9 marzo 2021
E’ scoppiato l’inferno a Bata, capitale economica della Guinea Equatoriale, dove domenica pomeriggio è esploso un deposito di munizioni: i morti sono oltre cento e i ferito oltre 600. In realtà – come hanno riferito testimoni oculari ai reporter dell’Associare Press – le deflagrazioni sono state parecchie e sono proseguite ancora durante la notte tra domenica e lunedì.
Il bilancio delle vittime è tutt’ora provvisorio. Le esplosioni del quartiere militare di Nkoantoma a Bata è stata così potente che ha devastato un raggio di 10 chilometri. Interi rioni sono andati completamente distrutti. Abitazioni, edifici pubblici, chiese piene di fedeli in un “tranquillo” pomeriggio domenicale, sono crollati in un attimo, come se fossero castelli di carta.
Bambini che cercavano i genitori, madri e padri disperati vagavano disperati alla ricerca dei loro piccoli, il caos regnava ovunque a Bata. La clinica vicina al campo militare era strapiena di corpi ricoperti di pezzi di vetro e macerie.
Per affrontare l’emergenza, il governo ha convogliato tutti medici del Paese a Bata e ha chiesto alla popolazione di rendesi disponibile per donare il sangue. L’ambasciatore della Guinea Equatoriale accreditato a Parigi ha espresso la sua immensa preoccupazione e ha detto che le autorità di Malabo, la capitale amministrativa, necessitano assolutamente l’aiuto dei Paesi limitrofi e della solidarietà dell’Europa. Sembra che la Spagna invii aiuti umanitari.
Solamente a tragedia consumata, cioè domenica sera, Teodoro Nguema Obiang Mangue, vicepresidente e ministro della Difesa e della Sicurezza e figlio del presidente Teodoro Obiang Nguema, ha rotto il silenzio delle autorità e ha fatto un primo bilancio della strage sul suo account Twitter: 98 morti e 615 feriti.
La città di Bata, la più popolosa città del piccolo Stato centrafricano, ospita quasi la metà degli equatoguineani. Il Paese è ricco di petrolio, ma la maggior parte degli abitanti vive al di sotto della soglia di povertà.
Teodoro Obiang Nguema Mbasogo è ufficialmente il leader africano e mondiale più longevo attualmente in carica, esclusa la regina d’Inghilterra Elisabetta II. È stato riconfermato alle elezioni del 1989, del 1996, del 2002, del 2009 e del 2016 e ne sono stati denunciati ripetutamente e da più voci gli abusi: i diritti umani violati, la cleptocrazia, la repressione di qualsiasi opposizione politica, il nepotismo, la violenza sono parole che a malapena aiutano a descrivere l’agire di Obiang e della sua famiglia.
Il presidente, ha accusato senza mezzi termini gli agricoltori di aver provocato tutto questo disastro, perché, secondo lui, avrebbero dato fuoco alle stoppie, ma non avrebbero vigilato correttamente sull’incendio provocato. Obiang ha biasimato anche i militari e li ha accusati di negligenza per mancata sorveglianza dell’arsenale.
Africa ExPress
@africexp
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