Fatou Bensouda, procuratore della Corte Penale Internazionale dell'Aja
Fabrizio Federici
L’Aja, 4 febbraio 2021
La Corte Penale Internazionale dell’Aja – informa Keystone-ATS – ha stabilito di avere pienamente giurisdizione sui territori occupati di Palestina, e, quindi di avere il diritto d’aprire un’inchiesta penale sia contro Israele che contro Hamas, per “crimini di guerra” in Cisgiordania, Gerusalemme est e a Gaza. La decisione – presa a maggioranza di due a uno dai giudici dell’organismo – ha scatenato l’ira di Israele e il plauso dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp): la quale aveva fatto del ricorso alla Corte dell’ Aja, uno dei punti essenziali dell’”intifada diplomatica” aperta, contro Israele, negli ultimi 5 anni.
Una scelta che accoglie, in sostanza, la tesi di base dell’inchiesta preliminare del 2019 del procuratore della Corte, Fatou Bensouda, decisa a perseguire ambo le parti, israeliani e Hamas, per il conflitto del 2014: anno che vide soprattutto l’ultima, pesante offensiva militare di Israele contro le posizioni di Hamas a Gaza. E che rigetta le posizioni di Tel Aviv: che non riconosceva alla Corte la potestà di intervenire sostenendo che la Palestina non è uno Stato (come invece riconosciuto sul piano internazionale, negli ultimi anni, ormai da molti governi).
“Oggi – ha accusato il premier dello Stato ebraico, Benyamin Netanyahu – si è dimostrato ancora una volta che la Corte è un’istanza politica e non giudiziaria. Ignora i crimini di guerra veri e perseguita invece lo Stato di Israele dotato di un forte regime democratico e che rispetta lo stato di diritto”. Una mossa, ha concluso Netanyahu, che “va contro il diritto dei Paesi democratici di difendersi dal terrorismo”.
Opposta la reazione dell’Anp: “Una vittoria – ha esultato il ministro degli affari civili Hussein Al-Sheikh – della verità, della giustizia, della libertà e dei valori morali del mondo”. La Corte nella sua sentenza ha stabilito che “la Palestina si qualifica come lo Stato sul cui territorio” sono avvenuti i fatti in questione. E che inoltre “la giurisdizione territoriale della Corte sulla situazione in Palestina, uno Stato membro dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, si estende ai territori occupati da Israele dal 1967”.
Le motivazioni di oggi hanno accolto il punto di vista del procuratore Bensouda: che nel 2019 – pur convinta che la Corte avesse per diritto quella giurisdizione, in base al Trattato di Roma del 1998 – chiese un giudizio dirimente. Ora toccherà a lei decidere se dare seguito all’inchiesta preliminare del 2019 e incriminare Israele e Hamas per crimini di guerra: tutto lascia pensare che lo farà. Il mandato della Bensouda come procuratore scade a giugno prossimo.
Human Rights Watch ha definito la decisione “fondamentale” e Balkees Jarrah, direttore associato per la giustizia internazionale, ha affermato che “si offre finalmente alle vittime di gravi crimini una reale speranza di giustizia dopo mezzo secolo di impunità”.
Fabrizio Federici
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