Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
17 dicembre 2020
La donna più ricca d’Africa, Isabel dos Santos, demolita da Luanda Leaks. Salita in brevissimo tempo nell’olimpo della ricchezza, la miliardaria angolana sta cadendo pesantemente nella polvere. Secondo la classifica della rivista Forbes è al 13° posto tra le persone più ricche d’Africa, con un patrimonio stimato di 1,6 miliardi di USD nel 2020. Il suo impero economico-finanziario si sta sgretolando a causa di una possente indagine del Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (ICIJ).
La miliardaria angolana, primogenita dell’ex presidente-dittatore Eduardo dos Santos, è un ingegnere, da molti viene definita intelligente, capace manager e grande businesswoman. In Portogallo e Africa ha cospicui interessi in settori strategici dell’economia e nella finanza: energia, telecomunicazioni, media, vendita al dettaglio. È azionista dell’azienda olandese di telefonia mobile Unitel International Holdings BV, che ha sedi in Angola, Zambia, São Tomé e Principe e Capo Verde. Detiene azioni di varie aziende di diamanti e produzione di petrolio e del Nova Cimangola, il più importante cementificio angolano.
Con l’uscita di Eduardo dos Santos dalla vita politica, nel 2017, è iniziata la discesa della miliardaria. João Lourenço, eletto alla presidenza dell’Angola, l’ha licenziata da capo della compagnia petrolifera nazionale Sonangol incarico avuto dal padre nel 2016. Secondo i Luanda Leaks per diversi mesi, avrebbe fatto trasferire da Sonangol almeno 115 milioni di USD. I bonifici sono andati sul conto della società offshore Matter Business Solutions con sede a Dubai che non fa domande sull’origine del denaro. Quindi Isabel dos Santos si è trasferita in Portogallo e in seguito negli Emirati Arabi. Lo scorso 22 gennaio, il governo angolano l’ha accusata di riciclaggio e corruzione, accuse che lei respinge e si definisce perseguitata politica.
Dietro Luanda Leaks il team comprendeva giornalisti della BBC, The Namibian, New York Times e il settimanale portoghese Expresso. I reporter investigativi, seguendo gli indizi in decine di Paesi, nel 2019 hanno setacciato settecentomila documenti sulle attività di Isabel. La documentazione è stata condivisa con ICIJ dalla Platform to Protect Whistleblowers in Africa (PPLAAF), gruppo di difesa legale con sede a Parigi.
Quei documenti sono stati una manna per il presidente angolano João Lourenço. Eletto dopo 37 anni di ininterrotta presidenza di Eduardo dos Santos, Lourenço ha promesso di combattere la corruzione. E, secondo il capo dello stato, Isabel dos Santos si è arricchita in modo illecito anche attraverso la corruzione. Anche se a volte viene da pensare che la “persecuzione” di Isabel sia una resa dei conti tra Lourenço e dos Santos padre.
L’ICIJ lo scorso gennaio ha pubblicato i Luanda Leaks. Un lavoro di documentazione con 20 Paesi partner che ha spaziato in un ventennio di attività di Isabel dos Santos. “I Leaks – scrive Will Fitzgibbon di ICIJ – hanno messo a fuoco corruzione e fuga della ricchezza verso i centri offshore. Ma anche una tentacolare industria di fondi neri che consentono e accelerano il saccheggio di intere nazioni”.
Tra i consulenti di Isabel dos Santos c’è la PricewaterhouseCoopers (PwC), la seconda tra le quattro più grandi aziende di revisione dei bilanci al mondo. Per i suoi servigi ha avuto oltre un milione di USD nonostante ci fossero segnali che si trattava di corruzione. Intorno alla miliardaria ora si è creato il vuoto e avvocati, consulenti e contabili sono spariti. Come succede spesso in queste situazioni.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
(1/2 – continua)
Crediti foto:
– Sede della Sonangol a Luanda
– João Lourenço, presidente dell’Angola
Olaf Kosinsky (kosinsky.eu) Licence: CC BY-SA 3.0-de
– Eduardo dos Santos, ex presidente dell’Angola
– Agência Brasil
Licence: CC BY 3.0 br
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