Cornelia I. Toelgyes
6 marzo 2021
Quattro morti e scene di guerriglia urbana in diverse città del Senegal dopo le proteste che si sono protratte per tre giorni in seguito all’arresto di Ousmane Sonko, deputato del maggiore partito all’opposizione, Pastef-Les Patriotes (Les Patriotes du Sénégal pour le travail, l’éthique et la fraternité).
Sonko, che è arrivato terzo con il 15,67 per cento delle preferenze alle presidenziali del 2019, è stato fermato dalle forze dell’ordine mercoledì scorso con l’accusa di disturbo alla quiete pubblica e partecipazione a manifestazione non autorizzata. Ma Sonko è anche indagato per stupro e minaccia di morte, denuncia depositata da una giovane impiegata di un salone di bellezza a Dakar.
Nella maggior parte dei quartieri della capitale sabato mattina è ritornata la calma. Ma la donna che accusa Sonko – hanno denunciato i suoi legali – durante la notte ha avuto la casa incendiata.
Sui social network i senegalesi continuano a manifestare la loro grande indignazione e malcontento per le parole pronunciate venerdì dal ministro degli Interni, Antoine Félix Diome, che ha fermamente condannato ciò che si è verificato in questi giorni, come saccheggi, atti di vandalismo contro edifici pubblici e beni privati. Il ministro ha inoltre annunciato che tutti responsabili di questi atti criminali saranno processati.
Per paura di eventuali nuove proteste, Sonko resta in custodia cautelare fino a domenica, 7 marzo. Secondo i suoi avvocati non potrà essere convocato dal magistrato prima di lunedì, data per la quale è comunque già fissato un nuovo incontro con il giudice per le indagini preliminari per le accuse di stupro e minacce di morte.
In questi giorni i giovani senegalesi hanno espresso tutta la loro rabbia e il loro malcontento. Durante le manifestazioni hanno devastato e saccheggiato negozi, molti commercianti sono disperati perché hanno perso gran parte delle loro merci e quel poco che è rimasto è ormai invendibile, perché, ha raccontato un addetto alle pulizie di Auchan: “Hanno lasciato i rubinetti dell’acqua aperti e tutto si è inzuppato e si deve buttare”.
Ha destato preoccupazione la presenza accanto alle polizia di persone non meglio identificate. Viaggiavano su dei pick-up non immatricolati a Dakar, in coda alle forze dell’ordine. Portavano caschi e, secondo alcune testimonianze, in alcuni casi brandivano bastoni. Chi sono? Qual è il loro obiettivo? Chi li ha reclutati? Sono questioni che poste alle autorità da diverse organizzazioni della società civile.
Sadikh Niass, segretario generale di Rencontre africaine pour la défense des droits de l’homme (Radhho), si è detto perplesso: “Non è chiaro se questi giovani sono stati reclutati dalla polizia o se fanno parte dei partiti al potere”. Il Forum civile, sezione senegalese di Transparency International, ha chiesto chiarimenti al ministero degli Interni.
Alcuni giovani residenti non si spiegano perché sono stati attaccati negozi e supermercati. “Dobbiamo vergognarci per questo. Vogliamo tutti la pace. Ousmane Sanko vuole la pace, Macky Sall (il presidente della Repubblica, ndr) la vuole ”.
Mentre un altro ha spiegato ai reporter di Radio France Internationale di non aver partecipato alle proteste in piazza, pur sostenendo i manifestanti. Anche lui ha condannato i gravi atti di vandalismo. “I giovani protestano perché sono arrabbiati, non c’è lavoro. Il presidente fa del male ai senegalesi. Vogliamo che sia indulgente con la popolazione. Deve ascoltare la gente per governare meglio”.
Anche i senegalesi residenti all’estero hanno fatto sentire la propria voce. Venerdì davanti al loro Consolato di Milano si sono radunate una trentina di persone per protestare contro l’arresto di Sonko.
Intanto non si sono fatte attendere le reazioni della comunità internazionale. La CEDEAO (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Ocidentale) ha condannato le violenze che hanno provocato la morte di 4 persone – secondo le informazioni del ministero degli Interni di Dakar – e ha lanciato un appello alla calma e moderazione a tutte le parti in causa.
E Moussa Faki Mahamat, presidente della Commissione dell’Unione Africana ha espresso grande preoccupazione e in un comunicato ha condannato gli atti di vandalismo e saccheggio. Anche il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres ha detto di essere molto preoccupato e ha chiesto di evitare un escalation dei fatti.
Mentre il Partito Socialista Senegalese, che fa parte della coalizione di governo, teme che la politicizzazione dell’Affaire Sonko sia un pretesto per destabilizzare il Paese. Il Partito Democratico Senegalese dell’ex presidente Abdoulaye Wade, ha specificato di opporsi a qualsiasi forma di imbavagliamento forzato o all’estromissione di un oppositore con metodi non convenzionali. Il raggruppamento politico ha comunque condannato gli atti di violenza e come molti altri, ha fatto appello alla calma e alla moderazione.
Cornelia I. Toelgyes
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