Costantino Muscau
11 gennaio 2021
Due icone dello sport si sono spente a pochi giorni di distanza e il Madagascar è in lutto. Al dolore si è aggiunta, però, una sorta di offesa Due alla memoria di chi ha dato tanto onore al proprio Paese.
Dominique Rakotorahalahy e Ferdinand Rafalimanana non erano accomunati solo da un cognome chilometrico e quasi impronunciabile (almeno per noi europei). Li univa una stessa aura da leggenda.
Dominique Rakotorahalahy è deceduto a 76 anni il 7 gennaio nella sua terra natale, Ambositra (città delle rose, è definita). Era un recordman del salto con l’asta negli anni ’70. Il suo limite è rimasto imbattuto per 39 anni, fino al 10 aprile 2009 quando lo superò Ali Kame con 4,44 metri. Quella di Dominque comunque resta la seconda migliore performance malgascia di tutti i tempi. La sua fama risaliva alle Olimpiadi messicane del 1968 quando gareggiò nella proibitiva specialità del Decathlon. Nel 1973 difese i colori nazionali anche ai Giochi Africani di Lagos. Poi divenne allenatore nazionale. “Dominique ha dato un tocco di nobiltà alla nostra atletica”, ha commentato Newsmada.
Sempre agli anni ’70 risale l’epoca d’oro di Ferdinand Rafalimanana, unanimemente giudicato il più grande portiere della storia del calcio malgascio. Non a caso il suo soprannome Gôly Be veniva scherzosamente storpiato in Goal. Quei goal che ha cercato di non prendere nella sua luminosa carriera trascorsa nelle prestigiose squadre locali: il Fortior Club de la Côte Ouest, della città turistica Mahajanga (dove esordì), il Sotema (pure di Mahajanga), la Dynamo di Fima (Antananarivo). “Ma soprattutto a livello internazionale, facendo conoscere il Madagascar in tutta l’Africa continentale grazie alle sue prodezze tra i pali”, ha commentato Lucien Luc Randrianantenaina, senatore e vicepresidente della Federazione calcistica malgascia (la FMF). “Purtroppo – come ha commentato Nigrizia, che ha dato per prima la notizia del decesso – l’ultima parata non gli è riuscita”.
Si è spento, infatti, a Bordeaux, in Francia, nella notte tra il 29 e il 30 dicembre scorsi, proprio nel giorno del suo sessantasettesimo compleanno. “Gôly Be faceva parte – ha scritto Actu.orange – di una generazione indimenticabile. Per citare i più illustri: Kiki, Alban e Baovola”. Ma anche Thomas Be, Younouss, Lala Be, Rakotovao, Rabearisoa….
“Avrebbe potuto legittimamente pretendere di giocare in un grande club europeo – ha ricordato L’Express de Madagascar – ma ha preferito restare nel suo Paese per difendere l’onore nazionale”. Le imprese che lo hanno immortalato nell’isola risalgono alla fine degli anni Settanta con la nazionale chiamata oggi Barea (una specie di zebù), ma allora nota come il Club M, allenato dal tecnico tedesco Peter Schnittger (1978-1985). Con Rafalimanana, c’erano tutti i migliori scorpioni (appellativo dei giocatori della nazionale) e il Club M ottenne i successi più prestigiosi fermando due superpotenze del calcio africano come l’Egitto e il Camerun. Grazie ai miracoli di Gôly Be fra i pali.
Solo alla fine della carriera, spinto dalla figlia Stella, Ferdinand è giunto in Europa, andando a vivere a Bordeaux, città dell’ex campione e allenatore Alain Giresse, cui il portiere era molto legato. Proprio la figlia Stella in un comunicato ha dichiarato: “È incredibile l’affetto che abbiamo ricevuto in questi giorni da tutti gli sportivi malgasci. Ovviamente non avrei mai voluto dirlo, ma la morte di mio padre è stata occasione di unione, anche sociale. Tutti i malgasci hanno reso omaggio ad un uomo che ha fatto la storia sportiva del nostro Paese, andando oltre e superando le diversità, uniti e solidali”.
Purtroppo la scomparsa di Ferdinand è stata oscurata da un episodio paradossale e poco onorevole: la difficoltà a riportare in patria la salma di Rafalimanana. Per farlo erano necessari 8 mila euro, ma nessuna istituzione pubblica si è fatta avanti – fino al momento in cui scriviamo – a finanziare l’estremo omaggio. Dopo la cerimonia funebre religiosa svoltasi l’8 gennaio a Bordeaux nella chiesa cattolica di Notre-Dame de Talance, la famiglia dell’ex portiere si è vista costretta a lanciare una sottoscrizione sulla piattaforma Leetchi.com.
Il fatto ha provocato sdegno fra i tifosi ed ex calciatori che, attraverso la loro associazione (ASEFIMA), hanno sostenuto la raccolta fondi e organizzato una commemorazione per l’8 e 9 gennaio ad Analakely (Antananarive) davanti alla stele Jean Ralaimongo, dedicata alla figura dell’omonimo nazionalista, in modo da stimolare l’intervento pubblico.
“Per tutto quello che ha fatto per i nostri colori, Ferdinand merita un nostro, ultimo regalo. Goly Be deve ritornare a casa sua. E’ il grande vecchio che ha portato in alto i colori della nostra terra – ha dichiarato Menahely Rufin, presidente dell’Asefima -. Daremo i soldi raccolti direttamente alla figlia. Fernand voleva essere sepolto e qui e lo sarà”. Ad Anjabe, nel distretto di Andritsara.
All’iniziativa ha preso parte, sabato 9 gennaio, anche Nicolas Dupuis, 53 anni, l’attuale commissario tecnico (francese) della nazionale: “Ha fatto la storia del Madagascar tra gli anni ’70 e anni ’90. Il supporto alla famiglia è doveroso”.
Amaro il commento de L’Express: “Quasi tutti i grandi sportivi subiscono questa sorte. Finita la loro carriera, sono abbandonati a se stessi. Ferdinand non è un caso isolato”. E ricorda lo sprinter Jean-Louis Ravelomanantsoa, finalista olimpico ai 100 metri di Città del Messico, “il più grande atleta malgascio di tutti i tempi vittima dell’indifferenza delle autorità fino alla morte nel settembre 2016. Il ministro dello Sport dell’epoca non sapeva neppure chi fosse”.
Con Gôly Be – conclude il giornale – ora se ne è andato anche un altro grande nostro atleta di quella stessa epopea del 1968, Dominique Rakotoirahalhay: avranno le esequie degno del loro rango?
Costantino Muscau
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