Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 6 marzo 2021
Aggirare l’ostacolo per trovare la soluzione al problema. È ciò che hanno fatto gli scienziati Richard Bucala e Andrew Geall per creare il vaccino contro la malaria efficace sui topi. Un’impresa che fino a ieri era considerata una “mission impossible” ma che è diventato fattibile grazie alla tecnologia dell’RNA. Una rivoluzione, la stessa utilizzata per sviluppare il vaccino contro la Covid-19 che porta di qualche chilometro avanti la realizzazione dei sieri salvavita.
Richard Bucala, medico e docente alla Yale School of Medicine (USA) e Andrew Geall, ricercatore farmaceutico, sono pronti a vincere la guerra contro la malaria. La strada aperta da Pfizer-Biontech e Moderna, e migliorata da Bucala e Geall, diventa il sistema per sconfiggere una malattia considerata fino a ieri invincibile. La difficoltà di sconfiggere il paludismo sta nell’incredibile e geniale strategia del Plasmodio della malaria (Plasmodium malariae) per sopravvivere e continuare a nutrirsi dell’ospite.
Una strategia simile a quella dell’HIV.
Il parassita contiene una proteina che inibisce la produzione di cellule T della memoria, quelle che proteggono dai patogeni incontrati in precedenza. “Nostri studi indicano che il responsabile è la proteina PMIF (fattore inibitorio della migrazione dei macrofagi plasmodici, ndr) – ha spiegato Richard Bucala ad Academic Times – . Impedisce la formazione dei linfociti T ed è per questo che non è stato possibile generare una risposta della memoria al Plasmodium”. L’organismo contagiato non potendo generare queste cellule rende il vaccino inefficace.
Bucala e Geall hanno trovato il sistema che permette al corpo di produrre le cellule T necessarie e quindi viene immunizzato contro la malaria. Sui topi da laboratorio ha funzionato utilizzando la piattaforma saRNA auto-amplificante.
Nelle cellule muscolari dei topi è stato iniettato il vaccino a base di RNA con un ceppo del parassita della malaria privo di PMIF. Gli animali da laboratorio hanno secreto una versione alterata della proteina PMIF, che ha spinto il sistema immunitario ad agire. E a rimanere immune alla malaria.
“I vaccini tradizionali richiedono circa 6 mesi per essere prodotti – scrive Yale Scientific, voce autorevole della Yale School of Medicine. – Altro vantaggio di questo vaccino a base di RNA è che può essere prodotto in un terzo del tempo. E costi di produzione inferiori. Motivo per cui i vaccini a base di RNA sono più efficaci nel trattamento delle pandemie con agenti patogeni che si evolvono rapidamente”.
Il nuovo vaccino non è ancora stato sperimentato su esseri umani ma il 4 febbraio è stata presentata domanda per il brevetto negli Stati Uniti. La ricerca è stata finanziata da Novartis Pharmaceuticals e National Institutes of Health mentre GlaxoSmithKline è l’assegnataria del brevetto. Se il brevetto sarà approvato l’azienda farmaceutica potrà produrre il vaccino e renderlo disponibile al pubblico.
Nel 2019, in Malawi, Ghana e Kenya è stato distribuito il primo vaccino contro la malaria: il Mosquirix (RTS,S/AS01). La sua efficacia arriva al 30 per cento e dopo quattro anni scende al 15 per cento. ma pur essendo bassa per un vaccino, ha salvato migliaia di bambini.
La malaria è una delle malattie più pericolose del pianeta che colpisce soprattutto i bambini con età inferiore ai 5 anni. Secondo dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS-WHO), dal 2000 ad oggi ci sono stati 1,5 miliardi di malati. Nel 2019 i casi di malaria nel mondo sono stati 229 milioni con quasi 409 mila morti. Il 94 per cento dei casi di malaria sono nell’Africa sub-sahariana.
Sandro Pintus
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