20 gennaio 2021
Bobi Wine, ex candidato alla presidenza, è agli arresti domiciliari dal 14 gennaio, quando, appena tornato dal seggio dove aveva appena votato, ha trovato la sua abitazione circondata dai militari.
L’ambasciatrice degli Stati Uniti, Natalie E. Brown, accreditata a Kampala dallo scorso novembre, non ha potuto incontrare l’oppositore del regime, Bobi Wine. Una volta arrivata davanti al cancello della sua abitazione, la donna è stata bloccata dalle forze di sicurezza che le hanno intimato di andarsene.
Le autorità ugandesi hanno accusato gli Stati Uniti di interferenze post elettorali. La Brown – diplomatico esperto, che prima della sua nomina come ambasciatrice in Uganda è stata Chargé d’Affaire ad Asmara, la capitale dell’Eritrea – sul suo account facebook ha fatto sapere che voleva solamente accertarsi delle condizioni di Bobi Wine, all’anagrafe Robert Kyagulanyi L’ex popstar si era lamentato di non avere sufficiente cibo in casa.
Ovviamente l’interesse della Brown per la salute del maggiore oppositore del regime al potere è stato fortemente criticato e il portavoce del governo, Ofwono Opondo, ha intimato all’ambasciatrice di rispettare le regole diplomatiche.
Va precisato che dal suo arrivo a Kampala, la Brown ha criticato più volte il comportamento del potere nei confronti degli avversari politici durante la campagna elettorale e non ha nemmeno apprezzato gli arresti domiciliari ai quali è sottoposto Wine, anche se Kampala sostiene che tale misura sia stata applicata esclusivamente per la sua protezione personale.
Dalle pagine di un giornale che sostiene il governo, il portavoce ha sostenuto che le critiche della Brown sono infondate e che in materia di democrazia l’Uganda non ha bisogno di lezioni da Washington.
Yoweni Museveni ha vinto le presidenziali per la sesta volta con il 59 per cento delle preferenze, mentre il suo maggiore avversario, Wine, si è fermato al 35 per cento.
Africa ExPress
@africexp
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