Africa ExPress
23 gennaio 2021
Da quando mondo è mondo stupri, violenze sessuali e fame sono vere e proprie armi da guerra. E succede anche oggi, nel 2021, nel Tigray. Pamela Patten, rappresentante speciale del segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, per le violenze sessuali nei conflitti, è davvero indignata per quanto accade nel Tigray, dove, dal 4 novembre 2020, si sta consumando un violento conflitto tra le forze governative etiopiche e i “ribelli” del TPLF (acronimo inglese per Tigray People’s Liberation Front).
La Patten ha chiesto a tutte le parti coinvolte nella guerra di vietare tassativamente stupri, aggressioni a sfondo sessuale e di mettere fine quanto prima a tutte le ostilità. Le notizie giunte sul tavolo della rappresentante speciale sono a dir poco agghiaccianti. Soprattutto a Makallé, il capoluogo del Tigray si consumano violenze sessuali di ogni genere e è davvero allarmante il fatto che persino membri della stessa famiglia con minacce sono costretti a abusare dei propri congiunti. E non solo, approfittando della penuria di cibo e di beni di prima necessità, i militari obbligano le donne a concedere loro favori sessuali in cambio di prodotti essenziali per sopravvivere.
E i pochi ospedali aperti hanno confermato un incremento notevole di richieste di contraccettivi d’urgenza e test per malattie sessualmente trasmissibili (MST). Due segnali importanti, indici di violenze sessuali.
Tolleranza zero per tutti questi crimini e concessione immediata dei permessi di accesso totale agli operatori umanitari e ai difensori dei diritti umani, sono le richieste avanzate dalla rappresentante dell’ONU. E OCHA, Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, ha confermato che, malgrado ben due accordi stipulati con il governo etiopico, è davvero ancora difficile far passare i convogli. Almeno un terzo delle richieste vengono bocciate, e si deve sottostare a lunghe trafile di inutile attesa per ottenere pochi lasciapassare. Poi, una volta sul campo, i camion con inutili pretesti vengono spesso fermati dai militari di stanza in Tigray.
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