Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
19 dicembre 2020
La miliardaria Isabel dos Santos, i suoi collaboratori e le società collegate sono sotto inchiesta penale in tre Paesi. La donna d’affari non può utilizzare di risorse economiche e finanziarie per centinaia di milioni di dollari. Almeno sette società sono state sequestrate per cause legali, è stata costretta a cedererne il controllo di tre e un’altra è in bancarotta. Anche la società civile angolana trova ulteriori motivazioni dopo i Luanda Leaks del Consorzio internazionale di giornalisti investigativi (ICIJ) su Isabel.
L’attivista Laura Macedo: “Luanda Leaks è stata una boccata d’aria fresca che ci è entrata dalla finestra”. E Karina Carvalho, direttrice di Transparency International in Portogallo, rincara la dose: “Luanda Leaks è stata la chiave per un aumento dell’attivismo anti-corruzione in Angola. Ha portato nuova attenzione ai contabili e ad altri che sono complici nella deviazione sistemica di fondi pubblici per guadagni privati”.
“Nessuno è abbastanza potente per non andare in prigione”, ha affermato il presidente angolano João Lourenço. La sua amministrazione ha rintracciato almeno 24 miliardi di dollari rubati sotto il precedente regime e accusa l’ex presidente-dittatore Eduardo dos Santos. La corruzione nell’ex colonia portoghese però continua anche sotto la presidenza di Lourenço. Edeltrudes Costa, capo dello staff presidenziale e braccio destro del capo dello Stato, avrebbe acquistato case di lusso all’estero tramite conti bancari offshore. L’acquisto, secondo i Leaks, sarebbe avvenuto dopo un contratto del governo per la ricostruzione degli aeroporti.
Tra ottobre e novembre la gente e scesa in piazza con la parola d’ordine “L’Angola dice basta”, per protestare contro la crescente crisi economica del Paese. Ma anche perché la campagna anti-corruzione annunciata dal presidente non funziona. Secondo i manifestanti la classe politica attuale sta semplicemente sostituendo un gruppo di funzionari disonesti con un altro.
Da Dubai Isabel denuncia il governo angolano a colpi di tweet e appoggia i movimenti di piazza. “A Luanda, questo sabato più di 200 giovani, uomini e donne, hanno manifestato in piazza 1° maggio. Esigono i 500 mila posti di lavoro promessi nel 2017 dal presidente João Lourenço”.
Accusa anche la polizia di aver sparato contro chi manifestava davanti al tribunale di Luanda. “La polizia spara sui dimostranti davanti al tribunale di Luanda” – si legge nel tweet. “Manifestavano per il rilascio di diversi giornalisti arrestati mentre documentavano una marcia per i diritti civili, per l’occupazione e per migliori condizioni di vita. Sparatoria al tribunale”
Durante la tragedia che sta facendo crollare l’impero economico di Isabel dos Santos, a ottobre, le è arrivato un colpo durissimo: la morte del marito, Sindika Dokolo, in un incidente subacqueo. Dokolo, di origine congolese, era un uomo d’affari e collezionista d’arte, anche lui implicato in schemi di corruzione rivelati dai Luanda Leaks. Ma qualcuno è scettico sulle cause della sua morte. Tra questi Ana Gomes, già eurodeputada socialista (2014-2019) e candidata alla presidenza alle elezioni portoghesi 2021. “Quando ha saputo la notizia della morte di Sindika Dokolo, sui social, ha reagito affermando: ‘Strano, molto strano’”, scrive Portal de Angola.
Mentre i Luanda Leaks fanno il giro del mondo, nel momento in cui scriviamo, un giornale portoghese scagiona Isabel dos Santos riguardo ai presunti 135 milioni di dollari americani di Sonangol, compagnia petrolifera nazionale. Il Jornal de Negocios scrive: “Il denaro è stato trasferito a Matter Business Solutions a Dubai in modo che, in qualità di ente coordinatore del processo di ristrutturazione di Sonangol, pagasse i servizi di consulenza”. E ricorda che “A gennaio 2020 l’ICIJ aveva indagato sul caso affermando che nonostante le fatture per i servizi, erano state presentate pochissime informazioni sulle consulenze. Questo fatto aveva sollevando dubbi sul controllo e la verifica di queste spese da parte di Sonangol ”.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
(2/2 – fine)
Crediti foto:
-Isabel dos Santos
Di Nuno Coimbra – Opera propria, CC BY-SA 4.0, Collegamento
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