Australia e Singapore. “Siamo di fronte a una pesante e pericolosa battuta d’arresto per il diritto alla salute della comunità mondiale – ha dichiarato Vittorio Agnoletto, portavoce della Campagna Europea Diritto alla Cura. Nessun Profitto sulla Pandemia-Right2Cure -. I governi dei Paesi più ricchi del pianeta – ha aggiunto – si sono assunti una grave responsabilità, che provocherà purtroppo moltissimi altri lutti, che in gran parte, si sarebbero potuti evitare. Mi chiedo se i nostri governanti, quando compiono queste scelte, siano consapevoli di tutte le conseguenze.”
La proposta respinta nei giorni scorsi all’ultima riunione del WTO, consentirebbe, invece, ad altri Paesi e ad altre aziende la produzione dei vaccini. Il trattato istitutivo del WTO prevede deroghe al cosiddetto accordo Trips sulla proprietà intellettuale, in circostanze di “particolare gravità”, ad esempio in caso di pandemia. “Se non ora, quando?”, ha scritto, senza successo, sul quotidiano britannico The Guardian il Segretario dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, alla viglia della riunione.
La portavoce della Commissione per il Commercio, Miriam Garcìa Ferrer, ha affermato che l’Unione Europea “ritiene che il problema dell’accesso ai vaccini non verrà risolto sospendendo i brevetti. I problemi sono legati alla mancanza di una capacità produttiva sufficiente a realizzare le quantità necessarie” di sieri anti-Covid. Per l’Ue occorre “incoraggiare la ricerca e l’innovazione, consentendo nel contempo accordi di licenza che aiutino ad aumentare la capacità produttiva”.
Almeno per ora, quindi la lobby dell’industria farmaceutica ha vinto, facendo presente al neo Presidente Biden, alla vigilia della riunione del WTO, che “congelare i brevetti minerebbe la capacità di risposta globale di fronte alla pandemia». Ad ogni modo il discorso non è chiuso, alla prossima riunione del Consiglio Generale dell’Organizzazione, a giugno, la proposta di sospensione sarà ripresentata.
Non c’è da stupirsi, già un mese fa il G-7 (USA, Regno Unito, Francia, Germania, Canada, Giappone e Italia), nella riunione di febbraio, ha bocciato la proposta. Amnesty International nel commentare la decisione ha stigmatizzato il mancato accesso ai vaccini, dichiarando che se non verrà assicurato un accesso globali, i Paesi ricchi si renderanno responsabili di un abietto fallimento morale che, alla fine, si ritorcerà nei loro confronti. “Nessuno degli stati del G7 sta facendo pressioni sui produttori dei vaccini, dopo averli finanziati con ingenti fondi pubblici, affinché condividano le loro conoscenze e la loro tecnologia attraverso l’Oms consentendo così la produzione di altri vaccini. È scandaloso – ha sottolineato Belay di Amnesty International – che questi stati ricchi, che già hanno incamerato la maggior parte delle forniture di vaccini, impediscano ad altri di produrne di più e salvare dunque più vite umane”.
Il quotidiano economico Il Sole 24 Ore ha stimato i profitti 2021 delle società produttrici di vaccini. Per Pfizer l’anno si chiuderà con profitti per circa 15 miliardi di dollari (+5,3 miliardi rispetto al 2020). Utili record anche per gli altri produttori, che il quotidiano di Confindustria stima complessivamente in 55 miliardi per il 2021. L’avidità delle case farmaceutiche è senza limiti, infatti, nonostante gli elevati profitti, le case produttrici riducono il numero di sieri previsto dai contratti e, addirittura, Pfizer ha annunciato che delocalizzerà la produzione dal Belgio alla Romania con conseguente licenziamento di una quarantina di dipendenti.
A due mesi dalla prima vaccinazione in un Paese ricco, è partita recentemente la prima spedizione di vaccini contro il Covid-19 tramite il programma COVAX, un’iniziativa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per accelerare lo sviluppo e la produzione di vaccini e garantire un accesso giusto ed equo a tutti i Paesi del mondo. “La prima spedizione tramite COVAX – ha dichiarato Silvia Mancini di Medici Senza Frontiere – rappresenta un passo importante per moltiaesi che non hanno ancora ricevuto una singola dose di vaccino contro il Covid-19 e hanno bisogno di questo strumento salvavita per proteggere la propria popolazione. Resta comunque un primo passo insufficiente e tardivo: per colmare questa pericolosa disuguaglianza che può compromettere la lotta alla pandemia, c’è bisogno di un massiccio invio di dosi in molti altri paesi. Ancora oggi il 75% delle dosi di vaccino sono state somministrate in soli 10 paesi del mondo, mentre altri 130 paesi non hanno ricevuto una singola dose”. La carenza di vaccini creerà un grave problema: chi sarà salvato dal Covid con i sieri, solo la nomenklatura locale? Chi sarà escluso dalla somministrazione?
C’è il rischio di una ripetizione di quanto già avvenuto in molti Paesi africani con l’HIV/AIDS, quando milioni di persone sono morte, all’inizio degli anni 2000, per l’impossibilità di curarsi a causa del costo troppo elevato delle cure, stabilito dalle case farmaceutiche che ne avevano il monopolio.
Anche la società civile italiana ed internazionale si sta mobilitando per evitare quello che si potrebbe chiamare “apartheid sanitario”. Nei giorni scorsi sessantasette organizzazioni hanno inviato una lettera aperta al Presidente del Consiglio, Draghi affinchè accogliesse la proposta di India e Sud Africa, ma l’ appello è rimasto senza risposta! E’ partita anche un’analoga petizione europea, già firmata da centomila persone, con l’obiettivo di raggiungere un milione di firme per costringere i Governi nazionali e l’Unione Europea a cambiare posizione.
Qualcosa, tuttavia, si sta muovendo anche sul versante politico.Il Parlamento Europeo ha approvato un emendamento del Movimento 5 Stelle che invita la Commissione a superare gli ostacoli e le restrizioni derivanti dai diritti di proprietà intellettuale. Lo stesso partito e Sinistra Italiana hanno avanzato un’analoga richiesta in Parlamento. Sarebbe il caso che su un tema così di grande rilevanza ci sia un grande dibattito che coinvolga tutti. La pandemia dovrebbe far riflettere, inoltre, sulla necessità della creazione di un’industria farmaceutica pubblica, che non cerchi profitti miliardari.
Il Presidente del Consiglio, alla presentazione del Piano vaccinale, ha dichiarato ultimamente di aver intrapreso azioni forti contro le società produttrici inadempienti, allora perchè non aderire alla sospensione? Per il Governo, cosa deve avere priorità: il diritto alla salute per tutti o i profitti delle case farmaceutiche?
Luciano Bertozzi
luciano.bertozzi@tiscali.it