Africa ExPress
Niamey, 25 febbraio 2021
Secondo i risultati provvisori del ballottaggio che si è svolto domenica scorsa in Niger Mohamed Bazoum, ha vinto con il 55,75 per cento delle preferenze. L’oppositore, Mahamane Ousmane, che si è fermato al 44,23 per cento ha subito contestato la vittoria del suo avversario, e ha parlato di irregolarità, in particolare nella regione di Tahoua nel sud-ovest della ex colonia francese. La partecipazione al voto è stato del 62,91 per cento. Al primo turno delle presidenziali, che si è svolto alla fine di dicembre 2020, Bazoum aveva raccolto il 39 per cento delle preferenze, mentre Ousmane il 17.
I supporter dell’opposizione non hanno accolto di buon grado “la sconfitta” e all’indomani della proclamazione dei risultati, sono scesi nelle strade e nelle piazze della capitale Niamey. Nel centro della città sono stati bruciati pneumatici e alcune stazioni di servizio sono state vandalizzate. Le autorià hanno immediatamente ridotto l’accesso a internet. Ieri sera è poi ritornata la calma e il procuratore generale ha fatto sapere che in seguito ai disordini sono state fermate diverse persone. Tra questi anche Moumouni Boureima, detto Tchanga, ex capo di Stato maggiore dell’ex presidente Mamadou Tandja (al potere dal 1999 al 2000, deposto da un golpe militare). Secondo le autorità Tchanga sarebbe uno dei fautori dei disordini.
Bazoum, delfino del Capo di Stato uscente, Mahamadou Issoufou, entrambi del partito al potere Parti Nigérien pour la Démocratie et le Socialisme (PNDS-Tarayya), mentre Ousmane, ex presidente in carica dal 1993-1996, è il fondatore del raggruppamento politico Renouveau Démocratique et Républicain (RDR Tchanji). L’opposizione sostiene di essere in testa al ballottaggio con il 50,3 per cento e che userà tutti mezzi legali per far riconoscere la propria vittoria.
I risultati, ha sottolineato Issaka Souna, presidente di CENI (Commissione elettorale nazionale indipendente) restano provvisori finchè non si pronuncerà la Corte costituzionale.
Durante il ballottaggio, che in gran parte del Paese si è svolto nella calma, nella regione di Tillabéri, zona delle tre frontiere (Niger, Mali, Burkina Faso), già fortemente scossa da frequenti attacchi dei terroristi del Sahel, sono morti 7 scrutatori di CENI (presidenti di seggi e rispettivi segretari) e altri 3 sono rimasti feriti, mentre si recavano al lavoro). Di conseguenza alcuni uffici elettorali non sono stati aperti e i cittadini non hanno potuto recarsi alle urne. La vettura degli impiegati di CENI è esplosa dopo aver urtato una mina nel territorio del comune di Dargol.
Il ministro degli Interni, Alkache Alhada, ha duramente condannato l’agguato, apostrofando i responsabili come antidemocratici, gente che vuole instaurare terrore e ha aggiunto: “Non accettiamo in questo Paese una dittatura medievale”.
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