Massimo A. Alberizzi
4 marzo 2021
La voce arriva lontana, flebile e, soprattutto, incomprensibile. Ci sono voluti tre giorni per riuscire a stabilire una buona linea che permettesse di capire esattamente tutta la conversazione con il colonnello Placide Niyiturinda, portavoce dell’ala militare del Fronte Democratico per la Liberazione del Ruanda.
L’FDLR è quello che resta dell’esercito ruandese quando al potere c’era Juvénal Habyarimana. Nel 1994 finita la guerra civile e il genocidio si sono rifugiati in Congo dove avevano stabilito le loro basi arretrate. In particolare, il loro quartier generale si trovava a Mugunga Camp ai bordi del Lac Vert dove avevo incontrato i leader del movimento, compreso il colonnello Niyturinda. Infatti, appena gli ricordo il meeting, l’ufficiale assume un atteggiamento cordiale e amichevole.
Subito dopo l’assassinio dell’ambasciatore Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e del loro autista Mustapha Milambo, il 22 febbraio scorso, il ministero dell’Interno congolese aveva accusato i ribelli hutu dell’FDLR di aver organizzato l’attacco. Il colonnello Niyturinda invece ribalta le accuse e le riversa sui militari tutsi dell’esercito ruandese e sui congolesi dell’esercito regolare, le FARDC (Forces Armées de la République Démocratique du Congo).
Dall’intervista emerge chiaramente che – secondo il movimento hutu – l’attacco all’ambasciatore e ai suoi compagni sia un’esecuzione pianificata e non una sparatoria. Una versione che non contraddice quanto emerge da una lettura approfondita dei social congolesi ma che, ovviamente, è lontana da una verifica indipendente,
Colonnello Placide dove si trova in questo momento?
Dalle parti di Rutshuru nella foresta. Qui abbiamo uno dei nostri campi e sono qui con i nostri combattenti
Ecco qui sotto la registrazione di una parte dell’intervista al colonnello dell’FDLR
Perché il Fronte Patriottico Ruandese (cioè l’esercito ruandese) e la FARDC (l’esercito congolese) si sono alleati? Quali sono i motivi che li tengono assieme?
Si sono alleati per saccheggiare assieme le risorse naturali del Congo. E massacrare i rifugiati ruandesi. Il Ruanda non vuole andarsene via da questo Paese e ci resterà finché noi non libereremo il Ruanda dal regime di Paul Kagame. FPR e FARDC hanno una comunanza di interessi che li tiene assieme: interessi economici. Ma i ruandesi sono geograficamente più vicini dei kabilisti (i sostenitori del governo di Kinshasa) e quindi sono più pericolosi.
Quello all’ambasciatore italiano è stato un attacco mirato? L’ambasciatore è stato colpito per caso o qualcuno voleva ucciderlo?
Mirato sì, certamente. E poi premeditato e bene organizzato. Gli assalitori hanno agito con sicurezza e determinazione. A colpo sicuro.
Voi credete che possano essere stati loro, cioè l’FPR o le FARDC, ad assalire il convoglio dell’ambasciatore italiano?
Su questo non ci sono dubbi. A uccidere l’ambasciatore è stato l’esercito ruandese che ha organizzato l’assalto e l’ha ammazzato. I congolesi hanno avuto più un ruolo di intelligence.
Chi può aver avuto l’interesse a uccidere l’ambasciatore italiano?
Kigali per trovare un alibi che gli permettesse di trovare una scusa ufficiale per tornare in Congo, intervenire qui ancora più profondamente. Insomma, si sono costruiti un pretesto in più per saccheggiare le risorse naturali e per derubare le ricchezze del territorio, di cui questa parte del Paese abbonda.
Avete unità miliari dell’FDLR nella zona tra Ritshuru e Goma?
Certamente; siamo sistemati nella foresta e i nostri uomini si trovano in diverse basi.
I rapporti raccontano che in quell’area operano parecchie milizie: mi sa dire quali sono le più forti e ben armate?
Ci sono i gruppi legati all’M23, un movimento formato dai tutsi congolesi, i Mamba, banditi inquadrati dai servizi di sicurezza ruandesi, che operano tra Rutshuro e il villaggio di Kibumba, dov’è avvenuto l’attacco al vostro ambasciatore. E’ difficile stabilire chi sono i più forti. Comunque, probabilmente, quelli armati dal regime di Paul Kagame.
Ci sono anche gruppi legati al regime di Kagame?
Certamente l’M23 dipende direttamente e prende ordini da Kigali dal generale Laurent Nkunda che ora si è rifugiato in Ruanda. Poi ci sono i Raïa Mutomboki e le milizie dei guerrieri tradizionali mai-mai.
Le milizie di Laurent Nkunda, quindi, sono ancora presenti nel Kivu?
Si, anche se la maggioranza è stata integrata nell’esercito congolese.
L’esercito di Kigali è ancora presente nella zona di Goma, Rutshuru, Beni, Butembo?
Si sono presenti dappertutto in Congo. Ma poi con loro ci sono le milizie islamiste dell’ADF, che arrivano dall’Uganda. Complici al piano di aggressione contro il Congo sono la maggior parte degli ufficiali strategicamente schierati nella parte orientale del Paese per uno scopo preciso: creare uno spazio sicuro per il Ruanda nella RDC e permettergli di perpetuare la sua occupazione e quindi saccheggiare tutti i tipi di risorse minerarie.
Continui pure per piacere.
L’assassinio dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio può anche avere una buona correlazione con quanto avvenuto recentemente nell’esercito. il colonnello Charles Sematama ha disertato pochi giorni fa: comandava il 3411° reggimento della FARDC ed era, fino a poco prima, il diretto capo gerarchico del colonnello Claude Rusimbi, denunciato da diverse fonti come l’organizzatore di questo spregevole assassinio.
Massimo A. Alberizzi
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