Cornelia I. Toelgyes
26 febbraio 2021
Ci risiamo. Stavolta il sequestro è avvenuto nel nord-ovest della Nigeria e gli uomini armati – probabilmente affiliati a Boko Haram o a qualcuno dei grumi suoi satelliti – si sono portati via, secondo le ultime informazioni, ben oltre 400 studentesse della Jangebe Government Girls’ Secondary School, un college statale situato a Talata Mafara, nel Zamfara state.
Un insegnante della scuola ha riferito a Dayli Trust, un quotidiano nigeriano online, che dopo il rapimento di stanotte sono rimaste solo 50 collegiali nell’edificio. L’istituto è frequentato da 600 ragazze, dunque il numero delle giovanissime rapite potrebbe essere ben più elevato di quanto stimato inizialmente.
Anche se il governo di Abuja ha confermato e condannato il nuovo sequestro di massa, non è ancora ben chiaro come si sono svolti i fatti. Si sa che i rapitori hanno ucciso un vigilante all’entrata della scuola. Poi, secondo alcuni testimoni, gli uomini, pesantemente armati, siano entrati a piedi; altri, invece sostengono che siano arrivati con vetture Hilux (Toyota) e in sella alle solite moto. Insomma, regna ancora una gran confusione. Ma certo è che centinaia di ragazze sono state rapite e alcune di loro hanno dovuto seguire i loro aguzzini a piedi, secondo le testimonianze raccolte da alcuni insegnanti che hanno preferito mantenere l’anonimato.
Immediatamente è iniziata la caccia ai terroristi: vigilanti e forze di sicurezza locali stanno cercando le studentesse. Molti genitori, dopo aver appreso il sequestro delle proprie figlie, presi dallo sconforto e dalla rabbia, hanno danneggiato la scuola, buttando giù porte e finestre. Quei pochi genitori che hanno ritrovato le proprie figlie sane e salve, in un primo momento non hanno potuto portarle a casa. Solo dopo insistenze hanno ottenuto le necessarie autorizzazioni.
Il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) in un comunicato ha fortemente condannato questo nuovo attacco e ha sottolineato che fatti del genere sono una grave violazioni dei diritti dei minori.
E Peter Hawkins, rappresentante di UNICEF nella ex colonia britannica, ha sottolineato che l’Organizzazione sta collaborando per stabilire l’esatto numero delle ragazze rapite e ha aggiunto: “Chiediamo ai responsabili di questa ennesima aggressione di rilasciare immediatamente le studentesse e al governo nigeriano di fare tutto il possibile affinché tutti i minori ancora in mano ai loro aguzzini tornino a casa sani e salvi”.
Insomma il governo di Abuja non riesce ancora, dopo anni di lotta contro i terroristi locali, a proteggere le scuole, fare in modo che giovani e giovanissimi, possano seguire le lezioni in sicurezza e tranquillità.
Anche Mercy Gichuhi, direttore di Save the Children Nigeria, ha espresso grande sconforto: “Questi frequenti attacchi alle scuole nel nord del Paese non sono accettabili”.
Il primo sequestro di massa è avvenuto nel lontano 2014, quando miliziani di Boko Haram rapirono centinaia di studentesse a Chibok, nel Borno State. Di molte di loro si è persa ogni traccia, non sono mai più ritornate a casa.
Solo la scorsa settimana altri ragazzini sono stati rapiti e prima di loro altri ancora. Abuja aveva detto di essere in trattative con i sequestratori e che sarebbero tornati a casa quanto prima. Intanto nessuna traccia degli alunni e dei membri dello staff rapiti insieme a loro.
Responsabile dei maggiori sequestri è ovviamente il gruppo Boko Haram, guidato dal 2009 da Abubakar Shekau. Ma anche ISWAP (acronimo per Islamic State West Africa Province), una fazione che si è staccata dallo storico raggruppamento terrorista nigeriano nel 2016, ha concentrato parte delle sue attività in rapimenti . E proprio pochi giorni fa i “cugini” si sono affrontati in una battaglia diretta a Sunawa, località tra il Niger e la Nigeria. Lo ha reso noto Al Thabat, media affiliato ad al Qaeda. Molti miliziani di ISWAP sono stati uccisi. Lo scontro si è verificato mentre lo storico gruppo stava cercando di riprendersi le donne che ISWAP aveva rapito dalle basi di Boko Haram.
Eppure Muhammadu Buhari, presidente della ex colonia britannica, ha ripetute mille volte di voler mettere in campo tutte le forze possibili per sconfiggere i terroristi. Appena salito al potere nel marzo 2015, il presidente, ex golpista del 1983, aveva solennemente dichiarato che avrebbe annientato Boko Haram entro il 31 dicembre dello stesso anno. Eppure i miliziani di Boko Haram sono ancora all’opera e i loro continui attacchi atterriscono la popolazione, che continua a fuggire dalle proprie abitazioni.
Cornelia Isabel Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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