Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
24 dicembre 2020
Ormai gli sfollati a Cabo Delgado, estremo settentrione del Mozambico, sono diventati oltre 560 mila. La conferma è arrivata la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri mozambicano. Donne, bambini, vecchi e uomini stanno fuggendo dalla distruzione portata avanti – dall’ottobre 2017 – da gruppi jihadisti affiliati all’ISIS.
Il governo di Maputo ha confermato che, secondo le stime, le persone in fuga dalla guerra sono aumentate di 125 mila rispetto ad ottobre scorso. Molti rifugiati si sono spostati verso Montepuez, 370 km a sud-ovest di Mocimboa da Praia, centro nevralgico degli insorti islamisti. Molti scappano via mare, in barche di fortuna, portando via tutto cio che possono dalle case abbandonate e saccheggiate. Arrivano con sedie, materassi, pentole e altre suppellettili sapendo che hanno perso le loro abitazioni e non sanno quando potranno tornare nei villaggi.
Altri sono fuggiti verso Palma, area dei giacimenti di gas naturale, 80 km a nord di Mocimboa. Sono vicino alla penisola di Afungi, sede di ExxonMobil, Total ed ENI, multinazionali energetiche che dal 2022 dovrebbero dare inizio alla produzione di gas naturale. La speranza dei profughi è essere difesi dai militari che proteggono queste aziende straniere, strategiche per il Paese africano.
La maggior parte delle persone in fuga dalla guerra, sono rifugiate a Pemba, capitale provinciale di Cabo Delgado. A parte l’ospedale, secondo testimonianze locali, a Pemba esistono campi squallidi e disorganizzati.
Nonostante la situazione tragica che sta vivendo il nord del Mozambico, l’aiuto dell’Unione Europea non riesce a partire per l’ex colonia portoghese. Josep Borrell Fontelles, Alto rappresentante per Esteri dell’UE: “Stiamo solo aspettando l’autorizzazione dal Mozambico. Attendiamo il via libera per inviare una missione di esperti di sicurezza nominati da novembre e pronti a partire”. “Abbiamo problemi in Mozambico: non possiamo muoverci, non possiamo viaggiare” – ha aggiunto.
Ma che tipo di problemi ci sono tra Unione europea e Mozambico? Al presidente mozambicano Filipe Nyusi non sono piaciute le critiche di Borrell che ha sottolineato la corruzione e le cause interne della guerra. “Non possiamo dire che tutto ciò che sta accadendo in Mozambico sia semplice estensione del movimento terroristico islamico” – ha dichiarato in sessione plenaria del Parlamento europeo. “In una certa misura questo è vero ma la violenza armata nella nord del Mozambico è stata innescata dalla povertà e dalla disuguaglianza. Nella popolazione c’è mancanza di fiducia in un governo che non riesce a soddisfare i bisogni minimi”.
Al capo dello Stato mozambicano le esternazioni di Borrell non sono andate giù perché tocca una ferita aperta. Secondo gli esperti di politica dell’Africa meridionale è interesse del Mozambico far passare la guerra di Cabo Delgado come un conflitto internazionale e non come un problema locale.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
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