Cornelia I. Toelgyes
10 febbraio 2021
Il coronavirus ha paralizzato i lavori del parlamento del Ghana. Il portavoce dell’Assemblea nazionale, Alban Bagbin, ha annunciato ieri che le sedute non riprenderanno prima del 2 marzo prossimo.
Una pausa necessaria, visto che 17 onorevoli e ben 151 membri dello staff sono risultati positivi a covid-19. “E, d’accordo con il presidente, Nana Akufo-Addo, rieletto lo scorso dicembre, le sedute dell’Assemblea saranno sospese per ben tre settimane, mentre continueranno le consultazioni con il comitato parlamentare per la formazione del nuovo governo”, ha specificato Bagbin.
Il mese scorso, durante le fasi dell’elezione del portavoce parlamentare, è dovuto intervenire l’esercito per sedare una bagarre scoppiata tra i vari partiti. Il nuovo Parlamento è praticamente diviso tra i due principali partiti, in quanto quello del presidente, New Patriotic Party si è aggiudicato 137 seggi, mentre quello dell’opposizione, National Democratic Congress, 136 e tale situazione rischia comunque di rallentare, se non portare a una fase di stallo i lavori, a prescindere dalle attuali “vacanze” forzate.
Il Paese ha registrato ben 72.328 casi positivi, tra questi oltre 65mila sono guariti, mentre i morti sono stati finora 472. La situazione nel Paese è preoccupante e il 31 gennaio il presidente, in un discorso alla nazione, ha vietato assembramenti ovunque. Chiusi teatri, cinema, concerti, spiagge, night club, pub, mentre il limite massimo per i funerali privati è stato fissato a 25 partecipanti ai funerali privati e vietati i matrimoni fino a data da definire.
I casi di covid-19 sono in aumento in tutto il continente. Infatti, Felix Tshisekedi – capo di Stato della Repubblica Democratica del Congo, in occasione del 34esimo vertice dell’Unione Africana dove è stato incoronato presidente di turno per l’anno 2021 dell’istituzione, succedendo al sudafricano Cyril Ramaphosa – durante il discorso d’apertura ha sottolineato che la lotta contro la pandemia è tra le priorità che il continente dovrà affrontare.
Il vertice dell’UA si è tenuto lo scorso fine settimana in video conferenza, proprio a causa della pandemia e durante questo meeting è stato rieletto per un secondo mandato Moussa Faki Mahamat come presidente della Commissione dell’UA.
Solo un anno fa, all’inizio della pandemia che ha registrato il primo contagio in Egitto – un turista tedesco, deceduto in un ospedale di Hurghada, città balneare sul Mar Rosso – si era temuto che nel continente potesse verificarsi uno scenario apocalittico per via del sistema sanitario fragile e vulnerabile in molti Paesi. Per fortuna le peggiori previsioni non si avverate. Secondo il Centro di controllo e la prevenzione delle malattie dell’UA (Africa CDC), l’incidenza dei casi covid-19 è del 3,5 per cento a livello mondiale e quella dei decessi del 4 per cento.
In una recente intervista, il presidente della Commissione ha denunciato l’accaparramento dei vaccini. Molti Stati ricchi cercano di accaparrarsi il maggior numero possibile di dosi, anche più di quante ne necessitano effettivamente. Il continente africano ha comunque bisogno di 1,5 miliardi dosi per vaccinare almeno il 60 per cento degli abitanti, ossia 1,3 miliardi di persone, sperando in una immunizzazione collettiva.
Ma l’Africa ha molti altri problemi da risolvere in questo preciso momento storico. Certo, la pandemia è al primo posto, ma la crisi che attualmente ha colpito il Corno d’Africa no va assolutamente sottovalutata. La guerra nel Tigray non è di facile soluzione, visto che il primo ministro etiopico, Abiy Ahmed, ha rifiutato qualsiasi mediazione da parte dell’UA.
Il Consiglio di Pace e Sicurezza ha finora affrontato solo marginalmente il conflitto che si sta consumando nelle due province anglofone del Camerun e così pure la questione dei jihadisti nel nord del Mozambico. Insomma sarà un anno di lavoro intenso per i dirigenti dell’Unione Africana.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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