Massimo A. Alberizzi
22 febbraio 2021
L’attacco è stato improvviso in pieno parco nazionale del Virunga ed è sembrato un’esecuzione in piena regola. L’auto su cui viaggiava l’ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, è caduta in un’imboscata tesa dai ribelli dell’FDLR (Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda) sulla strada che collega Goma (città rivierasca sulla sponda nord del lago Kivu) a Rutshuru, in direzione del Lago Alberto, zona ricca di petrolio ancora non del tutto sfruttato.
La dinamica dell’aggressione non è ancora chiara ma dai primi riscontri – come ha raccontato lo stringer del Fatto Quotidiano a Goma – non sembra ci siano dubbi che l’obbiettivo fosse l’ambasciatore italiano. Un commando di miliziani ha assalito il piccolo convoglio sparando all’impazzata sull’auto. Il nostro rappresentante diplomatico e il carabiniere di scorta, Vittorio Iovacci, sono rimasti gravemente feriti. Morto sul colpo, invece, l’autista congolese, dipendente dell’ONU.
Questo video è stato girato immediatamente sul luogo dell’incidente, che viene chiamato
dalla gente “Le tre antenne”. Un grande quotidiano italiano l’ha pubblicato sostenendo
proditoriamente di averlo in esclusiva. Falso: il video circola da ieri sera sui social e sui siti
congolesi e ruandesi
Via walkie-talkie i passeggeri delle altre auto del piccolo convoglio hanno avvisato sia i ranger del parco, sia i militari del contingente Monusco. Intanto l’ambasciatore e la sua guardia del corpo sono stati caricati su un pick-up e trasferiti all’ospedale da campo delle Nazioni Unite (gestito dall’esercito indiano a Goma) ma sono spirati durante il tragitto.
“E’ come se gli aggressori sapessero già chi viaggiasse in quell’auto – ha spiegato il nostro stringer -. Attanasio il giorno prima era stato a Bukavu (altra città sul lago Kivu, ma sulla sponda sud, ndr) e aveva incontrato i maggiorenti e i leader della zona. Era un uomo cordiale e molto alla mano, per cui era stato accolto con simpatia. Anche a Ritshuru, dove era diretto, avrebbe dovuto vedere i capi locali e inaugurare alcune strutture donate dall’ONU, tra cui una scuola.
“Ma tra la popolazione qualcuno ce l’aveva con gli italiani. Molta gente qui è convinta che siano stati firmati dei contratti di estrazione petrolifera tra ENI e governo centrale di Kinshasa. E i notabili del posto, rimasti a bocca asciutta, hanno minacciato ritorsioni e vendette”. Una motivazione agghiacciante
L’ambasciatore Attanasio, che era originario di Saronno e si era laureato in Bocconi, viaggiava su una 4×4 del World Food Programme, l’agenzia delle Nazioni Unite incaricata di combattere la fame, sulla pista che da Goma porta a Ritshuru, attraverso il parco nazionale del Virunga, una zona incantevole e surreale, circondata da vulcani attivi, come l’imponente e spettacolare Nyiragongo.
L’area è pattugliata delle forze del contingente internazionale della Monusco (la Missione delle Nazioni Unite per la Stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo) ma non è per niente sicura. La foresta tropicale pullula di gruppi di ribelli, per lo più criminali assassini senza scrupoli, il cui compito principale è taglieggiare le popolazioni locali assalendo i poveri villaggi, ammazzando gli uomini, stuprando le donne e rapendo i bambini che vengono arruolati di forza nelle milizie.
“Sembra un attentato ben organizzato e pianificato – è stato il commento di un italiano raggiunto per telefono a Goma -. Chi sapeva che l’ambasciatore sarebbe passato di lì questa mattina? E’ vero che quella strada è pericolosa e non si capisce bene perché l’ambasciatore l’ha percorsa senza scorta”.
A questa domanda risponde un documento diffuso dal WFP: “L’attacco è avvenuto su un percorso dove era stata concessa l’autorizzazione di viaggiare senza scorta di sicurezza”.
Dura e critica la replica del generale Aba Van Ang, commissario provinciale della polizia congolese, che accusa il nostro diplomatico: “Un ambasciatore, non può venire in un Paese straniero e muoversi senza avvisare i servizi di sicurezza per provvedere alla sua protezione”.
Da parte sua, il governo congolese comunica che seguirà con diligenza il caso: “Prometto al governo italiano che faremo tutto il possibile per scoprire chi c’è dietro questo spregevole omicidio”, ha detto Marie Ntumba Nzeza, capo della diplomazia congolese, nel primo pomeriggio.
Quel tratto di strada è battuto dalle milizie ruandesi dell’ FDLR, i resti dell’esercito, formato da hutu, responsabile del genocidio del 1994. Sconfitti allora dai ribelli del FPR (Fronte Patriottico Ruandese a maggioranza tutsi), si erano rifugiati in Congo e da lì avevano lanciato attacchi verso il loro Paese. Ma non solo: in questi anni si sono dedicati ad attività di sfruttamento delle risorse minerarie del territorio congolese: oro, diamanti, coltan e altro.
Ma sono rimasti tagliati fuori dal ricco business del petrolio, gestito direttamente dal governo centrale congolese. L’assassinio del nostro ambasciatore – se l’ipotesi dell’attacco mirato fosse confermata – sarebbe un messaggio diretto: “O parlate anche con noi e ci date parte delle royalty, oppure non riuscirete mai a sfruttare i giacimenti”.
Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
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